MADAGASCAR - ANTSIRABE'

Pubblicato il 30-04-2021

TRA I BARA

Sul prezioso patrimonio di incontri e iniziative di don Renato Rosso, missionario tra i nomadi del mondo, se ne innesta ancora una nuova: tra la gente Bara del Madagascar.

Ne nasce un percorso rispettoso, paziente, e semplice, che ha come meta una vita più piena e umana.

Progetto attivo dal 2019, e a continuare

Il nostro grande amico don Renato Rosso, classe ’45, mission ario “fidei donum” della Diocesi di Alba tra i nomadi del mondo, ci ha in tanti anni aperto a molti appassionanti incontri. Sovente particolari quanto la sua presenza missionaria, in India, Bangladesh, Filippine, Brasile, tra i Saharoui, e i Beduini...

Una testimonianza di amore e di condivisione, da cui nascono nuove storie. Sovente quella di una presenza di Chiesa in realtà ‘lontane’; sempre una presenza che aiuta le persone a trasformarsi nel segno dell’autenticità verso se stessi e gli altri. Col tempo che ci vuole… Si tratta di comunità molto tradizionali la cui evoluzione chiede nuove prospettive; ma sempre proposte nel rispetto dei loro valori più autenticamente umani, attraverso l’animazione presso famiglie e persone, nuove relazioni, nuove capacità. Perché tutti abbiano vita, e… in abbondanza.

Come sempre presenza, dialogo, e la scuola sono le chiavi di accesso; scuola nei modi e nelle forme adatti a inserirsi in genere quale novità assoluta nella storia di una comunità.

Su questo prezioso patrimonio di iniziative, se ne innesta ancora una nuova: assieme alla gente Bara, del Madagascar. L’incontro nasce dall’amicizia con un sacerdote malgascio, concretizzandosi poi in una avventurosa visita.

 

UN POPOLO NASCOSTO

La gente Bara, di tradizione nomade, si concentra nella parte meridionale dell’altipiano centrale, ed è ben presente nella regione di Antsirabé - territorio dove ancora molti passi devono essere fatti per assicurare una piena dignità di vita.

L’attenzione è poi in particolare qui rivolta ad una comunità di varie centinaia di persone, che vive quasi isolata in una valle lontana da tutto. Dalla città più prossima ci si arriva con qualche ora di auto, poi di moto, poi un giorno di cammino per valicare due catene montuose e guadare un fiume.

Si scopre così un mondo antico, popolato di gente serena e solare, di grande cuore e anima, aperta a incontrare, ma oggi ancora in condizioni di vita davvero estreme. L’isolamento ha escluso finora ogni tipo di conoscenza e assistenza sanitaria, e si muore normalmente senza neanche saper di cosa – ma comunque per cause quasi sempre curabili molto semplicemente -, in una condizione di pervasivo timore dell’azione di forze ignote ma ostili. La sussistenza è basata sul tradizionale pascolo nomade di zebù, il metro locale di ricchezza e prestigio; ricchezza però virtuale, dal momento che è il loro numero a conferire potere e rispetto, non il benessere che potrebbero procurare. Gli scambi sono fondati sul baratto: in una economia di pura sopravvivenza il denaro serve a poco. Pur con tanto terreno fertile, e molta acqua dalle montagne, la coltivazione non è nota, e si pratica solo la raccolta di alimenti spontanei. Il risultato è che l’alimentazione è insufficiente, che sopravvivere non è vivere.

Condividendo un po’ di vita si è ben percepita l’aspirazione a muovere nuovi passi.

 

UN PERCORSO, UNA META

Assieme al parroco Padre Felix, si è definito un percorso:

– Per la comunità Bara della montagna, essenziale, come primo passo, la presenza periodica – non meno di una settimana al mese per sfruttare bene lo spostamento lungo e difficile – di una équipe di esperti locali, capaci e autorevoli, ma particolarmente dotati nel costruire relazione e fiducia: un coltivatore, una infermiera, un maestro, accompagnati da un catechista, che accompagnerà in un cammino di libertà dalle paure con la fede che hanno manifestato il desiderio di conoscere. Un intervento da svolgere nell’arco di un tempo non breve, che chiede qualche risorsa per persone e viaggi. Con cui viene acquistato e di volta in volta trasferito materiale scolastico, e farmaci di prima necessità, sementi per le prime coltivazioni... Una grande risaia ha già preso il posto di un'area paludosa.

– Oltre alla semplice scuoletta presto realizzata, attivare un piccolo ambulatorio, dotato di strumenti essenziali, per iniziare un percorso di prevenzione, di educazione all’igiene, e sostegno sanitario.

– Ci si propone al contempo di sostenere anche analoghe iniziative svolte nell’ampio e disperso territorio della parrocchia di padre Felix, nella diocesi di Antsirabé: anche qui promozione umana nel campo della salute, igiene e sviluppo agricolo, di cui comunque grande è la necessità. In particolare attraverso la formazione di un buon numero di catechisti, che oltre al lavoro pastorale sono il contatto con la gente, le sue aspirazioni e i suoi bisogni.

Come sempre, nel massimo rispetto della cultura locale; preservata nei valori che persone e comunità non devono smarrire, ma preservare come base su cui costruire.

Nuove sfide attendono: col tempo che ci vuole saranno ancora vita.

 

 

Associazione Sermig Re.Te. per lo Sviluppo – Arsenale della Pace, Piazza Borgo Dora 61 Torino

IBAN: IT29  P030 6909 6061 0000 0001 481   Banca Intesa SanPaolo

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