Alcuni pensieri di Dom Luciano

Pubblicato il 19-01-2012

di dom Luciano Mendes de Almeida

La priorità non è lo sviluppo materiale, ma il benessere totale della persona umana. L´unica possibilità di superare la grande ineguaglianza tra poveri e ricchi è unicamente la fraternità, la solidarietà, la gioia di offrire agli altri i doni che abbiamo ricevuto dal Signore.

La condivisione, che porta all'identità più difficile, quella con i poveri, è simbolo dell'identità con tutti gli uomini.

Senza una vera stima per gli esclusi, sull’esempio di Cristo, sarà molto difficile comprendere l’urgenza della rinuncia ai privilegi, della condivisione con i bisognosi, della distribuzione equa della terra.

Chiediamo che il Signore ci ispiri cosa dobbiamo fare per il bene dei poveri. La grazia del Signore - e la mediazione della Madonna - ci faranno trovare la strada giusta che sia un’occasione di fare del bene per i giovani, che necessitano di avere degli ideali generosi e cristiani nella loro vita. Siamo nelle mani di Dio. Non importa il sacrificio che tutto questo comporta!

Siamo in questo mondo, secondo Gesù, non perché qui sia il nostro posto, ma per “fare bene il bene”, cioè aiutare gli altri in ogni loro necessità. Così, chi ama Gesù conosce il senso della vita in questo mondo e deve, in ogni momento, ascoltare le grida di sofferenza, vedere il dolore sulla faccia di milioni di esseri umani e sentire il desiderio di servire per amore finché il Signore ci chiamerà per essere per sempre nella “Casa del Padre”.

Oggi il pensiero che mi viene in mente è quello di avere una fiducia a fondo perduto in Dio. Solo Lui è capace di rispondere al nostro grido in cerca di vita piena per tanti esseri che soffrono. La vita è una vita per gli altri. E davanti alle ingiustizie e violenze solo in Dio troviamo la certezza che a loro non mancherà la vita, almeno nell’aldilà, se non adesso. È questo che ci conforta e dà la forza di vivere e lavorare senza sosta.

Sono milioni gli esseri umani che attendono il riconoscimento della loro dignità dove la disuguaglianza sociale è il triste frutto di un'ingiustizia strutturale ormai in proporzioni inaccettabili. Chi crede in Gesù Cristo non può sottrarsi a questa urgenza che invoca drammaticamente giustizia e solidarietà.

Il problema non è tanto il “liberare gli oppressi”, ma, come il buon samaritano che si è chinato sull’uomo caduto all’angolo della strada, avere gli occhi ed il cuore aperti per vedere quelli che sono oggi emarginati, lasciati da parte.

Purtroppo a noi manca la sensibilità di vedere la sofferenza che ci circonda. Ci sono tanti che non vedono e non sanno di non vedere, e nessuno li aiuta a vedere. Mancano i medici degli occhi nella nostra società.

La croce è “l’amore donato” nella solidarietà con i sofferenti del mondo.

Non basta confortare un bambino che soffre: è necessario che non vi siano più bambini abbandonati. Non basta tendere la mano al disoccupato: è necessario che una nazione si organizzi e garantisca lavoro per tutti.

Dalle mani di Dio riceviamo la terra affinché gli uomini la sfruttino a servizio dello sviluppo integrale di tutta l’umanità.


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