Tempo di sognare

Pubblicato il 02-12-2024

di Corrado Avagnina

Emblematica la battuta che non può non lasciare il segno: «Ci hanno rubato la speranza e noi non abbiamo neppure pensato a una denuncia». Già, l’ha buttata lì il card. Matteo Zuppi, in un convegno promosso dall’Università Cattolica per cogliere l’attuale, complessa, situazione giovanile di cui farsi carico o con cui fare i conti.

E l’annotazione è lì per testimoniare che il percorso del Giubileo quasi alle porte, Pellegrini di speranza, ha una sua forte ragion d’essere in cui coinvolgere le nuove generazioni in una scommessa che può mostrare il sapore dell’azzardo ma che non si può snobbare. Né si deve mancare: sarebbe come il venir meno a un debito nei confronti di chi sta crescendo e ha davanti la vita da orientare e da spendere. Un testimone da passare in una staffetta che chiede ragione a chi ha già vissuto e quindi dovrebbe avere qualcosa da trasmettere. Che speranza abbiamo coltivato, noi che abbiamo i capelli grigi o li abbiamo già persi del tutto? Insomma uno step un po’ senza sconti, per chiamare in causa responsabilità magari appiattite, scordate, diluite, smarrite… Chissà? Negli orizzonti un po’ ristretti del nostro tempo che tuttavia respira una certa mondialità, si fatica spesso a recuperare sguardi lunghi e profondi, restando arenati in strette superfici. Dove la speranza perde più di un connotato. Certo, il grigiore d’attorno non aiuta. Dai tetti in giù – l’ha notato anche il card. Zuppi – l’aria che tira è quella della ricerca di piccole sicurezze cui aggrapparsi. Ed anche su questa sponda si arranca, nonostante il cosiddetto agognato o rimpianto benessere e nonostante l’invasione delle tecnologie che dovrebbe garantire l’inimmaginabile...

Ma la sensazione che si coglie è quella di tanta e persistente e insinuante friabilità. Ripiegati verso il basso, ci si accorge che non è una soluzione, che non basta, che ci vorrebbe altro, che non ci si deve accontentare del minimo sindacale. E, strada facendo, una carta d’umanità da giocare che apre anche all’oltre, con il coraggio di cercare, di uscire, di varcare, di trovare. Ed ecco allora il verbo che fa capolino e a cui fare spazio. È tempo di sognare, anche un po’, anzi pure un po’ di più. Ha rilanciato in questo senso ancora il card. Zuppi. Perché ce n’è bisogno, perché è sempre più urgente, perché non si può restare rasoterra senza scampo. Sognare è rimettersi in gioco, è avere lo sguardo che va verso l’alto da “pellegrini di speranza” appunto, come ci sospinge a essere il Giubileo che è dietro l’angolo. Sognare è crederci. Sognare è scaricare zavorre, pesi e ruggini. Sognare è agganciare il Vangelo che cambia le cose, è investirci su, è farlo insieme… sulle strade del mondo come “pellegrini” che sono sorretti dalla “speranza” che va più lontano e riempie la vita, tra terra e cielo.


Corrado Avagnina
NP ottobre 2024

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