Vicino ma non troppo

Pubblicato il 03-01-2021

di Marco Grosseti

Maria è una bambina che dopo pochi mesi di amicizia con l'Arsenale ha scritto in una lettera che per lei «è come una casa, come avere un padre e una madre in grandi quantità, come divertirmi al parco, però con qualcuno. Un posto dove vivere tutti i miei giorni, felici e tristi, ma triste o felice, comunque qui tu starai sempre bene». Ha il cuore pieno di meraviglia e riesce in poche parole a mettere nero su bianco la sua riconoscenza in un attimo di consapevolezza. A scuola tra una bugia, una dimenticanza e una risposta brutta alla maestra, in una sola settimana ha collezionato il numero record di 8 note, con la complicità di mamma che nasconde il diario incurante del registro elettronico dove accumula anche lei rimproveri e richiami.

Maria dissemina attorno a sé falsi indizi per non fare accorgere nessuno della triste verità di cui ha fatto esperienza in tanti attimi di doloroso insuccesso: lei non è affatto una bambina in gamba e per qualche strano motivo che proprio non le torna, gli altri bambini riescono sempre ad essere più bravi di lei, regalandole una certa dose di giorni e momenti tristi per cui si è con il tempo equipaggiata di stratagemmi e diversivi per fare fronte alla spiacevole situazione. Nella lunga trattativa iniziata per aiutarla a scoprire e sperimentare il significato di una sensazione sconosciuta alla sua piccola esperienza di vita, la fiducia, ci sono dinamiche, tempi e difficoltà che è impossibile preventivare. La bimba in gamba è sepolta sotto tutte le esperienze negative in cui è incespicata, è impossibile riuscire a contattarla e ottenere la sua collaborazione, senza passare prima dalla vergogna che l'ha condotta così distante da se stessa e dagli altri.

Persa in una triste solitudine, a casa si aggrappa ai rimasugli e al frastuono delle cose inutili e ingannevoli che escono dalla tasca di mamma e attraverso un piccolo schermo assorbono tutta la sua attenzione mangiando il suo tempo senza che ce ne accorga, seducente distrazione, vuoto rifugio che le permette di sentire meno dolore. Vittima del suo stesso trucco, con un gioco di prestigio riesce ad essere sola anche quando è in mezzo a tutti gli altri, vicina ma lontana, presente e contemporaneamente assente. Grazia Roncaglia è una maestra che cerca anche di permettere ai suoi piccoli studenti anche a sentirsi più forti, dedicandosi e dedicando del tempo a cercare di aiutare ognuno a raggiungere il posto sicuro che ha dentro di sé: «uno stato mentale, innato, vasto, illimitato, lucido, colmo di benevolenza ed empatia e privo di ostilità e aggressività.
È una resa totale al momento presente. Come arrivare finalmente a casa davvero, in un luogo intimo e sicuro in cui mi sento in contatto con me stesso».

Pace dentro. Una sensazione di armonia e di forza, a portata del nostro respiro e del nostro silenzio, senso profondo di protezione e rassicurazione, accudimento e cura che possiamo magicamente regalarci, posto speciale dove niente e nessuno può farci del male. Raggiungibile da grandi e piccini. Siamo forti perché abbiamo qualcuno al nostro fianco. Vicino, ma non troppo, dato il periodo. Possiamo sentirci ancora più forti quando siamo soli con noi stessi. Imprigionati dentro il letargo delle nostre case senza possibilità di uscire. Abbiamo il nostro respiro, il nostro silenzio e la nostra immaginazione. Per guardare negli occhi senza paura mostri, virus, fantasmi e cattivi di ogni sorta. Farli scomparire se solo lo vogliamo e scegliere di che colore immaginare il cielo sopra di noi per raggiungere il posto dove, come direbbe Maria, comunque possiamo stare sempre bene sempre. La magia più grande che possiamo fare.

Marco Grossetti
NP novembre 2020

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