Un Natale in punta di cuore
Pubblicato il 04-03-2025
Dopo la pandemia che, come una guerra feroce, ha cancellato “gli altri”, lentamente, si sta tornando agli sguardi d’un tempo sul bus, per le scale, sul marciapiede, nel negozio, in biblioteca, al bar. E, allora, è come sfogliare le pagine di una vita nuova: negli occhi, nei sorrisi, nelle ciglia contratte o aperte ci sono persone da consolare, incoraggiare, apprezzare, amare nell’infinita varietà della vita d’ogni giorno. Tra le pieghe dei visi, c’è un nuovo inizio o, forse, no. Ma se esiste, va preso al volo, coltivato, rafforzato.
È il “tempo dei volti”, bellissimo. È come ritrovarsi dopo il passaggio di un uragano; è la quiete dopo la tempesta. Si alzano gli occhi oltre le porte e i pianerottoli, oltre i tetti. E si scoprono praterie di solitudine che vanno arginate, problemi complessi, vite ferite o spezzate. E si potrebbero rafforzare i gesti per cogliere ed eliminare il disagio crescente delle ultime generazioni che poi sfocia in bullismo, droghe, violenza, gang; così come le reti che danno speranza e fanno crescere l’accoglienza dei nuovi arrivati ma anche delle vecchie nostre famiglie, spesso troppo isolate nelle fragilità e nel bisogno.
I volti sono enciclopedie inesauribili. Il primo l’ho fissato, ahimè tanto tempo fa, in un giorno di nebbia, in una trattoria di collina. Era quello di un uomo non molto alto, le rughe profonde, gli occhi vivacissimi, la pelle bruciata dal sole: l’immagine del sudore e della fatica.
Da allora, alle fermate dei pullman, nelle sale d’attesa degli ambulatori, in molti abbiamo ritrovato il piacere e la bellezza di scrutare oltre il viso, di immaginare il backstage, la vita, le gioie, le sofferenze perché da uno sguardo può nascere una stretta di mano e, a volte, anche un’amicizia. La strada è la chiave di lettura del “nuovo umanesimo”, sta lì in quelle occhiate. Non è un percorso facile. Si è tutti di corsa, spesso arrabbiati, a volte ingrugniti, gelosissimi della nostra privacy; avviati però verso una società che con i robot gestirà bimbi, anziani, case, alberghi ma avrà sempre meno cuore. L’Intelligenza Artificiale farà quasi tutto ma le nostre case, forse, saranno sempre più fredde. I “volti”, invece, hanno fatto città e paesi e, ora, costruiscono un’altra storia.
Quasi sempre si possono cogliere tra le trame delle rughe i segni del tempo, le tracce di passioni: sono diari nascosti di piccole e grandi vite. Che siano sulla fronte di un metalmeccanico o sui palmi di un contadino, nella cornice di un sorriso o ricamati intorno alle pupille, sono righe di un racconto, solchi fecondi, sentieri di vita. Cercare volti non costa nulla.
Sono alla luce del sole dall’alba al tramonto. Guardarsi vuol dire condividere sofferenze, preoccupazioni, paure ma anche gioie, serenità e speranza. Si guarda e si capisce, si guarda e si interviene, si guarda e si costruisce ciò che scalda i cuori, allontana le paure, abbatte i muri, almeno a Natale.
Gian Mario Ricciardi
NP dicembre 2024