Solo per me

Pubblicato il 10-07-2018

di Marco Grossetti

di Marco Grossetti - Il tempo per giocare e per guarire.

Io gioco con giocattoli
belli, preziosi e strani,
se non ci sono quelli
gioco con le mie mani,
gioco con legno e sassi
gioco con ombra e sole,
se non ci sono quelli
gioco con le parole,
gioco con ciò che c’è:
e così, nessuno ha più giocattoli di me.
Bruno Tognolini

Ci sono giorni in cui gli spazi dell’Arsenale della Pace dedicati ai bambini sembrano essere completamente vuoti. I bambini sono pochissimi, arrivano e stanno ognuno per conto loro in uno spazio di cui sono gli unici abitanti, per non perdere il gusto di una sensazione bellissima: avere l’Arsenale tutto per sé con un amico esclusivamente ed unicamente a servizio della sua felicità.

Bambini che non imparano o non ascoltano, fanno i capricci, sono troppo agitati oppure aggressivi: è la reazione alle difficoltà in cui sono costretti a crescere, hanno tutti almeno un buonissimo motivo per fare così. Fanno quello che possono, per il poco tempo che riescono, sino a quando non si arrendono al male che li circonda e che li fa rimanere per ore senza dire una parola, chiusi in un posto dove non fanno entrare nessuno. Oppure iniziano a correre, saltare, buttarsi per terra, ancora correre nella speranza di svenire a terra sfiniti e di conoscere una stanchezza che non arriva mai. Dentro è tutto sottosopra, non c’è spazio per le parole e i numeri scritti sui libri, per l’affetto di una maestra o l’amicizia di un altro bambino: sono come un post-it che si attacca alla testa o al cuore per qualche minuto ed alla prima capovolta cade e vola via chissà dove.

Da soli, invece, qualcosa sembra diventare possibile: Mohamed inizia insieme a Elisabetta con un bicchiere di latte caldo, poi combatte contro uno dei suoi peggiori nemici, la matematica, sposta al posto giusto con un carrello gli aiuti per i bambini ancora più sfortunati di lui, per finire il pomeriggio con una meritata partita di calcio. Tutto senza incontrare nessun altro bambino, con una calma e una dolcezza a lui sconosciuta.

Samira intanto, costruisce con Valentina una casa per le bambole che inventa e crea. Lei che una casa non ce l’ha, mette insieme delle scatole, abbellendole e colorandole, cercando di costruire dentro quello che fuori non c’è, sentendosi protetta e contenuta da quelle vecchie scatole di scarpe dove le sue bambole sembrano principesse.
Fare ancora delle schede dopo un lunghissimo giorno di scuola farebbe finire la magia, allora legge con l’aiuto di un robot che mangia le lettere ed è goloso di parole belle, conta insieme ad una coccinella piena di pois e lancia dadi giganti con cui fare somme e sottrazioni.

Tutto è a misura di bambino e Samira che passa giornate intere senza dire e leggere una parola, non sta un attimo zitta.
Samira e Mohamed si riempiono di quella dolce sensazione di essere amati, unici, speciali per qualcuno.

Sono solo attimi. In cui fare il pieno d’amore, per riuscire a sopportare il tempo in cui vicino sembra non esserci nessuno.
Perché se lo vuoi, davvero, nessuno ha più giocattoli e più amici di te.

Marco Grossetti
FELICIZIA
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

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