“Viva la costituzione”
Pubblicato il 04-01-2021
Le parole e i protagonisti. Perché i nostri valori non rimangano solo sulla carta.
Il libro è nato dai miei incontri con gli studenti delle scuole, parlando della nuova legge sull’educazione civica. Sono diventato un cacciatore di storie, partendo da 20 parole chiave che ho voluto declinare con esperienze e vite concrete.
La parola “tricolore” mi ha fatto venire in mente una foto di qualche tempo fa scattata a Terragona in cui 4 atlete italiane di colore hanno festeggiato la loro vittoria sui 400mt ad ostacoli con il tricolore. Ho voluto conoscere una di quelle atlete, Ayomide Temilade Folorunso, recordwoman italiana nella sua specialità e prossima atleta olimpionica. Ayomide ha anche accettato di essere qui con me stasera a raccontare la sua storia. Andrea Franzoso presenta così il suo ultimo libro “Viva la costituzione” nell’incontro organizzato dall’Università del Dialogo del Sermig e dalla casa editrice De Agostini ieri sera nell’auditorium Helder Camara dell’Arsenale della Pace. Erano presenti in diretta streaming altri due protagonisti del libro, il giudice Roberto Di Bella e Anna Maria Ajello, presidente dell’Invalsi. Ecco alcuni stralci dei loro interventi.
Ayomide Folorunso: ho cominciato con l’atletica come sport passatempo poi però mi sono innamorata pian pianino della pista. Un grande merito lo ha avuto il mio allenatore. Mi ha sostenuta sia nelle vittorie sia nelle sconfitte, che comunque mi sono state utili per migliorare sempre. Mi sento italiana al 100%, l’Italia mi ha dato tutto, da sempre. Per me quindi è naturale sventolare la bandiera italiana, cantare l’inno nazionale.
Sovente noi abbiamo paura di quello che non conosciamo. Io posso essere simpatica o antipatica ma questo non c’entra nulla con le tue origini o con il colore della pelle. Non si può chiudere le porte all’altro senza neanche volerlo conoscere: è un peccato!
Il lavoro dell’atleta è durissimo. Si lavora in maniera costante per almeno sette mesi per una gara che dura poi un minuto, ma ho imparato così a conquistare ogni momento con costanza e impegno. Ogni giorno metto da parte dei mattoni che poi mi serviranno un domani.
Concetti ribaditi anche da Anna Maria Ajello: è importante riflettere sul tema dell’educazione dei ragazzi in modo da formarli come cittadini a partire dalla scuola. In particolare, c’è una frattura tra ciò che viene insegnato e ciò che viene vissuto. Occorre coerenza e non ipocrisia: pensiamo ai nostri comportamenti. La nostra scuola parla ma non mette in pratica quanto enuncia. Io ho imparato l’importanza dell’apprendimento comunitario dalla mia professoressa di storia e filosofia che ci chiedeva a turno di scrivere gli appunti delle lezioni in modo che potessero essere sempre disponibili per tutti. C’è bisogno di autorevolezza da parte degli adulti in modo che possano essere modelli di comportamento per i ragazzi ...
Il magistrato Roberto Di Bella è impegnato a salvare i figli dei boss dal loro destino. Lui ha scelto di toglierli dalle loro famiglie d’origine perché potessero essere liberi di scegliere. Prima a Reggio Calabria, ora a Catania. Nelle famiglie delle ‘ndrine – racconta – i figli dei boss ereditano tutto dai padri e non sono liberi di scegliere della loro vita. Sin da piccoli respirano violenza, a 10 anni usano le armi, conosco adolescenti costretti ad usare violenza contro famigliari. La violenza genera violenza, vendetta chiama vendetta. Con i colleghi ci siamo accorti di questa enorme sofferenza dei ragazzi che vengono privati di sogni e spensieratezza e abbiamo deciso di agire. Così abbiamo iniziato ad allontanare dalle famiglie i casi più gravi. Li abbiamo portati fuori dalla Calabria e sono stati ospitati in case famiglia. Quei giovani hanno subito traumi enormi paragonabili ad esperienze di guerra. Per questo abbiamo voluto che sperimentassero modalità di vita alternativa, che il mondo non va avanti con la violenza, che la prigione è una dramma e non una medaglia.
A cura di Renato Bonomo