Educare la libertà
Pubblicato il 18-02-2025
“La libertà è dono, è ad un tempo qualcosa di già dato, ma anche qualcosa che deve essere sempre riguadagnato: si è dunque liberi ma al tempo stesso bisogna anche sempre diventarlo”. È cominciato da questa premessa il dialogo del filosofo Silvano Petrosino - filosofo internazionalmente noto per i suoi studi sul pensiero di Lévinas e Derrida, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano - con i giovani e gli adulti dell’Arsenale della Pace del Sermig di Torino sabato 15 febbraio negli spazi dell’Arsenale della Pace di Torino. Un confronto a tutto campo sul tema “Educare la libertà”: una riflessione a tutto campo a partire dalla responsabilità e dai diritti/doveri dei singoli per allargarsi poi alla società tutta.
Qui alcuni spunti della serata. Per un più ampio resoconto, rimandiamo al numero di marzo della rivista del Sermig NP Nuovo Progetto.
“Quando parliamo di libertà diamo per scontato che vogliamo essere liberi. La storia però ci contraddice perché, se guardiamo all’Esodo e ai 40 anni di vita del deserto, sentiamo gli ebrei mormorare “Fossimo morti per mano del Signore nel paese d'Egitto, uando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà”! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine…”. Dio ascolta il loro grido e manda le quaglie e la manna ma per molti non basta. Occorre essere seri e sinceri quando parliamo di libertà, a volte gli uomini preferiscono la sicurezza...”.
“Tutti sbagliamo, fatichiamo, ma la libertà è un lavoro. Non a caso la libertà è intesa come liberazione dal male, dal peccato. Il peccato ci piace, dobbiamo ammetterlo, siamo “schiavi del peccato” perché non sempre riusciamo o vogliamo uscirne. Se non ci incamminiamo verso l’umanità, se non cambiamo il nostro sguardo sui noi stessi e sul mondo, ci scopriremo vecchi anche da adolescenti. Nella nostra vita abbiamo dei margini d’azione importanti, tocca a noi agire”.
“Qual è la relazione tra pensiero e libertà? Il tema del riflettere è grandioso. Non significa risolvere problemi matematici ma flettersi su sé stessi, fermarsi, riprendere in mano, riconsiderare. Riflettere significa non seguire la spontaneità, seguire l’istinto, volere tutto e subito: significa mettere una barriera in cui mi rendo conto che non esisto solo io ma anche attorno a me esiste l’altro. La riflessione mi aiuta ad alzare e aprire lo sguardo attraverso quell’attimo di tempo. La società di oggi mi impone tutto, sempre, subito. L’umano si costituisce esattamente quando nega questi tre elementi”.
“Le nostre società sono segnate da tante forme di non libertà. L’elenco delle non libertà è infinito. Siamo a conoscenza di Paesi in cui ci sono dittature, in quelle situazioni è evidente. Però anche noi siamo coinvolti. Ciascuno di noi è in viaggio verso il compimento, anche se non sempre ne conosciamo i contorni. Per questo è importante conoscere tante cose. La nostra società tradisce l’idea di compimento perché la confonde con l’idea di successo...”.
A cura della redazione Unidialogo
Incontro completo
Foto: Andrea Pellegrini