Tra inferno e paradiso

Pubblicato il 20-05-2017

di stefano

di Stefano Caredda - L’Occidente visto da un immigrato che è ritornato a spiegare come stanno le cose.
“Sono convinti che non ci possa essere una situazione peggiore di quella che vivono. E così, piuttosto che aspettare in modo vigliacco la morte, preferiscono combattere. Anche se il risultato sarà la morte, moriranno da coraggiosi. E se dovessero farcela, diventeranno eroi”. Secondo Michel Metanmo è questa la triste convinzione di chi decide di partire in maniera illegale dal suo Paese di origine per tentare la sorte in Europa.
Immigrato in Italia nel 2006 dal Camerun per motivi di studio, dopo una laurea in Scienze politiche, oggi ha deciso di aiutare chi come lui è costretto a lasciare la sua terra. Così Michel è diventato un operatore del Vis per la campagna di sensibilizzazione Stop Tratta, realizzata da Missioni Don Bosco e V internazionale per lo sviluppo (Vis) e rivolta a 5 Paesi di origine e transito dell’Africa Sub-Sahariana (Ghana, Senegal, Nigeria, Costa d’Avorio ed Etiopia).

Michel, classe 1981, non aveva mai pensato di lasciare la sua casa e la sua terra: lo fa quando l’università della sua città di origine, Dschang, gli prospetta la possibilità di proseguire gli studi in Italia. Arriva nel 2006 carico di energia, prende la laurea triennale in Scienze internazionali e istituzioni europee nel 2009 e la magistrale in Relazioni internazionali nel 2012.
Una prima esperienza di otto mesi, poi tre anni senza lavoro. “In quel periodo tanta sofferenza, tante difficoltà: poi ho avuto la fortuna di trovare una borsa di studio per un Master in cooperazione e sviluppo”. Fa il tirocinio con il VIS, che si trasforma qualche tempo dopo in rapporto lavorativo. È così che parte per il Senegal per una campagna di sensibilizzazione nelle città di Dakar, Tambacounda e Missirah nell’ambito di Stop Tratta, l’iniziativa volta a contrastare la migrazione irregolare attraverso la formazione e la creazione di opportunità di sviluppo nei Paesi a rischio traffico di esseri umani. “Alla fine, ho contattato più di 1.000 persone tra giovani e famiglie, nelle piazze e nelle scuole”.

Anche l’esperienza diretta maturata in questi incontri spinge Michel ad affermare che sono certamente tanti i fattori che possono influire sulla decisione di migrare, ma che uno, nella sua semplicità, costituisce la radice del problema. “Si dice che le motivazioni che spingono a partire siano tante e diverse: povertà, guerra, sogno. Verissime, ma si tratta di motivazioni in qualche modo scientifiche, perché sentiamo il bisogno di dare una spiegazione scientifica ai fenomeni umani. Io sono fermamente convinto che la spiegazione sia anche un po’ più semplice e, proprio per questo, più difficile da accettare. Dalla nascita, a queste latitudini siamo bombardati da immagini tristi e critiche di ogni tipo che ci arrivano sui nostri Paesi, mentre ci arrivano immagini idilliache di Paesi occidentali prosperi e felici. È quasi una divisione del mondo fra inferno e paradiso. Ecco perché ora, da immigrato, spiego come stanno le cose”.

Stefano Caredda
REDATTORE SOCIALE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

 

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