Vivere da vivi

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


In un tempo che ha perso il senso delle cose bisogna ripartire dai giovani, dalla pace, dalla giustizia.


di Ernesto Olivero

Chi semina vento raccoglie tempesta. Perché l’uomo si intestardisce a darsi martellate sulle dita, che poi gli fanno solo del male? Perché ci intestardiamo con i nostri mille e mille programmi tv in cui si fa a gara ad essere volgari, sboccati, litigiosi e banali?

Sono parole forse già sentite, ma in questi giorni mi martellano nella testa alcune frasi di un adolescente che ha spaccato la faccia a sua mamma, vomitandole addosso una valanga di improperi e di epiteti che avrà probabilmente appreso dal padre. Il suo candido commento a questo gesto è stato: così si educano le donne! Questo ragazzino di 12 anni ha dato una cattiva lezione di vita al fratellino di 8 anni trascinandolo nell’aggressione, facendo partecipare pure lui con botte e urla. C’è intorno a noi un "capo", un responsabile, che si chieda, che ci chieda: dove vogliamo andare? Che ci dica, che si dica: fermiamo il mondo, fermiamoci a riflettere, a ragionare, a ripensare il nostro futuro. Ci piace proprio questo mondo in cui, nelle scuole i professori non fanno più i professori e gli allievi non fanno più gli allievi?

Chi osa più contrastare questa moda, queste mode, questi modi? Ma poi - siamo sinceri – saremo capaci di abituarci ad una società un po’ più quieta, un po’ più umana, un po’ più solidale? Nel mondo dell’informazione si dice che non fa notizia il cane che morde l’uomo, ma l’uomo che morde il cane. Come battuta non è malvagia, ma è proprio questo tipo di mondo rovesciato, rivoltato, disgraziato che noi andiamo cercando? Se è così, non dobbiamo lamentarci. Dobbiamo sapere che avrà le sue bande evidenti di disturbatori specializzati, che sarà un mondo in cui tutte le violenze sono previste e consentite, che i cittadini cosiddetti onesti saranno costretti ad assoldare vigilantes e guardie del corpo nel tentativo di proteggersi. Non è solo uno scenario prevedibile, avviene già in molte grandi città del Sud America e non solo. Di fronte a tutto questo mi sembra riduttivo fare quello che si indigna, contro chi e contro cosa poi? Non voglio neppure recitare la parte di quello che spinge alla ribellione.

Cerco invece giovani che VOGLIONO VIVERE DA VIVI. Cerco giovani che vogliono fare del loro circolo culturale, della loro parrocchia o di qualsiasi altra aggregazione un posto dove si può fare sport, dove si può pregare e fare politica, dove si può sognare, dove si può far ridere senza volgarità. Dove l’altro non è mai un problema, ma un’opportunità, un uomo e una donna da amare. Cerco giovani che vogliono vivere la pace per sé e per gli altri, che vogliono cibo, cure, dignità, lavoro per sé e per gli altri, giovani che hanno ideali e valori da sperimentare e da trasmettere.
Ne ho viste e sentite di tutti i colori, ma continuo a pensare una cosa molto semplice: che le parole e la paura non servono a niente. Una piccola luce e un sacco di silenzio possono aiutare la vita a vivere ed essere un segno di quella speranza tosta, seria, non demagogica di cui abbiamo tanto bisogno.

Ernesto Olivero

 

 

 

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