Tu chiamale emozioni

Pubblicato il 31-05-2018

di Mauro Tabasso

di Mauro Tabasso - Anche la musica può essere uno spunto per cambiare.

Quando mi capita di andare in centro città, di solito vado a piedi o uso i mezzi pubblici, così non ho la grana del parcheggio. Come un mio amico che qualche giorno fa mi ha telefonato chiedendomi se potevo andarlo a prendere perché gli avevano portato via l’auto. Ma non rubata, proprio portata via col carro attrezzi. Sono andato e quando è salito sull’auto, parafrasando Battisti, gli ho canticchiato ridendo: “Tu chiamale, se vuoi, rimozioni”. Eh si, in fatto di sentimenti e di emozioni, Battisti (musicalmente parlando) aveva già capito molto.

Le emozioni ci guidano, istruiscono, governano, ci fanno decidere in un modo o in un altro, o non decidere affatto. Tutta la nostra vita è in loro balìa. Corriamo tutto il giorno, ma perché? Perché abbiamo tante cose da fare? Forse le stesse cose potremmo farle con più calma e consapevolezza.

Invece corriamo perché abbiamo paura che il tempo non ci basti... Alla peggio abbiamo paura che il ritardo intacchi la stima che altri hanno di noi. Ma è la paura che ci fa correre, non il tempo. E ci priva anche del presente, perché ci fa vivere costantemente in un istante che non “è” ancora. Ma questo non è che un esempio. In generale, a ogni emozione corrisponde più o meno una nostra reazione, un comportamento che ne è diretta conseguenza.

La musica è una fonte immensa di emozioni. Il mestiere del nostro artista preferito è proprio quello di suscitare in noi emozioni potenti, che ci fidelizzano, ce lo fanno piacere, amare non per ciò che è, ma per ciò che ci dà, anche attraverso il suo “personaggio” e il suo lavoro. E una volta che siamo dei fedelissimi compriamo il suo disco (o lo scarichiamo), poi andiamo al suo concerto (quello non lo possiamo scaricare) e paghiamo 80-100 euro per un biglietto (l’equivalente di quattro/ cinque dischi). Una volta là, postiamo video e foto sui social e gli facciamo pubblicità gratis, poi acquistiamo un gadget, una t-shirt o altro. Infine attendiamo il prossimo disco e il prossimo tour per rifare grosso modo le stesse cose, perché lui o lei fanno così bene il loro mestiere (emozionarci) che non vediamo l’ora che escano con qualcosa di nuovo.

Tutto bello, tutto buono, per carità. Ma se queste emozioni provassimo a farle diventare propellente utile a spingerci, a farci prendere in mano la nostra vita e farcela cambiare, modellare, plasmare in un capolavoro? Perché a nessuno viene in mente di spiegarci come possiamo utilizzarle a nostro vantaggio? Perché vengono utilizzate solo per venderci qualcosa (un disco, un film, un’auto, una fornitura di servizi energetici o telefonici)?

Perché non possono diventare ragione e mezzo attraverso i quali cambiare, crescere, migliorare? Se riuscissimo a trattenere dentro di noi uno stato d’animo, e riuscissimo a farlo diventare fonte di volontà, di motivazione, se riuscissimo a farlo diventare una buona ragione per vivere, per progredire, allora questo sarebbe davvero un circolo perfetto e fantastico. Ci commuoviamo davanti a un film (e io sono tra quelli che hanno pianto guardando Titanic, La leggenda di Bagger Vance, Collateral Beauty, Kung Fu Panda 1, 2 e 3...) poi però la nostra vita rimane sempre quella di prima, con gli stessi guai, la stessa miniera e la stessa polvere...

Il nostro immobilismo fa comodo, infatti vedrete che uscirà Kung Fu Panda 4... Ma è a noi che devono far comodo le emozioni che proviamo. A noi, non alle tasche di qualcun altro. È a noi che devono servire, è noi che devono cambiare.
E siamo noi che dobbiamo imparare! Tra le altre cose, anche a parcheggiare un po’ meglio!

Mauro Tabasso
DIAPASON
Rubrica di NUOVO PROGETTO
Aprile 2018

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok