Il vangelo di Marco (8/21)

Pubblicato il 27-09-2012

di p. Mauro Laconi

di p. Mauro Laconi, op - Mc 3,7–35: scelti per stare con Gesù (1/2).

Roberto Alabiso, S. Marco1) il testo

Il vangelo di Marco prosegue come un ritmo musicale, costituito da tempi forti e tempi deboli, e questo capitolo appartiene ai secondi: se altre parti sono più istruttive e ricche dal punto di vista del messaggio, questa ci permette di vedere il comportamento della gente che si muove attorno a Gesù. C’è chi si dichiara con lui, c’è chi si dichiara contro, c’è chi lo approva e chi no.
Sono presi in particolare in esame quattro gruppi di persone: la gente, i dodici apostoli, i parenti di Gesù, i farisei.
Nell’esaminare il loro comportamento, dovremo chiederci a cosa è dovuto questo schierarsi da un lato e dall’altro, e renderci conto di quali problemi abbiano questi diversi gruppi di persone.
Dovremo inoltre riflettere attentamente su noi stessi perché in fondo anche noi siamo in questa stessa situazione: dobbiamo schierarci pro o contro Gesù.


2) la gente

Siamo in Galilea, ma arriva folla che proviene da ogni parte per recarsi da Gesù. Tutte le regioni vicine sono menzionate, tranne la Samaria. E a questa folla non basta ascoltare Gesù, ma vorrebbe anche toccarlo, gli si getta anzi talora letteralmente addosso, fiduciosa magari d’essere in tal modo guarita. È un tema che sarà ripreso nel cap. 5, dove la donna affetta da emorragia tocca il mantello di Gesù, e Gesù se ne accorge e chiede chi l’ha toccato, ottenendo questa risposta dai discepoli: “Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?”.

Odo Tinteri, Gesù predica tra la follaMarco racconta nel cap. 3 che Gesù, di fronte all’assalto di questa folla, chiede ai discepoli di mettergli a disposizione una barca, per non essere schiacciato, non potendo trovar scampo se non sul lago. Di nuovo all’inizio del cap. 4 troviamo la stessa scena: una folla enorme si raduna attorno a lui, ed egli sale su una barca e là resta seduto, a predicare. E ancora nel cap. 5, quando Gesù – dopo essersi recato nella regione dei Geraseni – ha ripassato nuovamente la riva, gli si raduna attorno molta folla, ed egli sta lungo il mare. Si vedono, queste scene: Gesù sulla barca, la gente sulla riva. Gesù doveva avere buona voce, perché riusciva a farsi ascoltare da tanta gente parlando dalla riva del lago, con la risacca che faceva un rumore continuo di sottofondo.
Ma non sempre può rifugiarsi sulla barca. Più avanti, in questo cap. 3, Gesù è in casa (non – come dicono alcune traduzioni - in una casa, ma in casa: la casa in cui Gesù abitava), e si raduna attorno a lui molta folla, che si stringe a tal punto contro di lui ed i discepoli, che non potevano neppure prendere cibo (letteralmente: non potevano nemmeno mangiare il pane).

Questo tema è ripreso al cap. 6, al versetto 30: gli apostoli tornano da una missione, e vogliono riferire a Gesù. Ma c’è talmente tanta folla che va e viene, che non hanno neanche più il tempo di mangiare. Gesù si commuove e dice ai dodici: “Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’”, e con loro parte in barca. Ma molti li videro partire e li precedettero a piedi, così che Gesù, sbarcando, trovò molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore.
Anche qui pare di vedere la scena: la gente vede la barca con Gesù e gli apostoli, ne segue il corso con lo sguardo per un po’, intuisce dove è diretta, si affretta a piedi, attraverso villaggi dove vi è chi chiede loro dove vadano così di furia e si unisce a loro. Si forma così un fiume di gente che cammina lungo la riva, controllando ogni tanto se la barca c’è e dove va, e si assiepa sulla spiaggia aspettando che arrivi. Erano come pecore senza pastore: ecco perché cercano Gesù, e perché egli si commuove, e non si sottrae ai loro assalti.

Nei vangeli di Matteo e Luca si ha l’impressione che ad un certo punto vi sia una rarefazione della gente attorno a Gesù (la cosiddetta crisi galilaica). Gli entusiasmi in Galilea si sono smorzati quando Gesù parte e va a Gerusalemme a morire. In Marco invece la folla non viene mai meno, anzi sembra crescere incessantemente, fino alla fine.
Questa insistenza sulla folla non è solo dovuta ad un motivo storico, a dei ricordi tramandati dalla tradizione, ma anche ad un motivo teologico: si vuole sottolineare il sorgere naturale e graduale della Chiesa. Nel cap. 6 troveremo nel deserto 5.000 persone attorno a Gesù, e successivamente 4.000. Una folla immensa rapportata alla scarsa popolazione della Galilea di quei tempi: Marco ci dice che attorno a Gesù, adagio adagio, nasce un popolo. E da cosa sono affascinati, di fronte alla figura di Gesù? Marco non è un ottimista, sulla gente trae dei giudizi anche severi. La sua conclusione è che il mondo ha bisogno di Gesù, in lui le pecore trovano un pastore.


Carlo Bianchi, La chiamata degli apostoli3a) i dodici

Marco dedica alla scelta dei dodici uno dei passi più riusciti, più caratteristici del suo vangelo. Quando Gesù sceglie i dodici, sale sul monte, mentre alla folla parla dalla riva del lago. Sul monte salirà nuovamente dopo la prima moltiplicazione dei pani, congedata la folla.
I monti esercitavano un fascino particolare per gli antichi, le montagne erano la sede degli dei. Anche il monte Sinai, dove Dio è sceso a parlare con Mosé, era un’antica sede del culto cananeo. Gesù i suoi gesti più sacri li compie su una montagna, ed anche la chiamata dei dodici avviene su un monte: “salì sul monte, chiamò a sé quelli che volle”.

È importante notare che al tempo di Gesù non usava che un maestro scegliesse i suoi discepoli ma, al contrario, vi erano delle adesioni spontanee di chi sceglieva qualcuno come suo maestro. Era quindi possibile capire se un maestro era considerato di valore oppure no dal gruppo di discepoli che aveva attorno a sé, dai giovani che l’avevano scelto come maestro.
Gesù prende invece lui la decisione, e non ne conosciamo i motivi. Non si parla di eventuali qualità dei dodici che sono potute stare alla base di quella scelta, anzi dei dodici non sappiamo praticamente nulla, se non che Simone e suo fratello erano dei pescatori, come pure Giacomo e Giovanni che però sembrano aver avuto una piccola impresa, con dei pescatori dipendenti. Filippo, Bartolomeo, Tommaso, Giuda Iscariota: ma chi era quella gente? Di alcuni poi abbiamo addirittura l’incertezza del nome: in Marco si ha un certo Taddeo, mentre Luca parla di un certo Giuda, figlio di Giacomo. La tradizione ha identificato i due nomi, Giuda - Taddeo, ma chissà se è proprio stato così. Vi era poi gente strana, come Simone il cananeo: i cananei erano un popolo antico, completamente scomparso ai tempi di Gesù. Una spiegazione può esserci in Luca, dove questo Simone è chiamato lo Zelota: gli Zeloti erano gli affiliati di un movimento politico ostile alla dominazione romana, che preparavano la rivolta sui monti, e in aramaico “cananeo” può essere la traduzione del greco “zelota”. Gesù ha scelto quindi un rivoluzionario, ciò che avrà senz’altro scandalizzato i farisei.

Perché Gesù li ha scelti? Li ha chiamati perché ha deciso così, non c’era nessun motivo per scegliere proprio loro. La sua scelta è creativa. Sembra che qui anche Marco si interroghi sulla propria chiamata alla fede e all’evangelizzazione: ma perché ha scelto me? Questo vale anche per ogni credente: che motivo c’è, perché ha scelto me, cosa mi distingue dagli altri?




Fonte: da Progetto 1991

 

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