Marzo 2021 - Per il bene comune
Pubblicato il 05-03-2021
In questo tempo difficile mi sono ritrovato a pregare di più.
A un anno dall'inizio della pandemia, con tutte le complessità che stiamo vivendo, dalla crisi economica alle trasformazioni della vita politica nel nostro Paese e nel mondo intero, sento che la preghiera, la contemplazione mi spingono ancora ad allargare lo sguardo e ad abbracciare nuove responsabilità. Mi spingono a mettere l'esperienza dei nostri Arsenali a servizio della società intera come modello concreto, contribuire a restituire alla società, alla politica, all'economia, alla ricerca la visione di una comunità, di una nazione, di un mondo che riparte da Dio. Fare nostro il suo slancio di amore che vuole raggiungere e salvare tutti, significa mettere al centro la persona, il rispetto della vita, il rispetto del creato, significa avere nuove priorità, significa andare nella direzione di una pace che è frutto di opere di giustizia. Significa far ripartire la dimensione comunitaria della società, la partecipazione di tutti alla vita sociale in vista non solo del proprio benessere, ma del bene comune. Nei mesi passati ho sintetizzato questo cambiamento con cinque parole: trasparenza, gratuità, disponibilità, passione, fraternità.
Questo nuovo grande momento di speranza è segnato per me da altre quattro parole:
Il domani, la saggezza, la giustizia, la bellezza.
La bellezza che incoraggia e fa innalzare lo sguardo e l'anima.
La giustizia che entra in tutte le consuetudini e leggi di un popolo.
La saggezza come monito.
Il domani, l'economia nuova che deve trovarci preparati, che ci aiuta ad entrare in una lungimiranza, a rompere il vecchio schema che vede i poveri sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi.
Quattro parole per annunciare che un mondo nuovo è possibile. Nei nostri Arsenali, come in laboratorio, abbiamo sperimentato tutto questo. Viviamo la dimensione comunitaria del Vangelo ed è concreta. Viviamo già questa nuova economia e sentiamo che è un modello riproducibile ovunque. È un'esperienza che ci incoraggia e ci fa dire che è possibile ripartire da questa visione di valori e da un metodo con cui tradurli nella vita. È possibile fare squadra, passare dall'io al noi, mettere a servizio se stessi con la propria interiorità e con le proprie competenze per entrare in un progetto comune e fare fraternità: fratelli. Tutti.
Come fraternità, come piccole comunità sparse un po' ovunque, mettiamoci a servizio di questo cambiamento.
Nel nostro piccolo rendiamo visibile la speranza con le nostre opere, con la nostra credibilità, con l'umiltà di chi si sente servo e cerchiamo persone responsabili in ogni campo con cui condividere questi pensieri, con cui dialogare, con cui incoraggiarci a vicenda, con cui radunare ancora una volta chi crede nel bene, chi è disposto a dire dei "no" perché il "sì" sia credibile, a correggere il suo atteggiamento in vista di un bene più grande.
Ernesto Olivero
Editoriale
NP marzo 2021