Liberi di creare
Pubblicato il 21-03-2025
La pagina bianca per uno scrittore, il silenzio per un compositore, la tela per un pittore. Chi meglio di un artista conosce questa vertigine da trasformare in opportunità?
Per creare, immaginare quel che ancora non è, aprire strade e fatti nuovi. Un metodo applicabile anche in altri ambiti, magari di fronte alle sfide più complesse del nostro tempo. Ma esiste un metodo per esercitare questa libertà?
È partito da qui il confronto dell’appuntamento di giovedì 20 marzo dell’Università del Dialogo del Sermig, ospite l’artista biellese Ugo Nespolo, che ha dialogato con i giovani all’Arsenale della Pace in una sala piena e attenta.
Ugo Nespolo si affaccia sul panorama artistico negli anni ’60, spaziando dalla pop art alla corrente dell’arte povera e in generale alle nuove avanguardie. La sua produzione, mai legata in maniera esclusiva a un unico filone, si caratterizza sin dall’inizio per un’accentuata impronta ironica, trasgressiva, ludica, per un personale senso del divertimento che rappresenterà sempre una sorta di marchio di fabbrica. È noto per aver usato forme diverse di espressione, una trasversalità che lo ha fatto apprezzare in Italia e non solo.
Di seguito alcuni spunti della serata, che saranno ripresi ed ampliati nel numero di maggio del mensile del Sermig NP Nuovo Progetto.
Come si pone di fronte alla pagina bianca?
Più che la pagina bianca mi chiedo: qual è il ruolo dell’arte oggi? Che rapporto ha con la società? Che ruolo ha l’artista rispetto ai temi sociali? La gente comune di fronte ad una domanda sul ruolo dell’arte per la propria vita molto probabilmente non saprebbe cosa rispondere. L’arte prima di tutto dovrebbe entrare nella vita delle persone, entrare in relazione con le persone. Non si può comprare un’opera d’arte per investimento, non ha senso …
Che cosa è l’arte per lei?
Nel primo Novecento il futuro era immaginato in termini assolutamente positivi, la modernità era vista come un miglioramento continuo nell’ambito scientifico, culturale sociale e politico. Queste credenze ottimistiche sono state criticate ferocemente dalla filosofia e da due guerre mondiali. Siamo così arrivati alla post-modernità. L’arte ha seguito questo cammino fino ad arrivare agli oggetti già costituiti come con Duchamp. Ma è veramente così? Oggi non sappiamo se tutto arte oppure no…
Qual è il ruolo dell’artista?
Se esiste ancora l’arte, l’artista deve avere un ruolo combinato. Mettere le sue doti di sensibilità a servizio alla società, deve poter dire qualcosa agli altri. La vera arte deve essere visibile e comunicativa, non ossequiosa verso il pensiero dominante e il mercato. Poi è importante l’ecletticità: dalla scrittura alla scultura, dalla scenografia alla pittura. Si deve viaggiare e non stare chiusi nel proprio laboratorio.
La bellezza ci salverà?
Cosa è la bellezza? Forse una promessa di felicità come ha detto un filosofo? Basta mettere una fascina di legna in mezzo ad un prato per dire che è bello? Oggi i canoni antichi non valgono più e tutto va bene? Forse dobbiamo andare oltre alla bellezza, è importante che l’opera d’arte faccia meditare. L’arte deve essere più spirituale, più mistica, andare oltre. Deve farti pensare che oltre alla tela e al colore c’è un messaggio ulteriore.
Dove ha conosciuto la libertà?
Il mio lavoro è un lavoro anche fisico che si svolge in un atelier dove si incontrano tante persone e tante competenze. Proprio nel lavoro, nell’ideazione, nelle attività che si espandono attraverso le fasi della progettazione e della lavorazione io trovo la libertà.
Redazione Unidialogo
Foto: Renzo Bussio