Un film necessario

Pubblicato il 23-05-2025

di Davide Bracco

Questo mese uscirà nelle sale un film iraniano che, ben al di là dell’indubbio valore artistico, merita attenzione su queste righe per testimoniare ancora una volta la difficile realtà in un fondamentale Paese mediorientale. Ancora di più in Iran, nazione che vanta una tradizione cinematografica rilevante capace di produrre capolavori negli ultimi decenni grazie a registi come Abbas Kiarostami, Mohsen e Samira Makhmalbaf, Jafar Panahi, Asghar Faradi per citarne solo alcuni.

Il seme del fico sacro di Mohammad Rasoulof è un film militante di estremo coraggio che fa tesoro della lezione del cinema di impegno dei maestri degli anni passati. Il protagonista Iman ha appena ottenuto l'ambita promozione a giudice presso il Tribunale rivoluzionario di Teheran quando nuove proteste investono il Paese, sostenute anche in casa del giudice dalle sue due figlie. La moglie Najmeh cerca di conciliare gli schieramenti, ma il clima si complica, le tensioni esterne riverberano nell’interno familiare, il pubblico si fa privato. Esemplare del clima oppressivo anche le vicende legate alla realizzazione del film girato di nascosto dalle autorità con riprese in interni o con materiali di archivio per gli esterni. A seguito di diverse vicende giudiziarie per i suoi lavori precedenti che lo avrebbero potuto portare in carcere, il regista rocambolescamente è riuscito a trasferire il film all’estero per fare terminare la lavorazione da tecnici di sua fiducia. Mesi dopo il Festival di Cannes ha manifestato l’interesse ad includere il film nel programma (vincerà il Premio speciale della Giuria). ma il governo in pronta risposta ha condannato il regista a otto anni di carcere e a essere sottoposto alla fustigazione, al pagamento di una multa e alla confisca dei suoi beni, con l'accusa di «compromettere la sicurezza del Paese» attraverso le proprie azioni. Rasoulof ha quindi lasciato clandestinamente l'Iran per trasferirsi in Germania, riuscendo quindi a presenziare a Cannes il 24 maggio scorso con alcuni tecnici e attrici. Ma le loro famiglie e i membri della troupe rimasti in Iran sono stati sottoposti a minacce e pressioni. Un film capace di contribuire al dibattito contemporaneo e offrire spazio alle tante donne (e uomini) che resistono con fatica in Iran.


NP Febbraio '25

Davide Bracco

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