Fraternità nella Chiesa e Fraternità della Speranza (1/2)

Fraternità nella Chiesa e Fraternità della Speranza (1/2) - I due capitoli Fraternità nella Chiesa e Fraternità della Speranza propongono il tema della comunione di vita che il Sermig intende realizzare.

di Giuseppe Pollano


Nella prima frase del capitolo Fraternità nella Chiesa troviamo le parole struttura e presenza (Se vuoi vivere in questa Fraternità i doni del tuo battesimo, Sabino Matta, Il discorso della montagnascegli di essere nella Chiesa non come in una struttura, ma come in una Presenza, la presenza di Gesù [&]), due termini antagonisti della cultura di oggi. Simboleggiano molto bene due modi di vivere che, portati allestremo, collidono: o si vive in un modo o nellaltro.
Il termine struttura è anche alla base di una concezione filosofica della vita. Quando struttura viene applicata alle cose (oggetti, letteratura, etc.) non si entra in grandi contraddizioni, ma quando la si applica alluomo la questione diventa importante. Il termine presenza è molto ricco (cfr. la riflessione Parola e Presenza di Dio) ed ha una sua profondità: tutta la Bibbia è un intrecciarsi di presenza.


1)   Lalternativa tra struttura e fraternità:
       domanda alle nuove generazioni


Supponiamo di porre alle nuove generazioni una domanda: volete essere nella vita elementi di un sistema che vi organizza e vi retribuisce se funzionate, oppure soggetti aperti e rivolti agli altri per costruire nella libertà un insieme dove vivere con altri e per altri verso una felicità comune?

1.1)   le due posizioni: struttura e fraternità

Non ci vuole molto a rendersi conto che la prima situazione posta nella domanda è precisamente la struttura della vita oggi. Solitamente uno non va in unazienda avendo lo scopo dellazienda, semplicemente accetta di essere un elemento organizzato a quello scopo, anche se a lui non interessa per nulla, e, se funziona bene, ne riceve una retribuzione. Questo percorso può essere necessario per ottenere risultati dal punto di vista economico, non si sta parlando di una struttura di per sé iniqua, ma se ti interpreti solo come elemento di un sistema, allora la situazione diventa rovinosa. La struttura ti richiede unicamente di funzionare bene, tutto il resto di te non può interessare se non è funzionale allo scopo della struttura stessa. Tu sei e rimani una cosa.
Nella seconda parte della domanda il termine soggetto evidenzia che ognuno è soltanto, e in modo irripetibile, se stesso, il termine altri che non si rimane chiusi e che, dovendo vivere assieme, si costruisce non perché mi pagano, ma perché lo voglio.
Evidentemente oggi nessuna struttura di carattere culturale, economico, sociale, ... propone questa soluzione. Invece è la scelta giusta perché per prima cosa ti rispetta come soggetto, non ti chiede di essere una cosa neanche per un poco; poi implica che non cammini in solitudine, ma che vivi a braccia aperte con uno scopo primario preciso, che non è quello di gratificarti o fare amicizie, ma di costruire liberamente con altri e per altri una realtà buona e felice. In modo descrittivo questa potrebbe essere la definizione di fraternità, un ideale a cui tendere e da tenere sempre ben presente in mente.
Le società in cui viviamo sono invece molto tese ad uno strutturalismo generale; anzi, più avanza quella che noi ostinatamente chiamiamo civiltà, più siamo strutturati, tanto è vero che poi è difficile salvare, allinterno della struttura, dei tempi soggettivi.

1.2)   la scelta della fraternità

Evidentemente siamo obbligati ad una scelta tra struttura (sociale, economica, aziendale, politica, ...) e fraternità (presenza, incontro, amicizia, unione, ...).
La struttura può creare degli automi, persone efficienti ma con la perdita della personalità, incapaci di compiere un gesto, anche buono, che non sia suggerito. Daltronde tutti abbiamo questa tendenza, perché la persona umana ha una certa inclinazione a lasciarsi adoperare, cosa che, in fondo, dà sicurezza: ho fatto il mio dovere, sono a posto. La libertà invece è molto più rischiosa, perché il bene che la mia libertà inventa oggi, ispirato da Dio, sono poi io che devo decidere di farlo.
La Chiesa stessa è continuamente in questo dilemma, che non risolverà mai fino alla fine dei tempi, perché può essere fraternità ma anche struttura. Nella regola si evidenzia questo rischio: scegliamo di essere nella Chiesa non come in una struttura, ma come in una presenza, quella di Gesù. Consacrati del Sermig pregano nella cappella dell'Arsenale della Pace di TorinoLa Chiesa, quindi ognuno di noi, deve continuamente recuperare la dimensione della fraternità. Il Vaticano II ha rappresentato il grande sforzo di tornare ad essere fraternità: la sua idea dominante è stata la comunione, facendo cadere la definizione della Chiesa come società perfetta che era pericolosamente strutturale.


2)   Le condizioni per poter vivere nella fraternità

È possibile vivere come fraternità?

2.1)   cancellare la parola impossibile

Ci vuole sempre un pizzico di utopia, di qualcosa che va al di là e che ci sembra impossibile, perché se non accettiamo che con Dio tutto diventa possibile (Mt 17,20), allora non abbiamo ancora capito che un cristiano può realmente andare al di là del possibile umano. Anche il Sermig deve vivere animato da un po di utopia, che vuol dire sempre più, sempre meglio: un cammino dove non si arriva mai e si va sempre oltre. Se si perde questo modo di procedere, si ritorna ad essere geometrici, prevedibili, strutturati: si perde la creatività, la novità.

2.2)   vivere il vangelo e la carità come stile

È quindi possibile vivere la fraternità, ma ad una condizione: vivere vangelo e carità come stile, perché solo Gesù è luomo che incarna senza tradimenti la nostra dignità. Gesù è apparso molto pericolosamente antistrutturale. Ce ne ha dato un esempio a proposito di carità: ha preso di mira una delle leggi più intoccabili dellebraismo, ha violato il sabato (es. Gv 5,5-16). Infatti è partita di lì lidea di eliminarlo, perché in nome della carità osava mettere in questione la struttura. Sembra questo un esempio collocato in un preciso luogo e tempo storico, invece vale anche oggi: senza accorgersene possiamo abituarci alla struttura e, di conseguenza, limitare la nostra capacità di amare. Illustrazione di Cristo che semina sulle pagine del VangeloSenza lo spirito del vangelo pian piano tutto si affievolisce, tutto diventa ripetitivo. Lamore e il bene non possono essere ripetitivi!

2.3)   la medicina della fraternità

Oggi realtà come il Sermig si prospettano come una medicina a una lunga malattia umana che si è logorata nelle strutture.

2.3.1)   tutti gli ismi della storia sono diventati strutture
Negli scritti giovanili di Carlo Marx troviamo una bellissima frase che testimonia la diversità tra Marx e lideologo da cui è poi nato il marxismo storico: Se con il tuo amore amando una persona non la trasformi in un essere amato e in un essere che ti riama, il tuo amore è una sventura, a dire che non ami una persona per te, ma le fai sentire che è amata, la risvegli, le fai capire che questo è il modo di vivere, per cui si crea una circolarità di amore; se non ami così il tuo amore sarà egoistico, una sventura.
È importante notare che lidea di comunismo è antichissima, non cè solo quello marxista, quindi si sono succedute tante forme, tutte diventate strutture.
Pensiamo anche solo al XX secolo. Ci vengono immediatamente alla mente enormi macrostrutture quali il nazismo e il comunismo che hanno coinvolto milioni e milioni di persone. In apparenza erano molto diverse, in realtà tutte e due sotto limperiosità di unidea che trascendeva tutti, hanno trasformato persone libere in quello che sappiamo.

2.3.3)   lorganizzazione socioeconomica obbliga ad essere cose
Quando parliamo della mostruosità storica di nazismi, comunismi cè un sostanziale accordo, invece la maggior parte non come condizione patologica la struttura socioeconomica, anzi la ritiene normalissima. La realtà industriale ha strutturato in maniera pesantissima la vita delle persone. È chiaro che non bisogna disfare tutto, si tratta di recuperare libertà, perché, anche se sono stati fatti passi avanti da quando si facevano lavorare i bambini dodici ore al giorno, la mentalità è rimasta. Le riflessioni che oggi si fanno sulla globalizzazione incominciano a scavare un po nel problema: Mercato kenyotase una decisione presa in una parte del mondo diminuisce il pane per altri è chiaro che siamo in una iniquità. Il pericolo è che si continui a non accorgersene, si è nella situazione del malato che ritiene di essere sano.

2.3.3)   i compiti della fraternità
Occorre quindi creare luoghi dove si percepisce che si vive in modo diverso. Dove ti trovi tra soggetti rivolti agli altri e che non pongono alcuna condizione, che vivono in un legame di simpatia, accoglienza, amore. Fa molto bene respirare questa atmosfera diversa, riscoprire un tipo di rapporto umano gratuito, cordiale, attento che nella società non cè, neanche nei luoghi di divertimento che sembrano estremamente liberanti ed invece non lo sono, perché per divertirti paghi e ciascuno è estremamente solitario.
Questi luoghi rigeneranti hanno però anche un altro fondamentale impegno, perché non bastano le buone opere e la testimonianza. I nostri ragazzi sono educati in una cultura che trasforma i soggetti in casi e in cose, per cui una realtà come ad esempio quella del Sermig deve anche produrre una nuova cultura, aiutare le intelligenze ad assumere un atteggiamento critico dinanzi a tutto ciò che appare in ordine e che invece non lo è.
Tale aspetto di intelligenza critica e la nuova cultura della fraternità dovranno avere un grande avvenire per recuperare luomo nella sua piena dignità.

tratto da un incontro allArsenale della Pace
testo non rivisto dall'autore

 

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