Concludere per ricominciare...

Pubblicato il 09-05-2014

di bruno


Arsenale della Speranza
di San Paolo del Brasile
Sabato 11 marzo 2006

a cura del Sermig


L’Arsenale della Speranza compie dieci anni.
Dieci anni di cammino, 87.600 ore senza interruzione di solidarietà, di lavoro, di impegno, di bene fatto bene insieme a tanti amici e amiche che hanno investito il loro cuore e la loro sapienza in quest’opera della Provvidenza. Sabato 11 marzo è stato il momento della festa per ringraziare per il bene fatto e per il bene ricevuto.
Nei padiglioni dell’Arsenale della Speranza grande folla di ospiti, di amici, di sostenitori, di autorità civili e religiose a confermare l’importanza dell’avvenimento ed il radicamento dell’Arsenale nella Chiesa e nella società di San Paolo.

Dom Claudio Hummes, Cardinale Arcivescovo di San Paolo, presiede la celebrazione eucaristica insieme a Dom Pedro Luiz Stringhini e Dom Manuel B. C., vescovi ausiliari di San Paolo. Concelebra anche Dom Luciano Mendes de Almeida, vescovo di Mariana e amico da sempre. Con loro tanti sacerdoti, diaconi e seminaristi che ci hanno accompagnato in questi anni.

Dom Claudio Hummes, Arcivescovo di San Paolo; alla sua sinistra Ernesto Olivero, alla sua destra Gianfranco Mellino, responsabile dell'Arsenale della Speranza
Il Cardinale durante l’omelia dice:
“Saluto tutti i presenti, ma in modo particolare saluto gli ospiti di questa casa, uomini che generalmente sono definiti “moradores de rua” ovvero “uomini che abitano sulla strada”, che adesso non abitano più sulla strada ma stanno abitando qui, in questa casa, nella dignità e alla ricerca di un cambiamento per la loro vita”.
È davvero bello e commovente, infatti, guardando la platea quasi non accorgersi della differenza tra le centinaia e centinaia di ospiti della casa – che hanno partecipato calorosamente – e tutti gli altri: davvero in questa casa tutti possono essere protagonisti, senza pregiudizi, né etichette.
“L’ultima Enciclica di Benedetto XVI, Dio è Amore – continua Dom Claudio - ci ispira perché ci dice che se Dio è Amore anche noi dobbiamo esserlo, saremo felici e veramente realizzati nella misura in cui sapremo amare e lasciarci amare da Lui che ci amò per primo. Noi questo amore siamo chiamati a comunicarlo agli altri e allora questa Enciclica promuove la carità e questa casa, che oggi sta celebrando i suoi primi dieci anni, realizza e cerca di realizzare ogni giorno sempre più quello che il Papa ricorda a tutti noi: che siamo chiamati ad amare gli altri, gratuitamente, chiunque essi siano.

I concelebranti
Il nome di questa casa - Arsenale della Speranza - ci richiama, almeno nella sua prima parte, all’idea della guerra e la guerra non ci richiama certo all’Amore, ma dovete sapere che questa parola ha la sua origine nella fondazione iniziale, sempre ad opera di Ernesto Olivero, che è l’Arsenale della Pace in Italia, a Torino, una grande casa che sorge proprio dalla trasformazione di una vera fabbrica di armi...
Qui la casa è stata chiamata della Speranza: speranza per questo nostro popolo di poter vincere la miseria, la povertà ed essere reintegrati pienamente nella società, nella comunità anche della Chiesa, questa casa lavora per la speranza di ognuno che qui è accolto”.

Al termine della Celebrazione eucaristica il Cardinale consegna ad Ernesto Olivero una lettera
:
“In occasione della commemorazione del suo decimo anniversario di presenza e operosità nell’Arcidiocesi di San Paolo, in particolare con l’opera Arsenale della Speranza, il Servizio Missionario Giovani (SERMIG) Fraternità della Speranza, fondato da Ernesto Olivero e con sede a Torino (Italia), merita da parte nostra un caloroso e fraterno VOTO DI LODE E DI ACCOGLIENZA per la sua radicale testimonianza di vita evangelica e per il suo instancabile ed efficiente servizio di evangelizzazione e di carità in mezzo ai poveri, specialmente quelli in situazione di strada, in questa Arcidiocesi.
Per intercessione di Maria Santissima, la Stella dell’Evangelizzazione, chiedo a Dio che continui a coprire di benedizioni e protezione i membri del SERMIG, i suoi collaboratori e tutti i poveri che ad essi sono affidati. San Paolo, 1 febbraio 2006, Cardinal Dom Claudio Hummes, Arcivescovo Metropolitano di San Paolo”.

La Corale dell'Arsenale
Ernesto Olivero, al momento dell’offertorio, risponde con queste parole:
“Caro Dom Claudio, ho mangiato tutte le tue parole, le ho mangiate perché ho sentito che tu ci credi. Quando ho fondato il Sermig 42 anni fa, mi sono subito accorto che non ero io il fondatore, ma il fondatore era Dio insieme ai giovani. Io mi sono lasciato prendere in mezzo, a Dio e ai giovani, e non mi sono ribellato. Subito ho visto il mondo con gli occhi dell’amore, del cuore e ho espresso un desiderio: abbattere la fame nel mondo - perché sentivo e sento che è la più grande vergogna di noi uomini e donne - e sono partito. Ecco, dopo tanti anni penso di poter dire che abbiamo aiutato donne e uomini di 125 Nazioni del mondo, ma siamo stati aiutati da donne e uomini di 125 Paesi.
Abbiamo capito e cerchiamo di capire in ogni momento che dobbiamo vivere l’Amore, e l’Amore è dare da mangiare agli affamati, accogliere lo straniero, visitare l’ammalato, visitare il carcerato e questo desiderio e questo Amore sono diventati il nostro respiro. Per questa ragione per noi è una esigenza d’amore ogni volta che ci incontriamo, ogni giorno, far passare in mezzo a noi un sacchetto, che è il sacco dell’amore dove ognuno di noi ripone il suo Sì, mette il suo tempo, mette la sua intelligenza, mette dei soldi.

I "numeri" di 10 anni di accoglienza mostrati dagli ospiti, sulla sinistra alcuni componenti della Fraternità della Speranza

C’è chi mette una giornata di lavoro una volta al mese, ma per noi è importante che ognuno di noi ci creda. Abbiamo potuto aiutare veramente milioni e milioni di persone perché milioni e milioni di persone ci aiutano.
Ecco perché il mio cuore è pieno di riconoscenza, Dom Claudio, perché tu ci hai accolto con amore, ci fai visita con amore, ti fai trovare con amore e noi questo amore lo vogliamo vivere per sempre. Grazie!”

Il vice Governatore dello Stato di San Paolo, prof. Claudio Lembo, in rappresentanza del Governatore Geraldo Alckmin, interviene rivolgendosi ad Ernesto e chiamandolo “Fratello Ernesto”. Tra le altre cose dice:
“Lei ha fatto molto per San Paolo e la città le è molto riconoscente perché ha portato a San Paolo la speranza di cui la nostra gente ha bisogno, ma lei ha portato qui anche quello che avete sottolineato a Torino, la pace. Il lavoro che voi fate per raggiungere questi due obiettivi ci rende felici, e questo è un luogo molto significativo per noi paulistani e brasiliani perché da qui sono passati milioni di persone che poi hanno fatto il Brasile.
Da qui è passata la sofferenza degli spagnoli, dei portoghesi, degli italiani, dei polacchi, dei russi, dei tedeschi, dei giapponesi... tutti emigranti che avevano una speranza come oggi hanno e cercano una speranza le persone qui accolte. Continuiamo a lottare e a lavorare insieme perché per la verità sappiamo tutti che un Governo è transitorio, ma che quello che viene fatto dalla Chiesa cattolica per Dio è permanente, pertanto questa non è un opera appoggiata dal Governo, ma è il Governo che cerca appoggio in questa opera, appoggio per realizzare la speranza e la pace.
Fratello Ernesto, molte grazie a nome del Governo dello Stato e del suo popolo”.


Inaugurazione del muro nel cortile d'ingresso dell'Arsenale
Al termine della Celebrazione eucaristica Ernesto Olivero scopre il nuovo “muro” gemello di quello presente nel cortile dell’Arsenale della Pace di Torino, recante la scritta che da anni ormai accompagna la vita del Sermig: “A bondade disarma” (la bontà è disarmante). Presenti, tra gli altri, Dona Marta Teresinha Godinho – Ministro degli Affari Sociali ai tempi della consegna dell’Arsenale al Sermig - e il console generale d’Italia, dott. Marco Marsilli.

Speciale 10 anni in Brasile

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