Anche Dio sogna

Pubblicato il 13-09-2012

di Ferruccio Ceragioli

di Ferruccio Ceragioli - Progetti di pace per un futuro di speranza. Una festa per tutti, quanto di più reale c’è per il mondo.

Dopo la deportazione del popolo di Israele, che sembrava segnare la completa smentita delle promesse di Dio, il profeta Geremia scrisse una bellissima lettera agli esiliati, sconfortati e disperati, che invitava a riprendere coraggio e fiducia nella misericordia di Dio. Nelle parole del profeta così dice il Signore: “Io conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – oracolo del Signore –, progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza” (Ger 29,11). Sono queste le parole che per prime mi vengono alla mente quando penso ai sogni, o meglio al sogno, di Dio per l’uomo: un futuro pieno di speranza. Sono parole che dicono il desiderio di vita che Dio ha per l’umanità: che ciascuno possa avere un futuro, che ciascuno possa essere se stesso nella libertà, che ciascuno possa realizzare le potenzialità d’amore e di bene che porta dentro di sé, insomma, potremmo dire semplicemente, che ciascuno possa vivere. E, come dicono i versetti successivi, possa vivere in una buona relazione con Dio: “Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore; mi lascerò trovare da voi” (Ger 29,12-14). Forse è per questo che il futuro pieno di speranza non è delineato in termini troppo precisi: Dio non vuole costruirlo da solo, ma vuole costruirlo insieme a noi, perché sia veramente suo, ma anche veramente nostro. Frutto di una azione comune, di una vera e propria sinergia tra noi e lui.

Ma, senza voler predeterminare troppe cose, ci sono molti testi che precisano un po’ di più questo futuro e così indicano una direzione alle nostre scelte libere. I grandi testimoni dei sogni di Dio per l’uomo sono i profeti: scelgo allora quattro sogni riportati da Isaia capaci davvero di fare sognare anche noi.
Il primo grande sogno di Dio è la pace, una pace universale che coinvolge tutti: “Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri. […] Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra” (Is 2,2-5). Basta con la guerra: gli strumenti di morte si trasformano in strumenti di pace, e tutti i popoli vanno insieme nella concordia verso Gerusalemme.

Il secondo grande sogno, legato alla venuta del Messia, è la giustizia, giustizia che vuol dire giuste relazioni degli uomini tra di loro, ma anche una giusta relazione con la natura. Il germoglio di Iesse “non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. […] La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso” (Is 11,1-8). Gli umili, i miseri, i poveri, gli ultimi non saranno più discriminati, messi ai margini, oppressi dai ricchi, dai potenti e dai violenti, e finalmente potranno vivere una vita degna di questo nome. Ma anche tra gli uomini e la natura, tra gli uomini e gli animali ritornerà quell’armonia che il peccato (degli uomini, non degli animali) aveva devastato.

Un terzo sogno di Dio che Isaia ci fa gustare è la scomparsa della sofferenza, fisica, psicologica, sociale, insomma della sofferenza di qualsiasi tipo. Dio, infatti, come dice il libro della Sapienza, “non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano” (Sap 1, 13-14). Ed ecco allora le parole del profeta: “Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio. […] Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia. Non ci sarà più un bimbo che viva solo pochi giorni, né un vecchio che dei suoi giorni non giunga alla pienezza” (Is 65,17-21).

Ed ecco allora, infine, l’ultimo sogno di Dio: la festa, una festa per tutti e per sempre, una festa che va al di là di ogni nostro desiderio e di ogni nostra immaginazione. “Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. […] Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse” (Is 25, 6-9). È il sogno della festa senza fine di Dio con gli uomini.

Altri sogni si potrebbero citare, ma ci fermiamo qui. E ci chiediamo: ma come si realizzano questi sogni? Certo, Gesù, a prezzo del suo sangue, ci ha fatto vedere dal vivo una prima e decisiva realizzazione dei sogni di Dio, ci ha testimoniato che questi sogni non sono utopie, ci ha mostrato la loro realizzazione concreta e ha rilanciato quel grande sogno che egli ha chiamato il Regno di Dio. Ma Gesù ha voluto che anche noi partecipassimo alla realizzazione di quei sogni. “Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani”, dice un famoso testo medievale, ed è davvero così.

E allora tocca a noi testimoniare che i sogni di Dio sono quanto di più reale c’è in questo mondo. Quando qualcuno lavora (e il lavoro può essere anche la preghiera) per la pace, trasformando i nemici in amici, allora lì i sogni di Dio si realizzano. E questo non solo ai grandi livelli internazionali, ma anche a quelli più vicini, della riconciliazione in famiglia, tra vicini di casa, tra colleghi di lavoro e così via. Quando degli uomini lottano per la giustizia e per la salvaguardia del creato, anche qui nel piccolo (fare la raccolta differenziata, pagare le tasse, avere uno stile di vita sobrio…) e nel grande (lottare per una più giusta distribuzione delle ricchezze, per la casa e per il lavoro per tutti, per fermare lo strapotere della malavita e per garantire un futuro al nostro pianeta), lì Dio vede i suoi sogni all’opera. Quando qualcuno gioca se stesso, i suoi talenti e le sue energie per alleviare e per prendersi cura delle sofferenze di qualsiasi tipo (fare ricerca nella medicina, stare vicino con delicatezza ai malati, ascoltare chi è angosciato e disperato…), ecco che i sogni di Dio iniziano a prendere forma visibile.

Ma anche, e non dobbiamo dimenticarcelo, troppo presi e compresi come siamo della serietà delle nostre iniziative, là dove qualcuno è capace di fare festa con altri, di fare festa per le cose belle della vita, semplici e grandi insieme (dalla nascita di un bimbo, a un uomo e una donna che si amano, alla ricorrenza, di un compleanno o di un grande evento che sia), e anzi di fare festa per la vita in sé, per le persone in se stesse e per Dio, perché è Dio e noi siamo contenti che sia così, là il sogno di Dio diventa realtà


Speciale – DI SOGNI E DI MERAVIGLIA 2 / 6
“Tante volte si sogna con gli occhi aperti, con la carta e la penna in mano, scrivendo, organizzando i pensieri, immaginando i passi per arrivare a concretizzare quello che non è solo un sogno, ma è una chiamata a fare del bene, ad andare incontro alla pecora smarrita, alle persone bisognose, alle popolazione che si trovano nella fame, nella guerra, nella sventura. I sogni sono belli, perché si trasformano tante volte in realtà. C’è qualche cosa in più. Diceva Helder Camara che il sogno che si sogna da solo non è altro che sogno, ma quello che sogniamo insieme è il sogno che si fa realtà. Proprio perché nell’essere condiviso con gli altri crea unione e collaborazione, porta frutto di vita e di fraternità”. (Luciano Mendes de Almeida)


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