Risposte concrete

Pubblicato il 07-02-2025

di Mauro Palombo

Il Villaggio Globale del Sermig da 30 anni affronta emergenze “normali” e straordinarie

Incontrarsi: conoscete una parola altrettanto bella? (dom Hélder Câmara)

Ricorrono in questi giorni i primi 30 anni di (vorticosa) attività del Villaggio Globale, il centro Sermig di Cumiana (TO). Dal 1994 è ospite di alcuni locali e terreni della locale scuola dei salesiani, in cui si svolgono costantemente raccolte e riciclo di materiali utili per l’invio come aiuti umanitari, attrezzature a supporto di progetti di sviluppo (11.400 tonnellate). Il Villaggio Globale è anche incubatore e laboratorio di sperimentazione di soluzioni tecniche innovative, via via sviluppate per rispondere a necessità di vita in aree dove lo sviluppo è solo agli inizi e si vive tra “normali” emergenze: acqua, cibo, igiene, luce. Completa il quadro una diversificata orticoltura, sopra e fuori suolo (alimenti per la cucina dell’Arsenale), ma soprattutto test ed evoluzione di tecniche da condividere per chi, nel mondo o in Italia, vuole attivarsi in questo campo. Un gran seminare!

Nel nome, il programma: un Villaggio, una comunità dove crescere, col contributo di tanti amici che la vivono; non chiusa in sé stessa, ma aperta per farci entrare il mondo; Globale, non per possederlo né per uniformarlo, ma per accoglierlo.

Una realtà articolata… innanzitutto uno spazio aperto all’incontro e all’accoglienza, perché da questo tutto prende avvio; luogo di scambio di esperienze con tanti che operano nel campo dello sviluppo, per percorrere un cammino condiviso. Un ambito dove trovare uno spazio per mettersi a disposizione, per cercare occasioni di consapevolezza, di significato, di efficace servizio ai poveri – più di 25mila ore di volontariato all’anno. Insieme, giovani, da poco e da molto tempo!

Come per gli Arsenali, anche questo è un luogo di “trasformazione” di persone, cose, piccoli pezzi di realtà. Dal confronto tra idee e azioni si individuano percorsi, si definiscono progetti. Con impegno, manualità e fatica, i materiali scartati – se ancora ce ne sono i presupposti dopo una severa valutazione – tornano capaci di vestire, calzare, curare, scrivere, giocare, elaborare, realizzare. Le partenze delle realizzazioni o dei carichi di aiuti (per dare un po’ di speranza alle comunità con cui collaboriamo) sono momenti di seria fatica e di festa nell’anima. Sono opere concrete che richiedono parecchio tempo e sana testardaggine. Un lieto fine; ma si finisce solo per iniziare di nuovo… Anche in diversi altri centri del Piemonte, dove altri gruppi di amici nel tempo si sono affiancati nel servizio.

Come ogni altro giorno di vita del Villaggio ci sentiamo sempre “alla Presenza”: anche questo non è una celebrazione, ma un Grazie! 


NP Novembre '24
Mauro Palumbo

 

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