Storie di cambiamento

Pubblicato il 14-10-2018

di Mauro Palombo

di Mauro Palombo - Anche se il mondo non manca certo di situazioni gravi ed estreme, è difficile poter pensare che una come quella dei dalit, letteralmente gli oppressi, ancora possa esistere.
Il loro dramma affonda nella storia. Come noto, in India, sono i “fuori casta”, esclusi di fatto da ogni diritto umano nella stratificazione sociale induista. Ma, anche se una certa tradizione religiosa è portata come giustificazione del loro destino terreno, il perpetuarsi della loro condizione ha motivazioni assai più prosaiche: lo sfruttamento spietato ma “legittimato” di una enorme massa di persone. Tra i dalit si ricomprendono infatti anche appartenenti ad altre confessioni religiose, così come genti tribali in tutto il subcontinente indiano.

protesta pacifica di dalit cristianiComplessivamente, si stimano in 200 milioni le persone in questa miserevole condizione. Che implica dover vivere in isolamento rispetto al resto della società, fuori dai villaggi, senza poterne usare le strade, le fontane, umiliati e esposti ad ogni violenza, senza poter partecipare ad attività economiche e accedere alla scuola. Sono loro riservate attività “impure” – spazzini, lavandai, conciatori… – remunerate miseramente.
Attenzione: in India dal tempo dell’indipendenza, grazie all’impegno di uomini del calibro di Gandhi e del dr. Ambedkar, tutto ciò è illegale, sancito dalla Costituzione stessa del Paese, e da vari altri provvedimenti legislativi adottati da lungo tempo. Ma, nei fatti, i dalit restano anche oggi poco o nulla tutelati, e la loro stessa maggiore consapevolezza e iniziativa riguardo diritti e condizioni di vita più umane, alimenta intolleranza ed estremismo.
Il perpetuarsi di esclusione e diseguaglianza resta peraltro un pesante ostacolo ad un reale sviluppo umano ed economico di Paesi e società, che stentano nel tempo a decollare.

Manteniamo viva la collaborazione con diversi amici e le loro entità, incontrati in occasioni di presenza sui luoghi di questa realtà, e che, in vari modi, si occupano di dare vita alla gente Dalit. Oltre alla collaborazione con la VRO – Village Reconstruction Organisation (vedi NP Febbraio 2018), in India, il DHRC – Dalit Human Rights Centre di Chengalpattu (Tamil Nadu), fondato e diretto dal gesuita Padre Yesumarian Lyma, lui stesso un Dalit. Il DHRC fornisce assistenza legale a dalits e poveri, in particolare donne, nei frequenti casi di controversie e azioni nei loro confronti, ed episodi di violenza. Promuovendo la formazione di giovani legali, anche tra i dalit stessi, nelle università e poi sul campo, per contribuire poi a dare continuità al servizio. Sostiene movimenti comunitari e azioni di rivendicazione anche tramite formazione soprattutto alle donne e offrendo aiuti in occasioni di emergenze che spesso colpiscono i Dalit – abitando i terreni di minor valore, ad esempio avvallamenti, sono più esposti alle alluvioni che sovente seguono la stagione monsonica.

L’Associazione Dalit guidata dal dr. Swapon Kumar Das, lavora a Khulna, nel Bangladesh, e nel sudovest del Paese, coinvolgendo alcune decine di migliaia di famiglie. È un grande e organizzato attivismo in molti ambiti, per costruire uno stabile miglioramento in molte vite, messe in condizione di realizzare tutto il loro potenziale, dalla scuola, ad ogni livello, alla tutela della salute, all’acqua sicura nei villaggi, alla formazione tanto in ambiti tradizionali che innovativi. In questo tempo, ha offerto il suo servizio di assistenza sanitaria a gruppi di profughi royingya, sforzo che abbiamo avuto la possibilità di contribuire a sostenere. Nonostante tutto, risposte concrete.

Associazione Sermig Re.Te. per lo Sviluppo
IBAN: IT73 T033 5901 6001 0000 0001 481
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Mauro Palombo
RE.TE.
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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