Sviluppo sostenibile

Pubblicato il 21-05-2019

di Re.Te.

a cura della Re.Te. - Mkiu, una sessantina di km da Njombe, nel sud ovest della Tanza­nia. Valli e monti, territorio molto bello, ma ancora piuttosto isolato, e arretrato anche rispetto alle condi­zioni di vita nel Paese.

L’incontro del Sermig con la Tanza­nia, e poi in particolare con la dioce­si di Njombe è di parecchio tempo fa, e ha dato molto frutto: acquedot­ti, progetti agricoli, scuole… l’ulti­mo il lavorare per la vita e lo svilup­po della nuova parrocchia di Mkiu, creata tre anni fa proprio per la cura di questa comunità. Assieme al ruo­lo di pastore per la comunità dei fe­deli, come sempre in queste realtà, il sacerdote, il caro ed esperto amico Baba Innocent Ngaillo, ha anche quello di mettersi a disposizione dei bisogni della vita della sua gente. La denutrizione è un po’ meno diffu­sa, ma povertà e vulnerabilità sono molto alte. Vivere la solidarietà non è cosa nuova per la gente, abitua­ta a prestarsi aiuto in ogni aspetto della vita: è utile piuttosto organiz­zarla meglio. Responsabilizzare, e promuovere assieme iniziative per migliorare condizioni di vita, nu­trire dignità, consapevolezza e valori. Un ruolo chiave per il presente e per il futuro. In cui la sfida, da vincere, è quella di poter vivere una vita semplice, ma serenamente; nella quale il lavoro dà frutti di stabili sicu­rezze, in una comunità solidale: sicurezza alimentare, acqua sicura per il consumo, scuola, assistenza sanitaria… a scongiura­re il miraggio della emigrazione nelle città, o oltremare.

Per condividere, produrre

Riconosciute le priorità di intervento da sviluppare passo passo, l’intero proget­to è stato definito non solo sul realizzare strutture e attrezzature per offrire i servizi necessari: il criterio attorno a cui realizzare è la sostenibilità nel tempo di ogni inizia­tiva. Dunque, produrre, per condividere.

La parrocchia infatti non riceve sostegni dalla diocesi che dedica le sue magre risor­se alle sue opere di servizio – ospedale, di­spensari, scuole come priorità; deve quindi “auto produrre” il suo stesso necessario – incluse tra l’altro quello per le non indiffe­renti spese di trasporto per essere presente sul vasto territorio.

Il progetto di sviluppo umano organizzato da Baba Innocent e il Sermig, mira pertan­to a realizzare alcune essenziali opere par­rocchiali – in particolare, accanto all’asilo già realizzato da altri amici, un acquedotto, il dispensario-maternità anche per diagno­si e cura dell’HIV, una struttura scolastica – ed a creare per tutte loro condizioni di durevole sostenibilità, avviando accanto ad esse progetti di generazione di reddito. Risor­se per maestre, medico, farmaci, insegnan­ti, materiali…

Iniziative diversificate tra di loro, per met­tere a frutto diverse potenzialità del luogo, e stabilizzare quanto più possibile nel tem­po una adeguata fonte di reddito.

Innanzitutto una ampia coltivazione di mais, soia, verdure e frutta; poi allevamenti di bovini, suini, pollame per carne e uova, conigli e cavie. Per le necessità degli ospiti, dei bambini dell’asilo, e per il mercato, già avviati e che via via vengono dotati di strut­ture idonee alla loro crescita e produttività. Più specificamente per il mercato alcune attività più “specializzate”: la piscicoltura e l’apicoltura, che stanno già dando un con­tributo importante. Assieme alla foresta­zione e coltivazione del legno: per tutelare l’ambiente, rendendo rinnovabile una fon­damentale risorsa.

Un mulino per cereali, realizzato a servi­zio di tutto il territorio. Già in funzione e con una interessante attività una piccola falegnameria; che verrà presto molto am­pliata, affiancata da una carpenteria, con macchine che presto verranno inviate via container, e installate in un ampio loca­le. E laboratorio di taglio e cucito. Tutte le utenze – parrocchia, asilo, dispensario, laboratori, scuola – saranno alimentate da un impianto fotovoltaico, per contenere il costo dell’energia.

Nel complesso, cicli produttivi il più possi­bile integrati, nei quali si sperimentano an­che piccole e grandi innovazioni di tecnica, di metodo, di conoscenze: che nel tempo faranno la differenza.

Per produrre, apprendere.

La gente è consapevole della sua povertà e lavora con fatica e impegno per migliora­re; il punto è che il lavoro oggi rende co­munque ancora poco: il “saper fare” non è abbastanza, le poche attrezzature a disposi­zione, la mancanza di capitale.

Ma qui, la parrocchia è anche un centro di apprendimento e di sviluppo. Le persone vi ripongono fiducia e sono disponibili a partecipare.

Le diverse iniziative in realizzazione sono così strumento privilegiato per offrire alla comunità opportunità di formazione e nuove esperienze. Le persone non sono tanto abituate a valutare idee, vogliono ve­dere le idee in azione. Si impara molto me­glio e molto più velocemente di cose nuove lavorandoci sopra. Questo è davvero il me­todo per introdurre nuove tecniche, nuove idee: sperimentando assieme, e toccando con mano i risultati. Sono già parecchi i giovani coinvolti; mentre alcuni vengono formati per essere poi supervisori di rami di attività.

L’esperienza maturata, diventa poi veico­lo per la germinazione di nuove attività – coltivazioni, microallevamenti di galline, maialini, api – nelle famiglie, anche or­ganizzando un loro lavoro comune, e nei villaggi. Sostenute dalle risorse delle op­portunità di lavoro presso il progetto, e da un programma di microcredito. L’obiettivo ultimo di tutto il lavoro.

Una volta di più, al di là delle necessarie importanti risorse rese disponibili, sono competenze, conoscenze, professionalità, organizzate e condivise nella gratuità, i fat­tori essenziali per coinvolgere, rendere le persone protagoniste della propria storia.

Re. Te.
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