Un dono da difendere

Pubblicato il 31-07-2020

di Stefano Caredda

Il terzo settore cruciale, ma fragile. Serviranno fantasia e nuove strade per ripartire.

I periodi di crisi sono normal­mente quelli in cui, nono­stante le difficoltà inattese, il mondo della solidarietà organizzata riesce a sorpren­dere per la grande capacità di azione e di ambientamento alle mutate condizioni di intervento. La pandemia da Covid-19 che caratterizza questo 2020 non fa eccezione, e ha mostrato – fin dal principio – quanto l’azione coordinata di associazioni, organizza­zioni, cooperative sia risultata decisiva nel supporto di intere fasce di popola­zione fragile.

L’azione di operatori e volontari si è confermata cruciale soprattutto lad­dove il distanziamento sociale non poteva essere praticato, e le capacità di relazione si sono rivelate essenziali nei rapporti con le persone partico­larmente bisognose, dai senza dimora alle persone con demenza. Un aiuto semplicemente essenziale, in assenza del quale avremmo pagato sulla carne viva di uomini, donne e bambini, un prezzo ancor più alto di quello già im­mane che purtroppo è stato versato.

È proprio in tempi difficili che si spri­gionano nella società civile, e in par­ticolare nel mondo del terzo settore, un’ampia gamma di nuove progettua­lità, nuove energie e nuove sperimen­tazioni sociali che hanno un impatto immediato sui territori e che hanno normalmente il vantaggio di essere re­plicabili in altri contesti e in altri luo­ghi, spesso anche se rivolti verso desti­natari differenti.

Anche l’uragano legato al Coronavirus ha fatto nascere un patrimonio di idee e progetti – quelli che normalmente vengono definiti “buone pratiche” – che costituiscono oggi un tesoro pre­zioso ma che ancor più costituirà un’e­redità forte per i mesi e gli anni futuri. «Nulla sarà più come prima», dicono in tanti. «Che sia tutto più umano e solidale di prima», è la sfida che l’uni­verso del non profit proverà a portare avanti nel prossimo futuro.

Non sarà semplice, perché la pande­mia ha scosso violentemente lo stesso universo del terzo settore, anche nei suoi equilibri interni. Una delle cartine di tornasole più importanti, cioè i dati delle donazioni (che sono la benzina grazie alla quale molte organizzazioni possono vivere), hanno mostrato una vera rivoluzione nei mesi che abbiamo alle spalle. A fronte di un numero di enti che per oltre l’80% hanno mante­nuto attiva l’offerta dei propri servizi di supporto, pur con le dovute modi­fiche, le donazioni si sono concentrate sul settore sanitario, lasciando in una condizione di fragilità di fondo tanti soggetti non individuati come imme­diatamente utili nella fase di emergen­za sanitaria. Quattro organizzazioni su dieci denunciano un calo superiore al 50% della raccolta, una su dieci perfi­no del 100%, con interi settori – come la cooperazione internazionale – parti­colarmente colpiti*.

La fase di ripartenza che ci vede tut­ti protagonisti solletica ancor più la fantasia che è insita nel fare del bene: il dono del proprio tempo e della propria fatica cerca nuove strade per esprimer­si e manifestarsi. L’ennesima sfida di un mondo che mai si è arreso all’impos­sibilità della vicinanza e del prendersi cura.

*#ildonononsiferma – Istituto Italiano della Donazione

Stefano Caredda
NP maggio 2020

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