Formazione permanente

Un cammino di formazione, personale e comunitario, che durerà tutta la vita.

di Rosanna Tabasso

 

Educarsi per educare è lo spirito di questa pagina della Regola. Ognuno di noi è anzitutto protagonista della propria crescita armoniosa, dall’età della ragione al termine della vita. Neanche chi fa parte di una fraternità può delegare ad altri la responsabilità di formarsi come persona.
Solo persone ben formate rendono solida e completa la fraternità di cui sono parte. Per trasmettere la propria esperienza, il proprio sapere ed essere accolti ed ascoltati soprattutto dai più piccoli e dai più giovani, bisogna accettare e applicare un metodo: prepararsi per tutta la vita, tenere allenata l’intelligenza, saper usare occhiali giusti, avere orecchie attente, non abituarsi e soprattutto non sentirsi mai arrivati, appagati come chi crede di sapere. Alla base del metodo c’è proprio l’umiltà di chi sa di non sapere, di non bastare a se stesso, ma si sente creatura limitata, in continua ricerca. Mi viene incontro un’immagine della Scrittura. Dio come il vasaio dà forma alla sua creatura pensandola, amandola, dando un corpo all’anima abitata da Lui.
E poi lascia che questa sua creatura completi l’opera lungo il corso della vita, prendendosi cura di sé, del proprio corpo, del proprio cuore, della propria mente; ogni parte ha la sua dignità ed è questa interezza che ci fa immagine di Dio, tempio di Dio. Spesso siamo tentati di ridurre la formazione al sapere, alla sfera della conoscenza. È sicuramente necessaria una buona preparazione teorica, tempi dedicati allo studio, all’approfondimento, perché la nostra vita è estremamente complessa e mai come in questo tempo siamo sollecitati da problematiche nuove.

Ma non basta. Il sapere nutre la mente, ma se non si impasta con la vita, non diventa sapienza. Bisogna anche imparare a leggere i segni del nostro tempo con la sapienza del cuore. Vivere la strada, la piazza come una scuola, imparare dal momento presente, dalla gente, dalle situazioni che viviamo. Imparare da tutto e da tutti. Al Sermig siamo soliti concludere i nostri incontri rispondendo alla domanda “Cos’ho imparato oggi?”, per non fare della teoria, per non rischiare di lasciarci scivolare addosso i momenti vissuti e imparare a fare memoria degli insegnamenti raccolti. Solo ciò che tratteniamo diventerà parte della nostra vita e dunque avrà contribuito a darci una forma più completa. È formazione anche il rispetto del nostro corpo: imparare a nutrirci bene, a non essere viziati nel cibo ma scegliere un’alimentazione sobria e sana; mantenerci in salute, rispettare il riposo e lo svago, senza perdere tempo in banalità, ma cercando il proprio ritmo; prendersi cura del proprio aspetto esteriore, non assecondando le mode ma lasciando trasparire l’armonia interiore con il poco che si ha. Ma non c’è vera formazione se non nutriamo l’anima con tempi di silenzio e di preghiera. Formarsi alla vita spirituale è imparare a scendere nell’intimo, entrare in contatto con se stessi e con lo Spirito di Dio che abita in noi. Nel silenzio impariamo a conoscere chi siamo, ad accettarci, a volerci bene, impariamo soprattutto a sentirci abitati dalla Presenza di Dio. Pregando poi impariamo a portare a Dio la nostra vita. Lo strumento più efficace è sicuramente la Parola di Dio: in ogni sua pagina si concretizza il dialogo tra Dio e l’uomo, tra il Creatore e la sua creatura. Il metodo di questa formazione, a 360° e per tutta la vita, ci rende persone aperte al nuovo, capaci di ascoltare l’altro, di confrontarci con ciò che non conosciamo, di dialogare con tutti. Ci educa a vivere insieme in fraternità e a formare le nuove generazioni. Ma per formare non bisogna mai smettere di formarsi.

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok