Più forte del tempo

Pubblicato il 27-03-2019

di Cesare Falletti

Cesare Falleti - CUORE PUROdi Cesare Falletti - «Il proprio della persona umana è di riconoscere negli altri delle persone umane». In un’omelia fatta nel Monastero Dominus Tecum un fratello ha enunciato un concetto simile, anche se non posso garantire che sia stato letteralmente così.

Per concludere l’anno, che come ogni anno (ma a volte si pensa che l’attuale sia più ferito dei precedenti), è stato irrigato da molte lacrime e sangue, ma anche da gioie silenziose e segnali di speranza che bisogna saper leggere, voglio riprendere questa frase. Che cosa rimane del tempo che passa? Non siamo tutti capaci di lasciare tracce indelebili sulla terra, opere artistiche che sfidano i secoli (ma non la moda, che tradisce l’entusiasmo delle generazioni precedenti), né di lasciare tracce nella storia (ma perfino il ricordo dei grandi personaggi subisce degli osanna e dei crucifige alternati).
La nostra grandezza è nell’essere persone umane e questo rimane nel ricordo di chi ci avrà incontrati. Come? Se qualcuno ha diritto di rimanere nella nostra memoria è perché ci ha riconosciuti come persone umane, e quindi persone che hanno bisogno di rispetto, di affetto, di una giusta prossimità e di una altrettanto giusta distanza, di essere considerati unici, ma non alieni, con pari dignità. Qualcuno a cui non si appiccica una etichetta e che non si definisce da un dettaglio della sua vita o del suo fisico; qualcuno che porta in sé la grandezza della più bella creatura di Dio.

Dio si è fatto uomo, umano, e ci ha insegnato ad essere umaniRiconoscere negli altri, chiunque essi siano, una persona umana che ci è simile, ma che non possiamo ridurre ai nostri schemi, viene prima del giudizio morale. Questo non è escluso; nessuno è chiamato ad essere cieco o indifferente ai valori etici e umani, ma prima occorre riconoscere che davanti a noi sta qualcuno con pari diritti, pari doveri, pari dignità e uguale predestinazione alla vita glorificata nella Trinità.
Quanti si ricordano di questo non solo trattano da persone umane gli altri, tutti gli altri, ma sono essi stessi persone veramente umane. San Benedetto nella sua Regola parla dell’accoglienza e non fa distinzioni: chiunque bussa alla porta per un motivo o per un altro, dal mendicante, all’ospite, dal tecnico che viene a riparare qualcosa in casa all’ispettore o al carabiniere che viene ad indagare, dall’amico che viene a farci visita al parente che ha bisogno di un aiuto, tutti hanno diritto di essere accolti come persone umane e trattati con umanità. Questo è qualcosa che Benedetto ha lasciato come un solco scavato nella civiltà europea e che deve espandersi con l’annuncio della Buona Novella. Dio si è fatto uomo, umano, e ci ha insegnato ad essere umani, prima di condurci ad essere divini, perché solo una persona umana può essere divinizzata attraverso la persona umana di Cristo.

Riconoscere in un altro la persona umana è vedere la propria grandezza, avere uno sguardo positivo su di sé prima ancora che sugli altri. L’orgoglio, la superbia, l’avarizia e tutti i vizi capitali degradano l’uomo e chi ne è preda non sa più riconoscere in sé l’umanità, si forma una immagine di sé totalmente deforme e quindi neanche gli altri possono mostrare la bellezza dell’uomo o della donna che sono. L’umiltà, la benevolenza, la stima, la sincerità, la vera gioia, tutti dono dello Spirito santo, sono uno sguardo positivo su di sé e sugli altri in eguale misura.
L’anno si chiude con il mistero di Natale: riconoscere Dio nel bambinello del presepio è una grande scuola di umanità, oltre che un grande atto di fede. L’infinita maestà di Dio ha preferito presentarsi ai nostri occhi così, piuttosto che in un’abbagliante e terrificante apparizione che ci avrebbe schiacciati. Dio non vuole farci paura: vuole che ci riconosciamo come persone umane.

Cesare Falletti
CUORE PURO
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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