Il capitale umano

Pubblicato il 07-06-2018

di sandro

di Sandro Calvani - Nel mezzo del profondo e globale cambio d’epoca che stiamo vivendo scricchiolano molte delle impalcature che hanno dato solidità e sicurezza al passato. Molti ricercatori dell’innovazione sociale ed economica osservano che nel cuore delle incertezze si intravede almeno un punto fermo ineludibile: le soluzioni del passato non sono più adatte a risolvere i problemi del presente e del futuro. Infatti nei temi e nei Paesi dove la ricerca e sviluppo (R&S) è scarsa e un po’ confusa, risulta più difficile identificare sperimentazioni di nuove vie promettenti. Per esempio nel campo dei nuovi modi di fare politica, reinventando la democrazia, o nella riforma dell’occupazione e del lavoro, le soluzioni davvero efficaci e credibili sembrano insufficienti in ogni parte del mondo; ma la crisi epocale è certamente più grave nel mondo occidentale rispetto al resto del mondo e, in particolare, all’oriente.

Le scienze sociali definiscono la cultura come l’insieme di atteggiamenti, valori, obiettivi e pratiche condivisi che caratterizzano un’istituzione, un’organizzazione o un gruppo di persone.

Per questo la cultura come un insieme è piuttosto persistente e non cambia tanto facilmente, neppure quando cambia una pratica quotidiana o un valore condiviso. Nel migliore dei casi una novità può creare una dissonanza, più o meno tollerata, ma quasi sempre incapace di cambiare la cultura in generale. Un’osservazione attenta delle nostre abitudini quotidiane, linguaggi, alimenti e bevande, divertimenti, sport, accessori di casa, dei trasporti, del lavoro ci farebbe riconoscere che tutti, in ogni parte del mondo, viviamo con parti o componenti che vengono da altre culture. Ma più o meno intenzionalmente molti non se ne accorgono, per poter poi dire «la nostra cultura è superiore », «io amo l’Italia prima di tutto» (oppure l’America, oppure qualunque altra nazione), tutte affermazioni che non reggono a un’analisi scientifica del loro significato.

Ciò dimostra che in realtà che quell’insieme condiviso, che consideriamo una cultura, si deve in gran parte ad astrazioni. Dunque come si guarda, si vede, si ascolta e si comunica la diversità delle culture è un elemento fondamentale per creare spazi di costruzione di un nuovo umanesimo globale, pacifico ed equo.

L’accelerazione dell’innovazione sociale, come quella economica e industriale, ha bisogno di dosi abbondanti di R&S, proprio perché sopravvivranno solo le società e le culture che meglio si adattano al cambiamento, quelle che crescono di più, meglio e più felici, non quelle che si arroccano nelle certezze del passato.

La dice lunga il numero crescente di ricercatori in alcune nazioni asiatiche. Per esempio secondo l’Unesco il numero più alto al mondo di ricercatori si trova in Cina con 1,48 milioni, davanti a 1,26 milioni di ricercatori negli Stati Uniti, 660.000 in Giappone e 190.000 in India. Rappresentando poco meno del 17% dei ricercatori del mondo nel 2009, la forza cinese di R&S è cresciuta al 19% del totale mondiale nel 2013.

La quota cinese delle pubblicazioni scientifiche nel mondo è passata da quasi il 10% nel 2008 a poco più del 20% nel 2014, mentre la spesa in R&S della Cina nel 2015 è stata del 2,1%, superando la media dell’Unione Europea a 28 Paesi, mentre era del 3,47% in Giappone e 4,15% in Corea, che pone i due Paesi asiatici più sviluppati in testa, sia in Asia che a livello globale in termini di spesa per ricerca e sviluppo. In Italia la spesa R&S è ferma al 1,34% del PIL da molti anni. Allo stesso modo il numero dei brevetti e delle università orientali di eccellenza continua a crescere aumentando il distacco rispetto alle università occidentali. Nel 2015 le riviste scientifiche cinesi hanno pubblicato 426.165 ricerche; università e imprese hanno registrato 1.204.981 nuovi brevetti. Sono stati 95.090 in Europa e 4.166 in Italia.

Quindici università asiatiche leader in R&S hanno formato una nuova alleanza, l’Asian Universities Alliance (AUA) che promuoverà la mobilità degli studenti tra le istituzioni e i Paesi membri e si prevede che sarà un catalizzatore per attività di ricerca ampliate e scambi accademici.

Sandro Calvani
ORIENT EXPRESS
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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