Reciprocità

Pubblicato il 24-04-2018

di Gianfranco Cattai

di Gianfranco Cattai - Burkina Faso, la solidarietà che arriva dall’Italia è chiamata a fare sistema.
Spesso si può constatare quanto la comunità italiana sia solidale rispetto alle comunità dei Paesi impoveriti.

Se si prende il caso del Burkina Faso si può riscontrare che sono circa 300 i soggetti italiani impegnati con relazioni dirette o indirette, comunque stabili, con partenariati diversi di quel Paese. Focsiv ne ha censiti 150 circa. Sono associazioni, onlus, ong, congregazioni religiose ed istituti missionari, comuni, associazioni della diaspora burkinabé, piccole imprese, università e scuole, centri di studio e ricerca, adozioni a distanza, ministeri ed enti istituzionali, regioni, enti parco, parrocchie, diocesi, province, fondazioni private, adozioni internazionali, fondazioni di origine bancaria, banche, equo e solidale…

Forse neanche lo 0,5% di questi soggetti attingono a fondi pubblici ma contano invece sulle proprie capacità. Nel Paese degli 8.000 comuni non c’è da stupirsi che ciascuno voglia fare in proprio ma c’è innanzitutto da rilevare che tanti si mettono in gioco. Ma non basta.

È lodabile l’intenzione che l’ambasciatrice Burkinabé in Italia, Josephine Ouedraogo, intende perseguire: avviare un processo con l’obiettivo di rendere consapevoli i due Paesi dell’impegno profuso dalle due parti. Infatti l’impegno di molti con la parte burkinabè non è riducibile ad assistenzialismo ma piuttosto a creare un rapporto di reciprocità pur essendo diverse le condizioni socio- economiche di partenza. Ma non ba- sta più agire singolarmente.

Bisogna avere consapevolezza dell’insieme: conviene a ciascuno. Bisogna fare sistema per fare cultura di una cooperazione positiva e propositiva. Bisogna che questa nostra cultura di cooperazione faccia rumore: si dice che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Riusciremo a smentirlo? Riusciremo a dire a tanti non solo quello che facciamo, ma anche il senso per cui lo facciamo? Riusciremo a comunicare a tanti lo stupore di quanto i nostri partner riescono a fare con poche risorse a disposizione?

Io mi auguro che con questa iniziativa, quella dell’ambasciatrice in Italia, possiamo inaugurare la stagione della sperimentazione concreta e dal basso del fare sistema. La nostra nuova legge di cooperazione cita più volte l’approccio di sistema. Non può e deve rimanere una bella parola su un testo di legge ma la concretizzazione di una modalità di operare. A vantaggio di tutti. Guai se qualcuno supponesse che bisogna coordinare. Impossibile ed inutile. Valorizzare tutti a beneficio di tutti: questo sì.

Gianfranco Cattai
BUONE PRATICHE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

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