Amore patologico

Pubblicato il 20-03-2014

di Gabriella Delpero

di Gabriella Delpero - La mamma di Rebecca, bellissima bimba bionda di 4 anni, racconta di avere l’abitudine di proibire a sua figlia di toccare l’erba dei giardini pubblici. Se Rebecca fa cadere i giochi sul prato, li lava non appena torna a casa, poi cambia la bambina da capo a piedi, le fa il bagno e mette subito i suoi vestiti in lavatrice. Infatti sa che i cani vanno a fare i loro bisogni sui prati e gli escrementi possono essere portatori di malattie. Si domanda: “Come si fa a sapere che i cani che sporcano nei giardini pubblici non sono malati?”. La signora non ha tutti i torti, i parchi pubblici non sono molto puliti; niente e nessuno può garantire che Rebecca non si sporchi o non contragga qualche infezione toccando terra, sabbia o erba. Ma i suoi timori che possa accadere qualcosa di grave alla bambina rendono la vita di Rebecca diversa da quella dei suoi coetanei. Lo stesso scenario si ripete naturalmente ogni estate durante le vacanze al mare, quando la mamma proibisce alla bambina tutta una serie di attività e giochi sulla spiaggia o nell’acqua per timore che ingerisca microbi o sviluppi qualche allergia da contatto. Per gli stessi motivi a Rebecca è sempre stato vietato toccare le maniglie delle porte di qualsiasi luogo pubblico (quelle delle porte di casa vengono quotidianamente disinfettate): la signora è infatti sicura che le maniglie siano contaminate e a nulla servono le parole rassicuranti che da anni le ripete esasperato il marito, nel tentativo di dimostrarle che milioni di persone toccano ogni giorno decine di maniglie e non per questo si ammalano.

La signora afferma di rendersi perfettamente conto che le sue preoccupazioni sono eccessive e che la maggior parte delle persone non si comporta come lei, ma non riesce a impedirsi di avere timori, pensieri e comportamenti di questo tipo. Il marito l’accusa invece di non volere rinunciare alle sue idee strampalate e di stare danneggiando la bambina, che infatti è sempre più ribelle ed insofferente e negli ultimi tempi sfida provocatoriamente la mamma sporcandosi apposta corpo ed abiti con qualsiasi schifezza trovi per strada. La mamma è così costretta a moltiplicare lavaggi e disinfezioni e la sua paura per la salute di Rebecca continua ad aumentare, tanto che non riesce più a dormire, piange spesso, non va più a lavorare, si sente a posto solo se passa ogni giorno ore e ore a ripulire scrupolosamente ogni angolo della casa.

La mamma di Rebecca soffre di un disturbo ossessivo. L’ossessione è un insistente pensiero che segnala un pericolo, è una profonda preoccupazione relativa ad un evento dannoso da cui bisogna proteggersi. Questo pensiero si presenta in modo automatico e ripetitivo: s’impone alla mente contro la volontà del soggetto, che ne riconosce l’assurdità ma non riesce a liberarsene e prova quindi un’ansia e un’angoscia persistenti. Per scacciare l’ossessione e alleviare l’ansia il paziente compie allora una serie di atti o rituali, sempre identici, che forniscono un sollievo solo temporaneo, fanno perdere un sacco di tempo e spesso creano un forte disagio ai familiari, divenendo fattore di discordia e causa di esasperazione nei rapporti.

Che fare? Innanzitutto capire che si soffre di un vero e proprio disturbo e che non si ha nessuna colpa, né ci si deve vergognare: i problemi non vanno mai nascosti o dissimulati, ma sempre ammessi ed affrontati con decisione! Poi occorre curarsi per tutto il tempo necessario (con farmaci e psicoterapia), affidandosi a specialisti esperti. Infine ricordare che il nostro amore per gli altri passa anche attraverso l’attenzione critica al proprio modo di essere.

Genitori e figli - Rubrica di Nuovo Progetto - ottobre 2012

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