UNIONE EUROPEA: non solo economia

Pubblicato il 31-08-2009

di bruno


La nuova Costituzione europea è in dirittura di arrivo. Dopo il sì da parte del Presidium della Convenzione e quello dei capi di Stato e di governo, sarà discussa dalla Conferenza intergovernativa, a ottobre, che lavorerà alla sua stesura definitiva.

... Paolo Girola


La nuova Costituzione detta le linee istituzionali dell’Unione Europea: prevede che l’Europa sia guidata da un presidente a tempo pieno (e non un capo di Stato come oggi) che presiederà il Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo. Resterà in carica per due anni e mezzo.

Altre novità di rilievo sono: il Consiglio dei ministri, la cui presidenza sarà detenuta per un anno dal ministro di uno Stato membro; l’istituzione di un ministro degli esteri e la nascita di un Congresso dei popoli d’Europa, composto per due terzi da membri dei Parlamenti nazionali e per un terzo dal parlamento europeo, con funzioni di consultazione politica; .
la Commissione europea , composta di 14 membri ,che dovrà salvaguardare l’interesse generale europeo, vegliare sull’applicazione delle disposizioni della Costituzione e delle istituzioni. A esercitare, insieme al Consiglio, le funzioni legislative, resterà il Parlamento Europeo eletto a suffragio universale e con un massimo di 700 deputati.

Come si vede una costruzione complessa che ha dovuto tener conto di molte istanze diverse, provenienti non solo dai singoli Stati ma anche dalle varie anime politiche presenti nei singoli Stati. Un’opera di ingegneria costituzionale sofisticata che potrà essere giudicata solo quando sarà messa alla prova.

Ma, come sempre, l’ingegneria costituzionale da sola non basta e, d’altra parte, la tecnica politica non può essere fine a sé stessa, né forzare oltre un certo limite le volontà dei popoli che ne sono sottomessi e alla quale si devono uniformare.

L’Europa è diventata una “nazione” sempre più allargata, ora composta da 25 Paesi molto differenti dal punto di vista economico, per le esperienze politiche, per tradizioni e mentalità. Ci sono Stati forti economicamente e politicamente e altri molto più deboli. Alcuni con grandi tradizioni democratiche, altri che hanno assaporato il gusto della libertà di espressione e di voto molto più recentemente, dopo anni di permanenza di là della "cortina di ferro".

Tutto questo insieme di popoli e di nazioni non può evidentemente essere legato dal solo interesse economico. I vantaggi di una grande Europa democratica potrebbero essere presto dimenticati dal puro calcolo del tornaconto personale immediato. I sacrifici, si pensi ad esempio a quelli nel settore agricolo per i Paesi della "vecchia Europa", saranno inevitabili.

Per restare uniti ed essere una forza verso un mondo più giusto e libero, la "grande Europa" ha bisogno di grandi ideali che sappiano far superare le difficoltà, e a ogni nazione far accettare i sacrifici necessari alla costruzione di un mondo migliore. Ideali che devono partire dalle comuni radici cristiane, tanto ad Ovest quanto ad est e non dimenticarle o nasconderle, quasi fossero un inciampo ai rapporti con le altre nazioni che queste radici non hanno.

E' sulla base di una corretta lettura del cristianesimo che l'Europa ha maturato i suoi ideali di tolleranza e libertà e solo mettendo in risalto questa eredità spirituale potrà diffondere questi ideali, in primo luogo ai suoi vicini mediterranei che tanto ne hanno bisogno per uscire da una spirale di violenza, di odio, da regimi tutti, o quasi, illiberali.

Se questi ideali si diffonderanno, anche i conflitti che insanguinano l'altra sponda del Mediterraneo troveranno una soluzione equa e giusta. Su tutto questo i potenti che stanno disegnando la "grande Europa" dovrebbero riflettere più profondamente.

Paolo Girola

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