ETIOPIA

Pubblicato il 30-04-2021

ACQUA PER I RIFUGIATI

Non cessa di crescere l’emergenza dei rifugiati eritrei in Etiopia: ad Endabaguna, sede del Centro di Transito dell’UNHCR, il progetto per realizzare un pozzo profondo per una maggiore disponibilità di acqua per i rifugiati e gli abitanti della città.

Progetto attivo dal 2019, e a continuare

L’Etiopia, benché Paese tuttora tra i più poveri nel mondo, è però tra quelli che accolgono il maggior numero di rifugiati, e il secondo in Africa: oltre 760.000 ad aprile 2020, con flussi che non si arrestano. Una conseguenza dello scenario di conflitti e vulnerabilità che affligge tutta la regione circostante.

Una componente importante sono i rifugiati eritrei, circa 173.000 ad aprile 2020, moltissimi ragazzi e bambini. Hanno iniziato ad arrivare dal 2000, appena cessati i combattimenti della guerra tra Etiopia ed Eritrea per i confini; ma il loro numero è poi via via cresciuto.

Dopo decenni di stato di guerra, che ha consumato le magre risorse, e causato decine di migliaia di vittime, su repentina iniziativa del neo primo ministro etiope, nel luglio 2018, i leaders di Etiopia ed Eritrea hanno sottoscritto l’avvio di una “una nuova era di pace e amicizia”: gesto che ha aperto ad una grande speranza, anche per l’esempio che ciò rappresenta rispetto a tanti altri conflitti che ancora lacerano la vita del continente Africano. Poco dopo due punti ‘ufficiali’ di frontiera sono stati aperti, e questo ha condotto ad incrementare subito molto gli arrivi giornalieri di rifugiati, che continuano. 

Dopo il vasto, pericoloso esodo dei giovani eritrei in fuga negli anni passati verso l’Europa, una intera generazione, chi lascia l’Eritrea oggi è gente stanca e sfiduciata che non vuole più attendere i cambiamenti che la pace si sperava portasse presto – rapidi e positivi invece in Etiopia. Sono anche famiglie che cercano di riunirsi dopo anni di separazione, e che tentano di ricominciare altrove.

 

ACQUA: BISOGNO VITALE

I rifugiati eritrei in Etiopia transitano in buona parte dallo ‘Screening Center’ di Endabaguna, non distante dalla frontiera, per poi venir raccolti in 4 campi, con l’assistenza e protezione dell’UNHCR, nella confinante regione del Tigray: Shimelba, Mai Aini, Adi Harush, e Hitsats.

Una fondamentale necessità segnalata è la scarsità di acqua sicura per il consumo umano rispetto al gran numero di persone: necessaria per bisogno vitale, e per tutelare condizioni igieniche e salute.

Si è al lavoro per questo con la Eparchia (Diocesi) Cattolica di Adigrat – Etiopia e altri esperti locali, in collaborazione con l’Associazione Butterfly, che da tempo opera nella regione in specifico nel campo dei progetti per dare disponibilità di acqua potabile.

 

 

REALIZZAZIONE DI UN POZZO PER LA CITTA’ di ENDABAGUNA

A Endabaguna, lo ‘Screening Center’ dell’UNHCR ospita per alcuni mesi diverse migliaia di rifugiati per i quali è porta d’accesso all’Etiopia – di cui il 30% minori non accompagnati -, oggi riforniti solo da autobotti militari con limitate razioni d’acqua, ben al di sotto del fabbisogno standard.

Lo stress idrico, aggravato da questa ampia e crescente presenza, è peraltro dell’intera città, 18.500 abitanti, 30.000 con quelli delle zone vicine, causa la aumentata siccità, e la riduzione della portata di alcuni pozzi tra i 40 e gli 80m da cui l’acqua viene oggi captata.

In un contesto dove difficili condizioni climatiche e insicurezza alimentare sono le caratteristiche salienti.

Il progetto si propone quindi di agire a favore della realtà locale nel suo insieme, con:

- la trivellazione e realizzazione di un nuovo pozzo con una maggiore profondità, 150m. circa;

- la realizzazione di un serbatoio a terra di 100mc;

- l’allacciamento con l’attuale rete di distribuzione cittadina e il campo di transito dei rifugiati.  

La migliore disponibilità d’acqua migliorerà stabilmente in particolare oltre il consumo, le condizioni igienico-sanitarie delle persone che, da sempre assai precarie, negli ultimi anni sono divenute critiche.

 

Progettazione e realizzazione sono curate dalla Ethiopian Catholic Church - Social and Development Commission Office of Adigrat Branch (ECC-SDCOAdB) che lavora nella intera regione del Tigray.

Anche grazie al rapporto consolidato con gli amici esperti nelle iniziative in Etiopia, è stato possibile intervenire in co-progettazione, per alcuni adattamenti operativi idonei a ottimizzare l’investimento.

Le autorità locali si fanno carico della realizzazione di strutture e strade di servizio, dell’allacciamento alla  distribuzione per la città, la realizzazione di una nuova distribuzione per lo ‘Screening Center’ dei rifugiati, acquisto della pompa sommersa, della estensione della rete elettrica per alimentarla, di un generatore.

 

Attesa la situazione che tuttora provoca la fuga di molti dall’Eritrea, le nuove installazioni estenderanno nel tempo la loro utilità; il coinvolgere tra i beneficiari anche i locali residenti nel territorio offre una significativa sinergia dal punto di vista tecnico della realizzazione, e previene una possibile contrapposizione nei confronti dei rifugiati che, pur alternandosi nella presenza, vi risiedono ormai stabilmente, e in numeri che rappresentano una quota oscillante ma sempre considerevole rispetto ai residenti locali.

Il budget del progetto, pur gestito con attenzione, resta assai impegnativo.

Come sempre ogni realizzazione nascerà dalla volontà di molti amici di farsi condivisione e speranza concreta per chi ne ha più bisogno.

Associazione Sermig Re.Te. per lo Sviluppo – Arsenale della Pace, Piazza Borgo Dora 61 Torino

IBAN: IT29 P030 6909 6061 0000 0001 481   Banca Intesa SanPaolo

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