Il prezzo della libertà

Pubblicato il 17-12-2024

di redazione Unidialogo

Cosa resta del dolore di una delle più gravi stragi nazifasciste del nostro Paese? Come si ricompongono le ferite quando la giustizia è negata? Soprattutto, qual è il compito delle generazioni per fare memoria e custodire la libertà? Domande aperte al centro dello scorso incontro dell’Università del Dialogo del Sermig, svoltosi giovedi 12 dicembre all’Arsenale della Pace di Torino. Domande cui ha risposto la direttrice del Quotidiano Nazionale Agnese Pini, autrice del libro “Un autunno d’agosto”. Agnese Pini, direttrice dal 2019 de La Nazione, ha poi assunto anche la direzione de Il Resto del Carlino, Il Giorno e Quotidiano Nazionale.

La giornalista ha dialogato con giovani e adulti sul tema “Il prezzo della libertà”, partendo dalla sua storia personale, quella di bisnipote di una vittima dell’eccidio di San Terenzo Monti, in provincia di Massa Carrara. Nell’agosto del 1944, le SS tedesche insieme alle Brigate nere repubblichine uccisero senza pietà 159 persone, in prevalenza donne e bambini. “Una storia così – afferma l’autrice - lascia un segno indelebile nelle famiglie che l’hanno subita, e appartiene a tutti i sopravvissuti e ai figli dei sopravvissuti. È una storia di umanità e di amore perché, soprattutto nei momenti in cui vita e morte sono così vicine, l’umanità e l’amore escono più forti che mai”. Ecco alcuni spunti della serata.

“La strage si è svolta il 19 agosto 1944. Siamo sulla Linea Gotica che rappresenta l’estrema difesa nazifascista contro l’avanzata angloamericana. Tra il 12 agosto e la fine di settembre abbiamo il periodo più buio per noi della Seconda guerra mondiale. Stiamo parlando degli eccidi di Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto, oltre 2000 morti uccisi, donne, bambini, anziani. Uccisi dallo stesso battaglione tedesco comandato dal maggiore Walter Reder, temuto e odiato, senza un braccio perso durante la campagna contro l’Urss. Non aveva neanche trent’anni ed era stato capace di ordinare lo sterminio di tutti questi civili che pensavano di essere immuni dalla violenza perché gli adulti maschi erano scappati e perché vivevano in montagna…”

“Per i nazisti tutti i civili erano nemici di guerra che nascondevano i partigiani e che quindi venivano equiparati dei combattenti nemici. Le vittime sono contadini e pastori di montagna nella maggior parte analfabeti. In tante guerre abbiamo osservato crimini di guerra in luoghi come quelli, lontani, nascosti da occhi e orecchie. Poi non c’erano poi mezzi di comunicazioni che potessero informare: la maggior parte di queste notizie non circolavano e non si sapeva nulla. In seguito, quando in quei luoghi accadono delle tragedie simili i sopravvissuti se ne vanno perché duramente colpiti. I pochi che rimangono non hanno voluto cambiare nulla, hanno cristallizzato il paesaggio e i paesi. Ancora oggi tutto è fermo e quello che è accaduto a San Terenzio Monti ci mostra come la guerra distrugga tutto anche il tempo. Le guerre ci mostrano che per ricostruire ci vogliono anni, ma per ricostruire i cuori e gli anni, quante vite ci vogliono... Questo è il peso della guerra che tramuta luoghi di vita in luoghi di morte, crea ferite profonde”.

“La mancanza di una verità giudiziaria impedisce di avere una verità storica accettata. Gli angloamericani documentarono scientificamente i crimini ma i primi governi repubblicani italiani decisero di insabbiare i processi. Per troppi anni hanno lasciato quelle morti nell’oblio, quasi non ci fossero state. Rinviare sine die i processi ha impedito di fare una riflessione civile e comunitaria su quel periodo storico per rendersi conto pienamente di chi stava dalla parte giusta e chi dalla parte sbagliata. Senza questa riflessione e comprensione la nostra vita civile ne è stata compromessa”.

“Anche le recenti vicende del Medio Oriente dimostrano come il conflitto tra palestinesi ed israeliani non riesce a fermarsi: il problema è la mancanza del reciproco riconoscimento a vicenda, non riescono a sentire il dolore dell’altro come il proprio. Pace, lavoro, sicurezza, tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta non possono essere esclusiva di qualcuno a scapito dell’altro”.
 

Redazione dell'UDD



 

Foto: Renzo Bussio

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