Un Ambulatorio per fare bene il bene

Pubblicato il 24-01-2025

di Maria Pia Bronzino

Il primo edificio dell’Arsenale della pace era ancora in ristrutturazione quando siamo stati interpellati dalle necessità dei primi migranti in arrivo a Torino: mancavano posti dove passare la notte. A partire da una intuizione di Ernesto Olivero, abbiamo deciso di aprire un’accoglienza notturna gestita con l’aiuto di alcuni volontari. Ma, dopo i primi giorni, ci siamo resi conto degli altri problemi che dovevano affrontare quelle persone che avevamo accolto: tra questi uno fondamentale era la difficoltà a curarsi.

Abbiamo così deciso di affiancare all’accoglienza notturna un piccolo ambulatorio: due pomeriggi la settimana, grazie alla disponibilità di due medici volontari. Un servizio che volevamo fosse aperto a chiunque avesse un problema sanitario che rimaneva senza risposta. Riuscivamo anche a fornire i farmaci necessari, che ci donavano farmacisti e colleghi, perché per i nostri “pazienti” senza risorse era indispensabile non ricevere solo una diagnosi corretta ma anche la cura adeguata. Il passaparola tra le persone e nei Pronto Soccorso degli ospedali di Torino ha gradualmente aumentato gli accessi e la Provvidenza ci ha aiutato ad adeguare la nostra risposta con un maggior numero di medici disponibili. Nel tempo è stato possibile aprire l’ambulatorio tutti i giorni, da lunedì a venerdì, affiancando alla medicina generale varie specialità. La quotidianità dell’incontro con tante persone di differenti provenienze e cultu - re ci ha insegnato l’attenzione a guardare oltre la semplice richiesta di aiuto per ricevere una cura. Ci ha interrogato su altri problemi sommersi dei quali forse gli stessi pazienti non si accorgevano perché – ai loro occhi – meno urgenti. Dopo alcuni anni, siamo riusciti ad aprire uno studio odontoiatrico grazie alla disponibilità di due volontari dentisti che ancora oggi proseguono il loro servizio affiancati da una quindicina di colleghi. Tra di loro anche alcuni giovani che mentre si arricchiscono di esperienza si appassionano e cercano di coinvolgere i loro compagni di studi in questa catena di dono di competenze e di solidarietà. Un'altra preziosa risorsa è stata l’offerta di un ottico amico di mettere a disposizione la sua professionalità per fornire gli occhiali a chi ne aveva bisogno. Due servizi, odontoiatria e ottica, non forniti dal SSN, ma essenziali per le persone con scarse possibilità economiche che spesso ancora oggi rinunciano a farsi curare i denti oppure ad acquistare gli occhiali.
La bellezza e la fatica di questa opera aiuta noi a i nostri volontari a tenere sempre il cuore aperto, a dialogare con le persone, a cercare la collaborazione di tanti per non fermarsi davanti a un problema. Ma anche è nostro impegno guidare e aiutare i pazienti a conoscere quali sono i loro diritti, a darsi da fare per trovare insieme le risposte ai loro problemi non solo sanitari. I medici sanno che il loro contributo non è solo mettere a disposizione una cura: è importante educare a “prendersi cura di sé” e questo richiede pazienza e disponibilità.

Per molti, la presenza di una mediatrice culturale araba facilita certamente il sentirsi accolti, lo spiegare i loro problemi, il capire meglio le prescrizioni. E questo aiuta alcuni di loro a entrare nello stesso spirito di condivisione. Da sempre molti pazienti si fanno “mediatori” per i loro amici che non conoscono la lingua italiana. Capita anche che qualche mamma porti un dolce preparato da lei per ringraziare della disponibilità e cure ricevute. A chi ci chiede come facciamo a mantenere un tale servizio complesso, oneroso e prezioso, la nostra risposta è: la gratuità. È il valore fondante che permette a tanti di restituire tempo, beni, competenze e professionalità a favore di chi non può permettersi neppure di curarsi. Non vuol essere una supplenza ma una collaborazione con il pubblico perché il DIRITTO ALLA SALUTE sia veramente universale.

Anche nel periodo del Covid, durante i tre mesi di lockdown, siamo riusciti a tenere aperto il centro medico tre giorni la settimana applicando tutte le regole di prevenzione a igiene sanitaria per tutelare i tre medici disponibili al servizio. In quel periodo abbiamo imparato ancora meglio cosa significa “far bene il bene”, principio che governa ogni servizio dell’Arsenale. Il bene cercato per gli altri apre strade e progetti nuovi. Da anni abbiamo stretto collaborazioni con Servizi pubblici o di volontariato per offrire anche la prevenzione dei tumori femminili e delle malattie infettive. E anche la chirurgia plastica ricostruttiva, il supporto psicologico alle famiglie e ai minori in difficoltà. L’ultradecennale collaborazione con il Banco Farmaceutico ETS ci permette di offrire le medicine anche non di uso comune ai pazienti in difficoltà economica.

È iniziato anche un partenariato con l’optometria dell’Università di Torino che permette agli studenti di effettuare un tirocinio curricolare presso il nostro ambulatorio di ottica accompagnati da professori e tecnici. È un modo per avvicinare anche i giovani a quella parte di mondo che spesso non conoscono e fanno fatica a comprendere. La nostra attività intanto si allarga lentamente ma decisamente. Da due anni siamo riusciti a offrire le visite medico-sportive non agonistiche per i tanti bambini che dovrebbero pagare per avere il certificato. È bello vedere i loro volti felici e fieri mentre vedono realizzata la possibilità di effettuare il loro sport preferito.

L’ultimo segno di questo bene, che si allarga e contagia, è la presenza di un terapista che, insieme al servizio dell’osteopata già attivo, lavora sul controllo posturale dei bambini e li aiuta a imparare posizioni e funzioni motorie corrette. E le mamme sono grate di questa opportunità preziosa. Abbiamo ancora sogni? Certamente, soprattutto quello di rendere accessibile a tutti la possibilità di curarsi e di sentirsi considerate persone con pari diritti e dignità. È la luce che annulla il buio.


NP Novembre '24
Maria Pia Bronzino

 

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