Suona ancora, per favore

Pubblicato il 04-04-2021

di Carlo Degiacomi

L’Europa sta confermando l’impegno sul Green Deal europeo e gli impegni contro la CO2 (il taglio collettivo del 55% delle emissioni entro il 2030 e del 100% entro il 2050), anche se i cinque anni che ci separano dagli accordi di Parigi sembrano essere stati in parte sprecati. L’idea interessante del Recovery fund da chiamare (anche in Italia) Next Generation EU è, almeno su alcune voci, il tentativo di collegare interventi finanziari a sostegni di progetti con effetti sia sulla crisi ambientale che sull’economia. Gli interventi green devono essere tali da aiutare processi a medio e lungo periodo e insieme a sviluppare lavoro e nuovi aspetti di imprenditoria.
Mentre il dibattito imperversa senza una vera e propria chiamata alla partecipazione e alla definizione di progetti per il bene comune Italia.
Anzitutto gli impegni finanziari per i servizi digitali (mobilità, logistica, servizi) e l’innovazione in ogni campo dalle famiglie alle imprese sono parte integrante delle scelte green anche se sono in capitoli diversi. Anche la formazione ad ogni livello scolastico e le professionalità di cui c’è urgente bisogno.

Le tecnologie già esistenti in molti settori specie energetici (costi in diminuzione per fonti eoliche e solari) possono permettere, se applicate, di favorire le scelte individuali e collettive che da sole non basterebbero.
Calcoli attenti cominciano a prevedere con realismo che ogni posto di lavoro perso nelle energie tradizionaliste ne crea dieci nelle rinnovabili. I fondi indicati accanto alle varie voci devono essere visti in un quadro di investimenti privati e di utilizzo di altri fondi provenienti dalla legge di stabilità e dai molti fondi Europei di altra natura. Senza Europa non ce la faremmo a parlare di rilancio; dobbiamo almeno vigilare sui controlli dei fondi. Quali sono i progetti che prevedono 74,3 miliardi in questi campi? La situazione attuale possa trasformarsi in un’occasione storica per orientare la politica pubblica italiana a favore dello sviluppo sostenibile.

Edifici e energia. Le attuali costruzioni pubbliche consumano più del 35% dell’energia richiedono circa 40 miliardi per l’efficienza energetica a partire dal bonus del 110% già avviato.
Mobilità. Con quale equilibrio si utilizzeranno i 18,5 miliardi disponibili per la sostituzione del parco auto e furgoni? Quanto sarà speso per modificare il trasporto pubblico per incentivarne l’uso specie nelle grandi città? È possibile pensare non solo all’auto elettrica ma al sistema coordinato di mobilità?
Economia circolare. I 6,3 miliardi dovranno moltiplicarsi con l’impegno privato perché è ormai noto dai vari esempi di buone pratiche che scegliere queste strade è economicamente conveniente, “risparmioso” ed apre nuovi mercati.
Territorio. I soldi sono pochi (9,4 miliardi) e i titoli sono tanti. Si potranno definire delle priorità che aiutino il nostro Paese a non essere disastrato dopo ogni evento stagionale, a ragionare in termini di investimenti progressivi sui dissesti idrogeologici.

Qualche precisazione finale. Le spese dei soldi europei rispondono a progetti specifici. Negli ultimi 7 anni solo 16 miliardi dei 40 ricevuti dai fondi strutturali europei sono stati spesi e c’è sempre chi cerca di approfittarne (persone, politici, imprese, enti pubblici…). Speriamo che qualcuno prima o poi faccia i conti e ce li spieghi.


Carlo Degiacomi
NP gennaio 2021

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