Che rabbia!

Pubblicato il 18-06-2015

di Gabriella Delpero

di Gabriella Delpero - “Che rabbia! Decide sempre tutto lei. Cosa devo mangiare, come devo vestirmi, quando devo studiare, a che ora devo rientrare, chi posso invitare, chi devo ringraziare, a chi non devo chiedere consigli, che film posso guardare… possibile che non capisca che ho una testa, che so cavarmela benissimo da sola, che non ne posso più di essere trattata come se avessi ancora quattro anni? Dice che le rispondo male e che sospiro ogni volta che mi dice qualcosa. Ma come si fa a non rispondere male a una che ti chiede in continuazione dove sei, cosa fai, come stai, quando torni, hai studiato, hai mangiato, hai dormito, hai lavato i denti, hai messo la maglia…? E basta! Mi crede una deficiente che ha bisogno di continue istruzioni per fare anche la cosa più stupida. E poi si lamenta che non le racconto niente, che non ascolto i suoi suggerimenti, che non le parlo dei miei problemi… ma quali problemi? Cavolo, io non ho nessun problema. È lei il mio problema! Scommetto che darebbe qualsiasi cosa per entrare nella mia testa e vedere in diretta i miei pensieri. E che le piacerebbe essere una mosca per ronzarmi intorno e stare sempre a guardare cosa faccio... e soprattutto ascoltare tutto quello che dico. Ma io un giorno o l’altro la mando a stendere definitivamente, così la smette di farmi l’interrogatorio e mi lascia un po’ in pace…”.

Profondamente legata alla figlia, la madre di Francesca non si accorge che sta vedendo in lei ancora una bambina incompetente e per questo del tutto dipendente. In realtà Francesca ha quasi 15 anni (anche se ne dimostra meno, visto che fisicamente è piuttosto esile) e questo atteggiamento attento e premuroso della mamma genera in lei una profonda rabbia, che alimenta un conflitto destinato ad inasprirsi sempre più. L’adolescente ha bisogno di conquistare la sua indipendenza distanziandosi gradualmente dalle figure adulte di riferimento, i genitori soprattutto.

Distanziarsi vuol dire appunto prendere le distanze, allontanarsi, separarsi. Il problema è che invece alcuni genitori non avvertono affatto il bisogno di allontanarsi dai figli, anzi cercano di restare loro vicini in tutti i modi: per difenderli, per sostenerli, per aiutarli, o magari per paura di sentirsi inutili, per timore di non accorgersi in tempo di eventuali problemi, per abitudine, per senso del dovere, per mille altre ragioni ancora. Per i genitori il tempo sembra scorrere con un ritmo diverso da quello dei figli: “Mi pare che sia nata ieri e invece va già alle superiori… solo l’altro giorno insisteva per dormire nel lettone e adesso guai a chi si permette di entrare in camera sua. Prima mi riferiva tutti i suoi discorsi con le amiche e ora corre a chiudersi da qualche parte nel terrore che qualcuno ascolti le sue telefonate...”. Francesca ha bisogno di avere uno spazio tutto suo, da gestire in autonomia, da vivere in libertà: non può più accettare di sentirsi costantemente guidata, osservata, controllata. Le attenzioni della mamma la soffocano, le sue domande la irritano, i suoi consigli la umiliano. Quello che per la mamma è interessamento, vicinanza, sollecitudine, per lei è invasione di campo, mancanza di rispetto e fiducia, interferenza. Né la mamma, né Francesca riescono ad immedesimarsi almeno un po’ nei bisogni dell’altra. Sono entrambe bloccate sulle loro posizioni di rivendicazione: Francesca sbandiera il diritto di essere trattata da grande, la mamma insiste sul diritto di sapere, insito nel suo ruolo di responsabilità. Come sciogliere il nodo? Con determinazione, infinita pazienza, gesti misurati e precisi. Come per tutti i nodi. Certo molto dipende anche dalla flessibilità della corda.

Psyche - Rubrica di Nuovo Progetto

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