Trappola mortale

Pubblicato il 23-10-2018

di stefano

di Stefano Caredda - Hanno affrontato il deserto e rischiato la vita su un gommone nel Mediterraneo. Arrivati in Europa avranno pensato che i rischi peggiori fossero ormai alle spalle. Invece sono rimasti folgorati, sdraiati sul tetto di un treno, mentre cercavano di attraversare la frontiera tra Italia e Svizzera.

È successo a un ventenne del Mali e a un ventiduenne del Camerun in due distinte circostanze fra febbraio e marzo scorsi. Il primo è morto, il secondo è stato ricoverato in gravi condizioni nel reparto grandi ustionati di Zurigo, dove ora sembra fuori pericolo. Non hanno neanche toccato i fili dell’alta tensione, è bastato il fatto che fossero nel campo elettrico generato dalla linea: mentre in Italia, dove erano saliti, la corrente è di 3 mila volt, in Svizzera passa a 15 mila volt.

«È una trappola mortale. Questi treni, i Tilo, hanno una conformazione del tetto che fa pensare che ci si possa sdraiare senza correre pericoli. Ma nel passaggio in Svizzera la tensione aumenta e rimangono folgorati», spiega Michele Luppi, uno dei volontari di Welcom Osservatorio Migranti. I volontari stanno ora distribuendo tra i migranti che stazionano a Como un volantino in cui li avvertono del pericolo mortale. «L’abbiamo messo anche sulla nostra pagina Facebook, chiunque può scaricarlo e distribuirlo ai migranti con cui è in contatto».

Secondo le autorità elvetiche nei primi due mesi del 2017 i tentativi di ingresso illegale nel Canton Ticino sono stati 2.909. Nel corso del 2016 sono stati 33.844, quasi tutti attraverso la frontiera di Chiasso. La maggioranza dei fermati proveniva dal continente africano: 9.253 eritrei, 2.686 gambiani e 2.471 etiopi. Dalle indagini svolte dalla Gendarmeria e dalle forze dell’ordine italiane, è emerso che il giovane maliano aveva già tentato di uscire dall’Italia passando da Ventimiglia. «La chiusura dei confini induce questi giovani a tentare ogni strada», sottolinea Michele Luppi.

Per ricordare il giovane maliano, le associazioni che si occupano dei migranti a Como e in Svizzera hanno organizzato una veglia di preghiera nelle scorse settimane e don Giusto della Valle, parroco della chiesa di Rebbio, che in passato ha accolto decine di migranti, ha letto una breve lettera idealmente indirizzata al giovane maliano: «Non saresti morto se ci fossero corridoi umanitari, se dall’Africa si potesse venire in Europa liberamente in aereo come avviene per gli europei che si recano in Africa, se la libera circolazione fosse per tutti e non solo per i ricchi della Terra, se fossi stato meno imprudente».

Negli stessi giorni in cui si ricordava il giovane maliano e in cui proseguiva il tentativo di molti migranti di attraversare il confine, fra Italia e Svizzera scoppiava il gelo per la decisione da parte elvetica di chiudere, di notte, tre valichi di frontiera minori (Pedrinate-Colverge e Novazzano-Rovago, in provincia di Como, e Ponte Cremenaga, in provincia di Varese). Decisione attuata per evitare che dall’Italia entrassero nottetempo ladri e altri malintenzionati. Non c’è limite al paradosso.

Stefano Caredda
REDATTORE SOCIALE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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