Un posto felice

Pubblicato il 23-01-2025

di Marco Grossetti

La Scuola di italiano dell'Arsenale della Pace diventa un'occasione per creare relazioni e accogliere ogni persona con la propria storia.

Accoglienza
Una scuola aperta sempre, anche quando tutte le altre chiudono, completamente gratuita per chi la frequenta, dove è possibile iscriversi in qualsiasi momento dell'anno.
È la scuola d'italiano per adulti stranieri dell'Arsenale della Pace, frequentata da uomini e donne che provengono da più di trenta Paesi diversi nel mondo. Un progetto possibile grazie alla disponibilità di oltre cinquanta volontari che si alternano nei diversi giorni della settimana. Il colloquio d'iscrizione ha l'obiettivo di valutare il livello di conoscenza della lingua italiana del nuovo arrivato e la classe in cui potrà essere inserito in base alle sue competenze linguistiche, ma soprattutto di ascoltare la sua storia. Studenti e studentesse arrivano dalle periferie di tutto il pianeta e ricominciano qui la loro vita: c'è chi non ha mai preso in mano una matita e non sa neanche da quale parte si tiene il quaderno, chi mostra con orgoglio la laurea presa nel Paese dove è nato e cresciuto.
L'obiettivo è accogliere la persona con i suoi bisogni, accompagnando a orientando ognuno nell'ultimo pezzo del suo viaggio, l'arrivo senza libretto delle istruzioni, in un mondo di cui oltre alla lingua, non riescono a capire le procedure d’ingresso e di accettazione, rischiando di rimanere ai margini come ospiti inattesi e indesiderati.

Mediazione
Ci sono richiedenti asilo nell'angosciante attesa di capire che cosa sarà della loro domanda.
Donne vittime di maltrattamenti e di violenza, uomini senza fissa dimora, famiglie in un mondo nuovo, persone con un background culturale e migratorio diversissimo, che trovano un posto felice dove poter passare le loro mattine, in un contesto sicuro, caldo, pulito, accogliente, strutturato. Ogni studente e ogni studentessa, sa in qualsiasi momento di poter parlare con qualcuno, chiedere un consiglio, trovare ascolto e riconoscimento, esprimere il malessere e la preoccupazione per tutte le cose di cui ha una assoluta necessità ma che continua a inseguire invano: la casa e il lavoro, i documenti e la possibilità di ricongiungimento con i propri cari.
Qualcuno ha solo bisogno di sentirsi compreso e ascoltato: colloqui, spazi di dialogo e di cura permettono di abbassare il livello di rabbia e malcontento di chi trova mille ostacoli nel suo percorso verso il raggiungimento di una condizione di stabilità e autonomia reale.

Orientamento
Gli studenti possono avere un accesso privilegiato ad altri servizi presenti presso il Sermig.
Per esempio il poliambulatorio medico, la distribuzione di vestiti, l'accoglienza notturna, il baby-parking per chi porta in dote bambini piccolissimi.
I contatti diretti con enti, istituzioni e centri formativi che operano sul territorio permettono di tenere porte aperte sul mondo reale per chi è già in grado di fare un passo in più nel suo percorso formativo: ad esempio il protocollo per la scuola diffusa firmato in questi giorni con i cpia (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti), prevede la presenza di un insegnante per gli studenti più bravi, che in una classe di livello avanzato possono prendere la certificazione A2 in lingua italiana, l’ultimo passo prima della licenza media. C’è invece chi scompare da un giorno all’altro, costretto ad accettare condizioni di lavoro poco dignitose ed entrare dentro logiche di sfruttamento, perché a casa ha lasciato dei bambini piccoli che devono mangiare, l’unico obiettivo è mandare al più presto indietro dei soldi.

Preoccupazione
Ci sono donne vittime della tratta che non si fidano più di nessuno.

Mamme originarie del Maghreb che vivono la scuola come un’occasione per uscire di casa e stare fuori, vivono in Italia da anni ma non sanno una parola in italiano, hanno dedicato la vita a fare figli e crescere figli e ora iniziano a esplorare e conoscere questo strano mondo che i loro bambini chiamano casa. Molti studenti arrivano invece dal Sud America, hanno scelto di emigrare per l'instabilità politica e la poca sicurezza da Paesi come Argentina, Venezuela e Perù. Persone che stavano bene, gente che faceva già una vita normale, ma che non ha più resistito al contesto violento in cui era costretta a vivere. Un ragazzo nel colloquio d'iscrizione mostra sul cellulare le immagini delle telecamere di sorveglianza del suo negozio andato in fiamme: le minacce con armi da fuoco, il rapimento su una macchina che lo porta via nella notte, il lavoro di una vita andato in fumo in pochi minuti.

Tempo
Studenti e studentesse si spostano di classe in classe in base alle loro competenze linguistiche.
Le classi non hanno posti assegnati, arrivi e ti siedi dove c’è una sedia libera, non c'è un tempo prestabilito e non ci sono esami per passare di livello. Lo stato emotivo e la predisposizione allo studio della persona determinano la lunghezza del percorso, ma nessuno viene mandato via perché va troppo piano, è un servizio di bassa soglia che accoglie persone multiproblematiche che non riescono ancora a inserirsi nel percorso istituzionale.
Ai volontari viene chiesto di non entrare nel merito della storia della persona, perché il rischio sarebbe quello di aprire delle ferite sarebbe troppo grandi. Tra i numerosi aiutanti che ogni giorno tengono aperta la scuola, c'è chi ha una formazione specifica come insegnante e chi si affianca a chi ha maggior esperienza per acquisire metodologie e strategie comunicative. Tutti sentono almeno per qualche ora di appartenere alla stessa comunità, non c’è differenza tra chi accoglie e chi è accolto, ci sono regole da rispettare, ma nessuno è considerato un problema, è un incontro tra persone che scoprono di avere tutte lo stesso valore.

Futuro
Alcune mamme pur di frequentare la scuola portano con sé i figli che diventano per qualche ora i bambini di tutti.
All’inizio le persone si guardano con diffidenza e sospetto, ma stando in classi miste imparano a conoscersi e interagire in una società dove l’uomo e la donna hanno pari dignità e diritti, dove le differenze di genere, cultura e religione vengono considerate una ricchezza. Insieme a nuove richieste di aiuto e di ascolto, dalla porta sulla strada intanto capita spesso faccia capolino qualche vecchio studente.
Alla scuola di italiano del Sermig ora è in arrivo la seconda generazione: i primi studenti tornano e portano la loro famiglia, per salutare e condividere la gioia di chi ce l'ha fatta, festeggiare la firma di un regolare contratto di lavoro o l’approdo in una vera casa, raccontando in perfetto italiano che tutto questo per loro non sarebbe stato possibile senza essere passati di qui.
Sono i nuovi italiani, uomini e donne che nel nostro Paese stanno costruendo il loro futuro, facendo nascere e crescere qui i loro bambini, è l’anteprima di una nuova società, multiculturale e multietnica. Qualcuno affida un amico o un parente, perché qui si è trovato così bene da non volerlo mandare in un altro posto, dentro questa scuola come per magia è riuscito davvero a non sentirsi straniero.
 

Marco Grossetti
Focus
NP novembre 2025

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