Maria, Madre dei giovani (1/2)

Maria, Madre dei Giovani (1/2) - Essere giovani significa anche farsi le giuste domande senza farsi influenzare dalle negatività della cultura dominante.
di Giuseppe Pollano
 
 
Preghiera Maria Madre dei Giovani sottoscritta da papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVIÈ la nostra invocazione quotidiana. Il 22 dicembre 2000, durante il Giubileo della Pace, Giovanni Polo II ha condiviso con noi il suo amore per Maria di Nazareth, permettendoci di chiamarLa con il nuovo nome di Maria Madre dei Giovani. Leggendo la preghiera che Le abbiamo dedicato, Giovanni Paolo II e successivamente Benedetto XVI l’hanno fatta loro. Ogni anno, il 22 dicembre, ne celebriamo il ricordo.

Maria,
è dai giovani che parte il futuro.
I giovani possono prendere il buono del passato e renderlo presente.
Nei giovani sono seminati la santità, l’intraprendenza, il coraggio.
Maria, Madre dei giovani,
coprili col tuo manto, difendili, proteggili dal male, affidali a tuo Figlio Gesù
e poi mandali a dare speranza al mondo.


È bello e utile immaginare Maria madre delle persone che stanno vivendo il tempo della umana giovinezza, estremamente importante e decisivo per la vita di una persona. Quindi si giustifica il titolo di una Madonna particolarmente attenta ai giovani.
Però è bene non pensare i giovani in modo statico, perché la loro condizione è quella di divenire, e allora questo titolo della Madonna non interessa soltanto i giovani, per due ragioni. La prima: nelle cose dello Spirito non si è mai concluso il cammino del divenire e certi problemi non ancora risolti nel momento giusto si possono risolvere successivamente. La seconda: l’adulto maturo nella sua fede è proprio colui che usa rivolgersi a chi sta arrivando dall’età più tenera per aiutarlo a diventare adulto.


1) che cosa è la giovinezza?

Se dunque Icona Maria Madre dei GiovaniMaria è la Madre del tempo dell’umana giovinezza, è importante rendersi conto di che cosa possiamo intendere con questo termine così comune, fascinoso e misterioso.
Senza addentrarci in analisi sociologiche, possiamo dire in modo veritiero, cioè adatto a tutti i tempi e quindi anche al nostro, che la giovinezza è soprattutto il tempo del “non ancora”. Il tempo in cui si costruisce una identità grazie alla valorizzazione del sé.

1.1) la giovinezza è il tempo impegnato nel compito di divenire adulti
Non si diventa adulti solo perché il tempo passa. Il divenire è un compito molto personale e responsabilizzato, pertanto richiede un impegno. Perciò la contraddizione più pericolosa, non rara nei nostri tempi, è il pensare alla gioventù come al tempo di un “beato” disimpegno; questo è proprio il contrario di ciò che bisogna che accada.
Dunque non sei ancora, e proprio perché non sei ancora, prenditi il compito di essere ed impegnati. Il che di fatto implica un secondo passaggio.

1.2) costruirsi una identità
Il cammino di essere me stesso si solidifica lentamente, è fatto di alcuni elementi che ho scelto e di altri che ho scartato – esercitando dunque un discernimento, un’attenzione su di me – per diventare non una qualsiasi cosa, ma possibilmente ciò che voglio, non per volontà di potenza, ma per un senso giusto di dignità. Dunque costruirsi una identità.
È un tempo di estremo interesse dove, purtroppo, può accadere un lento disfarsi della personalità.

1.3) essere capaci della valorizzazione del sé
Tutto questo costruirsi deve partire da un senso sereno ed ottimistico, si realizza grazie alla valorizzazione di se stessi. Il vero valorizzarsi è fondato sul fatto che tu sei un valore.
La giovinezza è il tempo in cui tu ti valorizzi nel modo giusto e fondato, guai se vivi di disistima, di sospetto su te stesso o addirittura di sfiducia. È un tempo affascinante e per i cristiani poi il fascino aumenta, perché non si tratta solo di costruirsi all’umana, cosa necessario, ma addirittura di costruirsi in Gesù Cristo, il quale accetta di essere con noi il nostro costruttore con il suo Spirito. Gesù ci dice che viene in noi perché anche lui si è costruito. Come è bello e provvidenziale l’accenno di Luca che Gesù cresceva in età, sapienza e grazia; sono sostantivi non solo teologici, ma anche antropologici.


2) l’itinerario è fatto di tre inquietudini intrecciate

Raduno di giovaniLa giovinezza è un cammino soprattutto soggettivo: è la mia avventura. Infatti, dentro di me ci sono tre attese, tre inquietudini che continuamente si intrecciano, creando il mio movimento vitale. Infatti il segreto del mio divenire riuscito è che sarò me, avrò incontrato le persone giuste e quindi le avrò scelte, e avrò trovato, proprio perché sono le persone giuste, sufficienti relazioni di amore che mi sostengono e le sostengono.

2.1) Chi sarò?
Oggi questa domanda si pragmatizza in “cosa farò?”, e si pensa subito a un lavoro, ad una professione, ad un inserimento sociale. Questo è legittimo, ma non è sufficiente. Peggio quando la domanda diventa “quanto guadagnerò?”, perché l’ambizione di essere qualcuno scade ad un livello molto basso.
Il “chi sarò” è di grande importanza. Il cristiano non può non porsi questa domanda, perché sa bene chi vuole essere.
In ogni caso è un’inquietudine che matura in una seconda domanda.

2.2) Chi incontrerò?
Non si può essere senza incontrare l’altro, chiunque esso sia. Il “chi sarò?” non ha mai un esito di solitudine, perché nessuno accetta l’ipotesi di essere sempre solo. Dunque ci vuole l’incontro degno di questo nome, che non sarà da subito l’incontro con Dio in Cristo, ma tale da poter dire che non sono più solo.
È evidente che l’incontro non è da intendersi con chi mi farà fare carriera, ad esempio un buon socio di affari. Si presenta quindi una ulteriore domanda.

2.3) Chi amerò?
Chi amerò? Da chi sarò amato? Quando sbarco sulla spiaggia del volersi bene, serio, capisco che prima ero ancora in alto mare.

Queste sono inquietudini che i giovani spesso vivono da soli o con pochissimi aiuti e si portano dentro senza coglierle con lucidità E se non riesci a formularle a te stesso.
Nella nostra cultura non hai il tempo di coltivare queste domande e quindi non crescono tranquille, causando così una serie di problemi.


3) come la nostra cultura influisce sulle precedenti domande

Nella nostra maniera di vivere, le precedenti domande sono compresse dall’ansia e dalla sfiducia, esasperate dalla fretta e dalla volontà di potenza, fuorviate dai modelli di vita dominanti.

3.1) domande compresse dall’ansia e dalla sfiducia
L’ansia e la sfiducia, due stati d’animo pericolosi, comprimono queste domande, ci obbligano a fare sempre nuove cose e, nello stesso tempo, a essere quasi sicuri che non ne caveremo niente. Situazione angosciante, infatti i giovani sono senz’altro angosciati.

3.2) domande esasperate dalla fretta e dalla volontà di potenza
Sembra di dover subito fare tutto. La fretta fisica e psichica ci tradisce, non c’è nessun bisogno di aver fretta in questo cammino.
La vita spirituale ignora la fretta, va avanti senza lentezze colpevoli, con quiete. Il nostro Dio non sonnecchia, è il Dio dell’ordine: puoi anche arrivare a velocità vertiginose, ma è tutto ordinato né più né meno di come deve essere. Così è il tuo cammino spirituale. Naturalmente questo si fa più facilmente se qualcuno ci aiuta.
Non ti lasciare prendere dall’ansia, cioè non permettere che ci sia un travaso del tuo aspetto psichico nel cammino spirituale. Giovani in cammino lungo un sentiero di montagnaFidati di Dio, lui regola il suo passo sul tuo, e cammini bene. Ci possono essere inquietudine e ansia dovute al tuo temperamento o a ragioni umane o al come sei stato educato, però con Dio cresci con calma, lui ti conduce.
Inoltre questa fretta ci esaspera perché oggi è molto esaltata quella che Nietzche definiva “la volontà di potenza”, di affermazione, di successo. Per esempio ci sono giovani che frequentano compagnie di livello inferiore al loro, perché lì hanno successo, sono più furbi e applauditi.
È necessario essere molto attenti al bisogna arrivare, perché si casca nella nevrosi da insuccesso. Anche nel campo spirituale. Adulti tormentati dall’idea “Chissà cosa vuole Dio da me?” pensano a una miriade di progetti, invece la prima cosa importante da fare è non pensare a quale progetto Dio mi chiama, ma abbandonarsi a lui. Può sembrare di stare con le mani in mano, e questo sarebbe vero se non avessimo a che fare con Dio. Ma se tu ti fidi di lui, non ti fa stare con le mani in mano, ti conduce; se non ti fidi, continui a domandarti cosa devi fare, e allora sbagli il metodo. Bisogna essere molto attenti, perché la nostra cultura ci spinge a questo.

3.3) domande fuorviate dai modelli di vita dominanti
La cosa forse più preoccupante è che il cammino della giovinezza con le sue inquietudini è fuorviato dai modelli di vita dominanti.
Il modello economico, oggi dominante, fa diventare il “chi sarò?” in “quanto guadagnerò?”. Il giovane che dopo gli studi vuole un lavoro altamente redditizio si pone un obiettivo che non è detto che succeda. Quindi questo modello è fuorviante non solo sul piano economico, ma anche sul piano emotivo, sentimentale, etc.
Il modello della controcultura, anche questo oggi presente, mi fa dire che sono uno che cercherà di spazzare via il nostro sistema. Anche qui ci troviamo di fronte a un modello fuorviante. E così via.
Noi cristiani guardiamo i modelli di vita in modo critico, ma non possiamo negare che un po’ ci influenzano. La preghiera e la riflessione ci aiutano.
Bisogna coltivare le domande senza sciuparle, ricordando che non hanno risposta solo terrena, ma soprattutto divino-umana in Gesù Cristo.

tratto da un incontro all’Arsenale della Pace
testo non rivisto dall'autore
 

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