Attenti ai segni dei tempi

Teniamo sempre aperta la porta dei nostri Arsenali per comunicare speranza al viandante.

di Rosanna Tabasso

 

La Città di Torino ha intitolato il giardino antistante all’Arsenale della Pace a Michele Pellegrino – arcivescovo della città dal ’65 al ’77 – nel venticinquesimo della morte. Il primo edificio dell’Arsenale della Pace era già stato intitolato a lui nel 1986, l’anno in cui morì. Il ricordo del “padre” - come lo chiamavamo noi - è sempre vivo. Ci sentiamo figli della sua spiritualità che in qualche modo ha ispirato anche le pagine della nostra Regola. “Attenti ai segni dei tempi” ne è un esempio. Questa espressione è stata un dono del Concilio: “È dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo. […] Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue ispirazioni e il suo carattere spesso drammatico” (Gaudium et spes, n. 4). Padre Pellegrino con la sua lettera pastorale “Camminare Insieme” pubblicata nel 1972, ci ha fatto capire cosa significa vivere l’ascolto dei segni dei tempi. La sua era una lettura del nostro tempo fatta alla luce del Vangelo. Le proteste operaie, le ingiustizie verso i poveri e i senza voce, le divisioni all’interno della società erano segni da cogliere e da interpretare, segni di una necessità irrinunciabile a vivere il Vangelo. La persona, la sua storia, i suoi problemi erano punto di partenza di una domanda e la Scrittura, il Vangelo, la risposta. Il qui e ora diventava segno del passaggio di Dio nella storia. Era la prima volta che noi gustavamo una riflessione evangelica che partiva dalla realtà. Generalmente il Vangelo era annunciato di per sé e ci si doveva in qualche modo adattare. Questo modo di leggere la storia alla luce del Vangelo e di leggere la Parola nella storia ci è entrato dentro. Non che il Vangelo cambi in base alle esigenze, la Parola è sempre la stessa, ma i segni dei tempi la mettono in luce, sottolineano in modo più evidente la priorità, spingono con forza a viverne alcune con maggior vigore. Questo metodo è diventato il nostro stile di vita, una delle nostre priorità. 

Chi si mette in ascolto dei segni dei tempi acquisisce uno sguardo profetico. Diventa sentinella che anticipa ciò che sta per arrivare. Non è un indovino che vede ciò che non c’è, ma sentinella attenta, vigile, abituata a scrutare l’orizzonte, allenata ad avvistare un pericolo imminente e prepararsi ad affrontarlo o ad anticipare una notizia per accoglierla. Non si preoccupa di accontentare nessuno, dice ciò che vede nella verità, non dice ciò che al suo uditorio piace ascoltare, ma ciò che vede così come lo vede. Proprio per questo chi ha uno sguardo attento ai segni dei tempi spesso non è compreso da tutti, non è ascoltato, a volte risulta addirittura impopolare. D’altra parte non è suo compito creare consensi magari con scelte demagogiche o annacquando la verità. 

Cerchiamo di vivere l’ascolto dei segni dei tempi tenendo la porta delle nostre case sempre aperte sulla strada per essere attenti alle urgenze del nostro tempo, ai bisogni della gente e con la consapevolezza che le nuove esigenze non ci interpellano come problemi, ma come opportunità di cambiamento per tutti e di ricerca di nuove soluzioni, perché dietro un problema ci sono sempre persone e in ogni persona c’è il germe della vita di Dio. Una persona che entra nella nostra casa, qualunque sia la sua storia, custodisce in sé la dignità di figlio di Dio e a noi è offerta l’opportunità di contribuire a restituire ad ognuno questa dignità.   

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