Il caro estinto

Pubblicato il 23-04-2017

di Flaminia Morandi

Flaminia Morandi - MINIMAdi Flaminia Morandi - Per scoraggiare i suicidi, 33 al giorno, la Corea del sud si è inventata i falsi funerali, racconta un avvincente librino di Gabriele Romagnoli, Solo bagaglio a mano. In pratica si tratta di un corso accelerato per scoprire il gusto della vita: il candidato finto morente viene accolto, gli viene scattata la foto da stampare sul ricordino da caro estinto, fa testamento, indossa una tunica senza tasche (simbologia evidente!), scende in un sotterraneo buio e freddo e si accomoda, si fa per dire, in una cassa di legno. Colpi di martello infiggono quattro chiodi nel coperchio e sulla bara viene gettata una manciata di terra. Poi il defunto viene lasciato lì a sperimentare la sua morte. Nel tempo che dura la sceneggiata ha tempo di capire cosa vale e cosa no, cosa tenere e cosa buttare della vita finora trascorsa, prima di risorgere dal sepolcro e affrontare con uno spirito tutto diverso gli anni che gli restano. Liberato, si spera, da propositi suicidi. Il metodo made in Korea è forse un po’ brutale, ma non è nuovo, conosciuto da tempo in Occidente.

Un professore di Teologia dell’Università Gregoriana era solito far fare qualcosa di simile ai suoi studenti: una volta alla settimana sdraiarsi per terra ad occhi chiusi immaginando di essere sulla nuda terra e di vedere il proprio corpo decomporsi lentamente. Nel IV secolo invece Evagrio Pontico consigliava simile pratica tutti i giorni: “Seduto nella tua stanza, raccogli il tuo intelletto, fa memoria del giorno della morte, vedi il morire del corpo, prendine su di te la fatica, condanna la vanità di questo mondo, datti cura di modestia e di sollecitudine per poter rimanere sempre nello stesso proposito di quiete e non essere privo di fermezza… Fa memoria anche del giorno della resurrezione e della presentazione a Dio…Tira fuori la fiduciosa familiarità con Dio Padre e con il suo Cristo, con angeli, arcangeli, dominazioni, con tutta l’assemblea dei santi, il regno e i suoi doni, la gioia e il godimento… Gemi, piangi, indossa l’abito del lutto per il giudizio dei peccatori, temendo di essere anche tu tra costoro, ma gioisci, esulta, rallegrati per i beni riposti per i giusti…”.

Dopo il trattamento-chock coreano Romagnoli si è liberato di tutto l’infinito superfluo che il non-senso di un’economia perversa ci costringe ad accumulare. La meditazione sulla morte suggerita da Evagrio spera di liberarci del peso più ingombrante che c’è: un Io avido, nevrotico, prepotente e pauroso che tenta disperatamente di impedirci di vivere volando verso Dio, nudi e affidati, senza neppure un bagaglio a mano.

Flaminia Morandi
MINIMA
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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