Incontro al futuro

Pubblicato il 12-05-2020

di Rinaldo Canalis

La scuola dei bambini rom del Campo Insieme di Cumiana, un percorso condiviso di solidarietà e di cittadinanza.

 
Davanti a casa, Klaudia, seduta su una sedia, mi chiede di organizzare un corso d’inglese on line per i suoi bambini. È una dolce sera di inizio maggio. Il prato inglese con l’erba seminata di fresco fa da contorno all’incontro. Klaudia, attorniata dai suoi bambini e da tanti altri del campo, è appena rientrata. «Sai, ora che non si va a scuola, se i bambini stanno impegnati in qualcosa che possa essere utile nella vita, è importante».
La giovane Klaudia ha 4 figli piccoli. Alcuni sono alle elementari, compagni di classe di mia nipote. Col marito stavo discutendo sulle modifiche da fare al container abitativo appena inaugurato dopo un lungo soggiorno in 6 dentro una minuscola roulotte. Una vita di tribolazioni, non senza pericoli.

 

Un mattino di questo inverno busso alla porta della roulotte. Dormono tutti in 4X2 metri compresa la cucina. Un acre odore di gas mi cattura. È la stufa, serve per non congelare ma può trasformarsi in una camera a gas mortale. Bisogna intervenire. Il marito, in quel periodo è assente. Contatto “Ativa autostrade” dove alcune persone sono disponibili ad aiutare. Mi offrono un container da cantiere che i nostri volontari sistemano su un’area idonea. Dei benefattori pagano la pavimentazione mentre la signora Klaudia si occupa del linoleum di copertura e dell’adeguamento dell’impianto elettrico. Finalmente la famiglia è al sicuro, per loro la vita cambia. Alla fine sono più di 50 le persone coinvolte a vario titolo in questo progetto.

 

La storia era iniziata alcuni anni fa quando per la prima volta ero entrato nel campo rom di Cumiana, lungo la statale dei laghi di Avigliana, dove alcune famiglie vivono nascoste in un bosco su un terreno da loro comprato. La gente sa, ma è come se non sapesse. Considerarli cumianesi, stride nell’immaginario collettivo. Cominciamo ad occuparcene con la riparazione del tetto di un’abitazione e lo scavo di un fossato adiacente per evitare allagamenti. Infine l’dea “folle”: mettere un container al centro del campo per consentire ai bambini di partecipare al doposcuola in modo che non restino indietro rispetto ai compagni. Il Cidis di Pinerolo finanzia un progetto in cui alcune operatrici vanno al campo e insegnano. Il volontariato del Sermig affianca il pubblico nell’opera di formazione.

 

Ad “Ativa” chiedo il container scuola. Per la verità, era questo unico container il contorno del progetto dopo scuola, ma la visita mattutina con l’odore del gas mi fa cambiare idea. Oso. Chiedo 2 container che, combinazione, si trovano tutti e due nel deposito autostradale… malconci ma disponibili.
Le restrizioni imposte per il contenimento della pandemia pressano. Corriamo, e prima del lockdown riusciamo a sistemare la casa di Klaudia ed in parte la scuola, ma manca l’energia elettrica. Le maestre, in lockdown, mandano i compiti da fare a casa, bisogna scaricarli, stampare schede, fare videoconferenze. Come fare per questi studenti?

 

È sabato 25 aprile, giorno della liberazione. Nel mio cortile il pick up della protezione civile ritira un computer, una stampante, una webcam, delle casse acustiche. Destinazione: campo rom denominato “Insieme”. Insieme è il nome dato dai volontari al campo dove vive Klaudia con i suoi 4 figli e altre 21 persone, la stragrande maggioranza bambini piccoli. “Insieme” non è nulla di evocativo: è il nome di un supermercato, chiuso da anni, situato nelle vicinanze. Alla memoria di un santuario del consumismo!

 

Il giorno dopo, primo collegamento video con la maestra: strabiliante! Nel frattempo alcuni amici hanno allacciato il container all’elettricità. I bambini non sono più soli! Alla prima videoconferenza, decido di intitolare la scuoletta a dom Luciano Mendes de Almeida, vescovo brasiliano che viveva con i poveri, nostro amico e maestro, morto nel 2006. Era solito ripetere che «i bambini non sono il problema, ma la soluzione del problema». In seguito Klaudia mi comunica che non possono iniziare il corso perché la sim è scarica. In 7 giorni finiti i giga! Era troppo forte la voglia navigare, anche per qualche adulto! «Bene, rispondo. Ricompratela voi e responsabilizzatevi un po’ di più». Incidenti di percorso: certo. E chissà quanti altri ne capiteranno. Ma è un percorso, insieme, di 2 mondi.


Un ponte, non solo telematico, è stato aperto ed i bambini lo stanno percorrendo. Un ponte tra culture differenti indubbiamente. Comunque domani il corso d’inglese incomincia. I bambini del “campo Insieme” possono essere cumianesi, come gli altri, per un futuro comune. Basta volerlo.


Rinaldo Canalis

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