La famiglia Giobbetti al mare

Pubblicato il 11-08-2012

di Giorgio Ceragioli

Giorgio CeragioliIn ricordo di Giorgio Ceragioli - Il maestro che ci ha insegnato ad aprirci alla mondialità e ad utilizzare la tecnologia a servizio dell'uomo, soprattutto dei più miseri e dimenticati, ci lasciava due anni fa, ma l'amicizia continua, anche attraverso gli incontri mensili dellUniversità del Dialogo, a lui dedicata. Lo ricordiamo con un articolo tratto dalla "Saga dei Giobbetti", pubblicato su Progetto del '94, in cui, in modo simpatico e scanzonato, fotografa episodi della vita della famiglia Giobbetti. È facile individuare nei "Giobbetti", la sua famiglia. Ti vogliamo bene, Giorgio!
 
La famiglia Giobbetti va al mare, col patto, però, che fino al mattino della partenza si sarebbe potuto rinviare tutto, perché Giobbetti padre era uso cambiare idea da un'ora all'altra. Qui avvenne il miracolo: la mattina del sabato arriva la macchina dei giovani, con Luca (tale è il nome del protagonista di un anno e mezzo), la madre e il padre; i due nonni sono pronti con la loro, e la spedizione parte. Prima in testa i giovani a fare strada, poi i vecchi perché la Uno 75 è un po' più veloce della Uno 45. Sono 240 Km, perché si è preferita l'autostrada che passa da Alessandria e Genova perché più sicura di quella per Savona, il che è sacrosantamente vero, ma tenendo conto della maggiore distanza e della estenuante coda proprio fra Genova e Savona, nel caso in oggetto volle dire quasi un'ora in più di viaggio, con Luchetto a farsi sentire e Giacomino a pensare alle sue gambe.

01cerag.jpgAlla fine le prime paure del nonno si sciolgono: ha pensato per lo meno 100 volte alla possibilità di una foratura, a un incidente, a essere costretti a chiamare un'ambulanza per riportarlo indietro, a Luca in crisi di caldo, ecc. Lui resiste dignitosamente mentre la moglie guida e a fine mattina sono alla meta. È tanto in forma che, arrivati, non si butta su un letto, boccheggiante e dolorante, ma ha persino la forza di salire in ascensore fino al nono piano, di entrare per primo e di cominciare a togliere rapidamente dalla circolazione tutte le statuette, vasi, soprammobili che siano a portata della mano veloce di Luca: vuole evitare uno scempio da parte dell'amato nipotino che una ne pensa e dieci ne fa.

Alla fine dei dieci giorni il bilancio dovrebbe essere positivo, perché nulla o quasi dovrebbe essere andato rotto, anche se la padrona di casa si sarà trovata in un cassetto un soprammobile nascosto e non rimesso a posto alla fine del soggiorno, degli occhiali fra le lenzuola e così via. Anche un piccolo inconveniente tecnico è presto risolto: il genero in 10 minuti aggiusta una vite dello sciacquone del bagno che la lunga inattività aveva corroso, e Luca può cominciare a godere del magnifico balcone, grandissimo che dà sul mare come quello di S. Margherita, correndo sfrenatamente e rincorso dal padre a verificare che tutto andasse bene.

Nel pomeriggio si va a fissare due sedie a sdraio e l'ombrellone perché della cabina non c'è bisogno tanto si è vicini con la casa e l'ottimismo trionfa: anche qui si è risparmiato un bel po' senza alcun inconveniente. A sera Luca mostra qualche piccolo puntino rosso: è stato certamente il gran caldo avuto in macchina e tutti si immergono, come sono capaci, in un meritato sonno. Al mattino Luca ha 38° e i puntini sono molti o diventati macchie ma solo lo si tiene a casa sul balcone perché si pensa che passi. Il pomeriggio ha 40 di febbre e la nonna pronostica un inevitabile morbillo che il lunedì il dottore conferma.

I dieci giorni successivi si possono immaginare: quando Luca sta un po' meglio è ingaggiata in continuazione una battaglia per tenerlo lontano dalla porta di casa e dal balcone tentatore; quando sta peggio nonna e madre scavano un solco nel marmo del corridoio, fortunatamente abbastanza lungo, nel tentativo di tranquillizzarlo e intanto il vecchio guarda il mare dalla finestra e rarissimamente si muove perché le gambe lo tradiscono. Ma lo tradiscono anche le sue paure e, nelle ore di contemplazione, passano insistentemente le immagini più disastrose davanti ai suoi occhi fissi sul mare: e se Teresa, la moglie, prende una storta a un piede, chi farà la spesa, viste anche le condizioni della figlia che aspetta il secondo figlio quasi pronto a fare il suo ingresso trionfale nel mondo? E se vi fosse improvviso questo ingresso, chi guarderebbe Luchetto mentre madre e nonna corrono disperatamente verso l'ospedale e i medici sconosciuti? E se l'ascensore si guastasse chi lo porterebbe a spalle se colto al piano terra da una delle sue crisi che lo rendono incapace di muoversi?

Ma i giorni passano e li raggiunge il genero per la spedizione di ritorno più calma e più rapida di quella di andata. I Giobbetti nonni sono di nuovo a casa e il mare l'hanno visto, così potranno ricordare anche questo viaggio e raccontarlo agli altri figli, in modo più drammatico di quanto sia stato in realtà: d'altronde sarà un ricordo per le lunghe sere d'inverno e come tutti i ricordi sarà sostanzialmente bello.
Giorgio Ceragioli
 
 
 
 
 

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