Uguale agli apostoli

Pubblicato il 11-02-2025

di Chiara Dal Corso

Siamo davanti a un esempio di icona realizzata solo qualche anno fa, che nella sua solenne e curatissima “semplicità” rivela tutto il valore dell’icona come di uno strumento di preghiera, che cura il dettaglio. Non per esaltare la bravura dell’autore ma per rendere l’immagine un “luogo” dove l’occhio può riposare, perché non trova disarmonie, contrasti, né particolari complicati e contorti, esibizionismi… ma una elegante essenzialità e pulizia del tratto, delle linee, un calore dei colori, che crea un ambiente “dorato”.
Dorato è infatti lo sfondo, perché rappresenta la luce eterna, la luce della vita in Dio.

Questa icona rappresenta Maria Maddalena, definita in russo “uguale agli apostoli”, colei che nei vangeli si dice che sia stata liberata dal Signore Gesù da sette demoni, che era diventata sua discepola e lo ascoltava, lo seguiva e lo serviva, insieme ad altre donne. L’ha seguito fin sotto la croce e ancora oltre, fino al sepolcro e poi ancora il mattino dopo il sabato, il mattino della risurrezione, ancora cerca il suo maestro, per onorare il suo corpo, porta la mirra per prendersi cura del suo corpo e delle sue piaghe e per prima lo trova, lo vede risorto.
È lei che per prima annuncia la resurrezione di Gesù agli apostoli, ruolo che le ha meritato, da parte della chiesa successiva, il titolo di “apostola degli apostoli”.

Maria Maddalena, nella modestia del suo ruolo nei vangeli, ci insegna però un amore grande, un amore coraggioso e sconfinato verso il suo maestro che la porta fin dove gli stessi apostoli non erano riusciti ad arrivare, ma erano scappati. Lei no, lei insieme alla Madre di Gesù e a Giovanni lo accompagna e lo piange fino alla morte, assiste alle torture e alla passione di Gesù.
Chissà con quale dolore lo cerca e lo piange al sepolcro quando non lo trova, e chissà con quale incredibile gioia lo scopre vivo, in carne a ossa, vicino a lei, con la sua voce dolce, di maestro che ama. Attraverso il cuore di Maria Maddalena possiamo intuire la delicatezza di Gesù, la sua dolcezza con chiunque, la sua mitezza invincibile, il suo amore esagerato, senza confini.

E così guardando questa icona siamo chiamati a fermarci su questa donna, riconoscibile dal vaso di mirra che tiene in mano e dai classici colori che la contraddistinguono sempre nell’iconografia, che ci dice nella sua semplice eleganza, come la santità sia il lasciarsi amare dal Signore, lasciarlo entrare dentro di noi, per permettergli di liberarci da tutto ciò che ci può impedire di conoscerlo, di amarlo, di fidarci totalmente di lui e seguirlo. E sarà il suo stesso amore ad attraversarci, a raggiungere gli altri, a comunicarlo a tutti.


Ecco un magnifico esempio di icona ortodossa contemporanea, che segue in tutto la tradizione iconografica orientale. L’icona appartiene al dipartimento iconografico dell’Accademia Ortodossa Teologica di San Pietroburgo ed è stata realizzata dal maestro russo Alexander Stalnov, che opera anche presso il Laboratorio iconografico “San Giovanni Evangelista” fondato nel 1999 a San Pietroburgo e di cui fanno parte anche altri iconografi (tra cui Christina Prokhorova). Come lui stesso dichiara, il laboratorio “San Giovanni Evangelista” «intende la propria attività come servizio alla Chiesa.
L’icona è un oggetto sacro, non un oggetto d’arte: la sua forma a il suo significato non sono limitati dall’idea estetica. Un’icona canonica rappresenta una porta stretta. L’icona esiste per la divina liturgia e per la preghiera, che collega l’uomo a Dio».

 

Chiara Dal Corso
NP novembre 2025

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