I doni dello Spirito Santo: Fortezza

Pubblicato il 26-03-2006

di Giuseppe Pollano

La violenza è… la virtù dei deboli, la fortezza e la forza dei miti e permette allo Spirito di inventare del bene che non c’era, anche in te e in me.

di Giuseppe Pollano

Non si può essere veri discepoli del Signore senza il dono dello Spirito della fortezza. Il cristianesimo è riuscito a perdurare nella storia grazie ai forti che, al di là degli umani cedimenti, hanno conservata la fedeltà a Gesù; i cristiani forti continuano a far vivere Gesù Cristo nella storia. Ecco perché la fortezza è essenziale.
La fortezza ci conferisce la capacità di essere lieti nello sforzo per Dio. Essere intrepidi e lieti di servire Dio a qualunque condizione è il frutto specifico di questo meraviglioso dono.
1. Volonta': Elemento indispensabile alla fortezza

Il dono della fortezza perfeziona ed eleva una qualità che già umanamente tutti possediamo, la volontà, la capacità spirituale di agire,...
2. Violenza: Il contrario della fortezza

La nostra cultura confonde continuamente la fortezza con quella che in realtà è il suo opposto, cioè la violenza. Qual è la differenza tra la fortezza,...
3. La fortezza come dono dello Spirito

Lo Spirito di Dio, il fortissimo Spirito che forgia i santi e i martiri, che ha tenuto in piedi la Chiesa nonostante ...
4. La fortezza nella vita cristiana

Nel concreto dove ci serve davvero essere forti?
Nella vita cristiana la fortezza è necessaria per: ...
5. Un dono che si chiede
La fortezza è più che mai desiderabile ovviamente ed è bello averla, ma non dimentichiamo che è un dono. Ogni dono ha due caratteristiche: ...


VOLONTÀ: ELEMENTO INDISPENSABILE ALLA FORTEZZA
Il dono della fortezza perfeziona ed eleva una qualità che già umanamente tutti possediamo, la volontà, la capacità spirituale di agire, decidere, assumersi responsabilità, perseverare nella fedeltà. Virtù ottimale nella vita cristiana, la volontà è innanzitutto necessaria come forza misteriosa quando si vuole raggiungere un qualsiasi obbiettivo che non sia banale. Appena un obiettivo comincia ad essere importante e prezioso è la volontà che deve mobilitarsi.

Poi richiede sforzo; in fondo, per ogni obbiettivo prezioso è indispensabile lo sforzo, perché abbiamo in noi troppe inclinazioni alla facilità, all’accomodamento; guai ad abbandonarci a questa deriva facile: l’unico modo è resistere a noi stessi. L’uomo ha da sempre capito che bisogna vincersi per riuscire. La nostra attuale cultura è quella del vincersi o del lasciarsi andare? Lascio a vostro giudizio, ma certo non siamo in un’epoca di eroi. In ultimo la volontà è talmente importante che, in concreto, descrive la personalità.
Dunque la fortezza perfeziona l’umano, com’è logico nell’opera di Dio: il Signore poco per volta ci modella a perfezione.


VIOLENZA: IL CONTRARIO DELLA FORTEZZA
La nostra cultura confonde continuamente la fortezza con quella che in realtà è il suo opposto, cioè la violenza. Qual è la differenza tra la fortezza, soprattutto sostenuta dallo Spirito Santo, e la violenza? La violenza è la tendenza abituale ad usare le forze istintive che abbiamo in noi - la forza materiale e la forza psicologica – per imporre ad altri i propri desideri. Se quando discuti prendi letteralmente o figuratamene l’altro per il bavero, tu sei violento, non sei forte. Se tu alzi la voce, usi i pugni, insulti, minacci e l’altro rimane sereno e calmo, non c’è dubbio che questo è un campione di fortezza.

La violenza è in effetti, uno degli aspetti più deboli della nostra personalità. Spesso diciamo: “Sono così debole che mi sono lasciato trascinare dalla rabbia, dalla mia irascibilità, dalla mia impazienza, dai miei desideri impulsivi” se non sappiamo neppure tenerci in bocca una parola sciocca o cattiva che ferisce. Se si è incapaci di autocontrollo in realtà si diventa dei trascinati, degli incapaci di imporsi a sé. Violenza e debolezza sono come le due facce della stessa medaglia, lontanissime dalla fortezza umana e, ancor più, cristiana.

Purtroppo oggi è presente sia come micro-violenza, quella del litigio per la strada o anche in famiglia, che come macro-violenza, quella politica, degli stati, dei dispotismi, delle aggressività che non finiscono. È un metodo di azione inferiore e brutale ormai diffuso a livello planetario. Un uomo mite è rarissimo, non si riconosce quasi; eppure il Signore, andando avanti nella sua carriera umana, è diventato sempre più mite, negli ultimissimi tempi della sua vita è anche entrato nel silenzio della mitezza. Una mitezza sconvolgente se ricordiamo che Gesù rimane il Verbo di Dio attraverso il quale sono state fatte e sono mantenute in essere tutte le cose, compresi gli uomini che lo mettono in croce.

Questo atteggiamento ci supera, ma noi siamo suoi discepoli, dunque diciamo no alla violenza. Chi può dire di essere mite? Certo desideriamo la mitezza, beatitudine che ci attira, ci convince e ci incanta, ma non finiremo mai nella nostra vita terrena di tenere a bada la nostra debolezza violenta, però è un cammino entusiasmante perché la persona comincia a dare testimonianza ad essere diversa.


LA FORTEZZA COME DONO DELLO SPIRITO
Lo Spirito di Dio, il fortissimo Spirito che forgia i santi e i martiri, che ha tenuto in piedi la Chiesa nonostante tutte le debolezze e i tradimenti dei credenti, ci rende capaci di patire e operare con letizia. Nella vita incontriamo tante avversità, di fronte alle quali l’uomo può diventare un uomo intristito, disperato, ribelle. È umano rimanere vinti dalle avversità, non c’è nulla di male in questo, siamo fragili e deboli. Ma patire non significa piegarsi rassegnati, spezzarsi sotto la prova, disperarsi, ribellarsi, odiare; patire è essere vulnerabili, tanto che saper patire è tipico del cristiano stesso, proprio come Gesù, il logos di Dio, che si è messo nella condizione di poter patire diventando uomo come noi schiavo del dolore, però non ucciso o schiacciato dalle avversità.

La vita è piena di patimenti. Innanzitutto quelli quotidiani dovuti alla fatica di una giornata generosa e buona che posso concludere o offrendo a Dio gli sforzi fatti o con un “finalmente è finita”. Il primo ha vissuto con fortezza la sua fatica, l’altro ha solo stretto i denti. Pensiamo alle malattie, ai dolori personali, piccoli o grandi. Pensiamo a quel tipo di dolore che è la disistima, che spesso coinvolge il cristiano: ci sono persone che vi stimerebbero perché siete intelligenti, equilibrati, competenti, ma avete la macchia che siete dei credenti!

C’è tutto un brusio da parte di tanti cristiani che infastidisce l’orecchio di Dio: è il lamentarsi continuo tra sé e sé o con l’amico che ascolta compiacente. Il non saper soffrire senza lamentarsi incessantemente è un’occulta rivolta, è una critica alla volontà di Dio. La fortezza invece rende capaci di lietamente patire. Il Signore ama chi dona con gioia e lietamente il proprio patire, che non significa morire col sorriso sulle labbra, perché patire fa patire, incide smorfie di dolore in faccia, ma il cuore rimane un cuore che non dice di no all’avversità, anzi sa dire: “Signore è la tua volontà, non cambierei neanche una virgola nel tuo disegno, perché voglio farti contento”. Come esercizio spirituale andiamo a vedere nei cassetti dei nostri cuori quante virgole abbiamo tolto al disegno di Dio!

La persona è un soggetto attivo, quindi opera. Lo Spirito fa operare le grandi “cose di Dio”, che sono sempre ardue. Una cosa di Dio può cominciare con facilità, perché altrimenti non inizieremmo neppure, ma diventa presto ardua, sempre in salita. Hai cominciato a pregare, Dio ti ha attirato, ti dà delle esperienze indicibili, irresistibili, ti trovi bene, e poi di colpo Dio ha spento la luce, ti sei trovato nel deserto, e allora è lì che cominciava l’arduo cammino di essere fedele a Dio nella tua preghiera, nella tua unione con lui. Dio non poteva continuare a trattarti come un bambino un po’ viziato, dunque doveva forgiarti perché tu potessi andare oltre i pericoli di qualsiasi genere, affrontare nella vita cristiana senza cedimenti.

Chi ha in sé la fortezza dello Spirito opera senza alcun cedimento o, quantomeno, senza intenzione di cedere. Posso anche cedere in qualche momento, sono fragile, ma immediatamente mi riprendo, non mi sopporto traditore, non voglio e non posso tradire così colui che non si è tirato indietro davanti alla croce per me; dunque gli chiedo aiuto, gli chiedo perdono. È un atteggiamento molto diverso da quello di quei cristiani che adoperano Dio per se stessi, che dietro al nome cristiano hanno fatto passare tante porcherie, tanti compromessi, confusioni, ipocrisie. No! La fortezza è pulita, limpida.


LA FORTEZZA NELLA VITA CRISTIANA
Nel concreto dove ci serve davvero essere forti?
Nella vita cristiana la fortezza è necessaria per:
o affrontare il giudizio sociale spesso ironico o aggressivo
o conservare nelle conflittualità la mitezza e la bontà disarmante
o tenere fede ai propri impegni morali e apostolici, nelle variazioni che la vita porta
o non deflettere dalla propria santificazione
o intraprendere iniziative nuove e difficili per la gloria di Dio

In una società come la nostra che non è più cristiana, il giudizio degli altri verso il cristiano spesso è ironico o aggressivo, fa soffrire. Ci potranno essere persone a cui vogliamo bene che ci trattano così, e ci spezza il cuore perdere quell’affetto, quell’amicizia, quella confidenza. Eppure “chi ama chiunque altro più di me non è degno di me” (Mt 10,37) è la grande parola di Gesù che può far soffrire. La fortezza mi sostiene a patire, a soffrire, persino a offrire la sofferenza per quelli stessi che me la procurano, a far sì che nessun giudizio mi impedisca di essere cristiano e di mostrarlo coi fatti.

Tutti possiamo a questo punto metterci in questione, perché è ben noto che l’ambiente influenza nel comportamento, e per tutti c’è la tentazione del “camaleontismo”. Anche nella Chiesa c’è il rischio di non parlar troppo forte per non offendere l’orecchio di qualcuno, anche quando si tratta di dire le verità di Dio. L’equilibrio tra la prudenza ideologica e il coraggio della verità non è mai provato fino in fondo. Parliamo di Gesù Cristo con un islamico oppure parliamo di Dio in modo da accordarci a pregare insieme? Si può parlare di Maria con un luterano o parliamo solo di Cristo e così preghiamo insieme? Con dolcezza, umiltà e fortezza, il cristiano parla di tutto ciò di cui parla la santa Chiesa, perché lui è eco della Chiesa, eco di una voce che non può mai tacere.

Un altro aspetto indispensabile della fortezza cristiana è conservare la mitezza. Nella cronica conflittualità della vita non c’è giornata in cui non siamo esposti a piccoli o grandi conflitti. Lo stile nostro ormai, sia nei micro che nei macro conflitti, è il discutere subito perché siamo poveri di razionalità, di calma, di argomenti, dei veri elementi per dialogare. Non accettarti come uno che ormai ha dei riflessi condizionati, che a una provocazione reagisce con un’altra provocazione, innescando un processo che non finisce, rifiutando di imparare la mitezza di Cristo e diventando uno scolaro fannullone alla scuola del Signore. Mite non è una persona insensibile o apatica o che non si indigna per un valore ferito - anche Gesù s’è indignato - ma indignarsi non vuol dire arrabbiarsi, prendere per il collo: sono mite, mi indigno fortemente, patisco, alzo la voce, grido, predico, ma intanto voglio bene a tutti.

Altro frutto prezioso della fortezza è tener fede ai propri impegni morali e apostolici, nella grande variazione della vita, fuori e dentro di noi. È impossibile essere cristiani e non aver conosciuto la fluttuazione continua in noi di momenti positivi e negativi, siamo fatti così, abbiamo i nostri ritmi interiori più o meno controllabili. Lo Spirito ci dona di rimanere all’altezza della situazione, fedeli ai nostri impegni al di là delle nostre variazioni. Non dovete stupirvi se la vostra vita cristiana ondeggia, una volta vi sentite in cielo un’altra volta avreste voglia di non far più niente; anzi, bisogna pure che capiti, per poterci accorgere che siamo capaci della tenuta spirituale anche nel difficile. Non spaventiamoci, siamo creature. Lo Spirito c’è per sostenerci, per incoraggiarci, ci dà la certezza che volendo si può. Lo Spirito è amico, è fedele, è buono, è benigno, è forte, pertanto abbiate molta fiducia nello Spirito Santo in voi, soprattutto per affrontare situazioni oggettivamente difficili. Affronta la situazione semplicemente, sapendo che con l’aiuto dello Spirito passerai brillantemente in mezzo a questa tua debolezza, e ne verrai fuori pulito, semplice.

Lo Spirito c’è sempre, non arrendiamoci, non facciamoci troppo presto deboli, che è una tentazione insidiosa, perché assomiglia perfino all’umiltà! Sembra da umile dire che sei un poveretto debole. Non fatevi mai più deboli di quello che siete, perché lo Spirito vi rende tutti forti, credetelo, è questa la fede nello Spirito Santo.
Attenzione: costa poco credere che lo Spirito Santo ci sia, ma chiediamoci se crediamo veramente che lo Spirito sia in azione dentro di noi e ci rende forti.

Il cammino cristiano svela tutta la sua grandezza e la sua bellezza quando incontriamo nella Bibbia frasi tipo “questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1 Ts 4,3). Questa è una frase veramente completa. Paolo unisce “la volontà di Dio” con “santificazione”, una parola di quelle forti e chiare, una parola che implica una azione dinamica, quindi un cammino che si fa poco per volta. Se sento questa frase troppo forte per me, automaticamente la faccio rimbalzare a qualcuno che ritengo santo, mentre io mi rifugio in “non posso Signore, perché sono debole”, un atteggiamento non solo ambiguo e ingenuo, ma anche un po’ malizioso, perché defletto quando il progetto cristiano si svela in tutta la sua ampiezza. Di cristiani a metà, di nani cristiani ce ne sono molti perché hanno deciso di fermarsi nel cammino della santificazione. La fortezza non ci fa rimanere rannicchiati e fermi, ci stimola. Quando rischiamo un po’ di intiepidimento, il che capita a tutti, lo Spirito non ci lascia in pace, pizzica, pungola, ci fa sentire fedeli; non vuole che ci sediamo, non siamo nati per il riposo ma per l’impegno, il nostro cuore è fatto per le cose grandi.

Alla vetta di questa efficacia dello Spirito sta la creatività per intraprendere iniziative sante, nuove e anche difficili per la gloria di Dio e per il Vangelo. Ogni suscitatore di cristianesimo non è altro che un animato della fortezza dello Spirito. Lo Spirito inventa, crea. La creazione non è finita, la santità non è ancor tutta visibile nel mondo, santi ce ne saranno sempre, questa è la bellezza visibile della fortezza. Ogni storia cristiana non ha le cose facili, deve sempre andare oltre, inventare del bene che non c’era, continuare a inventarlo nel piccolo dell’individuo e ancor di più nella Chiesa. Quando la Chiesa ha perso un po’ questo aspetto creativo, perché tutto sembrava assestato e solo da ben amministrare, si sono verificati dei paurosi collassi. Allora è lo Spirito che rinnova.
Io mi aspetto che lo Spirito mi suggerisca sempre qualcosa di nuovo, non sto a vedere se è facile o difficile, il nuovo è bello e, se mi costa, va bene lo stesso e faccio. Aspettatevi anche nel piccolo della quotidianità momenti in cui lo Spirito vi suggerisce una cosa che non avreste fatta senza il suo stimolo.

La vita dei santi è meravigliosa. In genere i santi iniziatori di opere sono sempre molto ricchi di fortezza, l’unico pericolo è poi quello che i seguaci poco per volta planino un poco, si limitino a vivere quello che c’è già. Spesso nella vita della Chiesa anche i grandi movimenti religiosi, hanno avuto bisogno di innovazione, di un colpo d’aria nuovo, perché si erano un po’ adattati. Ma lo Spirito è vigilante e non si rassegna, non ci lascia dormire e quando stiamo addormentandoci ci dà un buon scossone anche attraverso situazioni difficili, preoccupanti, che ci sfidano e ci mettono alla prova. Tutto questo per tenerci svegli nel bene.


UN DONO CHE SI CHIEDE
La fortezza è più che mai desiderabile ovviamente ed è bello averla, ma non dimentichiamo che è un dono. Ogni dono ha due caratteristiche: c’è chi te lo dona e, essendo un dono, puoi anche chiederlo, non è una merce che si paga. Gesù ce lo ha detto: “se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lc 11,13; Mt 7,11). Spesso noi non chiediamo lo Spirito, non ci pensiamo neppure, e allora diventiamo deboli. Vuoi far andare avanti l’automobile dimenticando che serve il carburante? Chiedi, chiedi, ti sarà dato spirito di santità ed eroismo quanto ne vuoi; non cominciare le “cose cristiane” come se dovessi farle tu, rischieresti di fermarti a metà strada.

Chiedete forza di Spirito, perché ogni cristiano è certamente chiamato all’eroismo sia in momenti forti che nella vita quotidiana. Il cristiano spinto dallo Spirito all’eroismo non è l’eroe romantico, è l’eroe pratico che si gioca il tutto per tutto, che va avanti anche nelle piccole cose quotidiane che solo Dio vede. Davanti alla sofferenza, alle difficoltà, ai problemi c’è chi si dispera e chi vive un fine eroismo.
Oggi, in tempi dichiaratamente deboli - pensiero debole, azione deboli, scelte facili - soltanto i forti rimangono in piedi, “scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il maligno” (1 Gv 2,13), “ho scritto a voi, giovani, perché siete forti” (1 Gv 2,14). La debolezza è una malattia contagiosissima, una tentazione continua. Se tutti sono tranquilli, perché non lo devi essere anche tu? Chi riceve da Dio la fortezza non fa discorsi rassegnati.

Ricordiamo infine che la fortezza dello Spirito infonde gioia, ossia sentimento di giusta vittoria, non senso di compiacimento. La gioia che accompagna lo sforzo cristiano è la prova che lo Spirito ha lavorato in noi.
Chiedere sempre lo Spirito per essere sempre più forti, sicuri di essere esauditi, per far parte di un popolo forte e mite, dunque non violento e non vile, come Gesù.

Giuseppe Pollano

I doni dello Spirito Santo: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timore di Dio

Vedi il dossier:
Mons. Giuseppe Pollano - riflessioni inedite per la Fraternità del Sermig

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