SIERRA LEONE: Il rifiuto di arrendersi

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


Il ballottaggio per l’elezione del presidente, svoltosi in un clima di correttezza l’8 settembre scorso, ha visto vincitore il candidato dell’opposizione Koroma. I protagonisti sono stati intervistati per noi.

di Victor Suma e Gianmarco Machiorlatti

 

 

LA PREPARAZIONE

David Lamb probabilmente aveva ragione quando diceva che l’Africa ha bisogno di tempo per riscrivere la propria storia e dimostrare come avessero torto i suoi critici che davano per scontato che il continente fosse destinato al fallimento. La domanda alla quale non si riesce ancora a dare risposta è di quanto tempo ha bisogno l’Africa per scuotersi e mettersi al passo con il resto del mondo. Le profezie di un futuro poco luminoso per questo continente abbondano, ma accade che di quando in quando ci si risvegli e si scopra la storia di un successo ottenuto che ci ridà ragione di sperare. Forse Dio non ha ancora concluso il Suo lavoro con l’Africa. E noi?

L’ultimo miracolo del continente africano è la Sierra Leone, ex colonia inglese con 6 milioni di abitanti. Con i suoi 46 anni di storia d’indipendenza segnati da tre colpi di stato (1967, 1992, 1997), due “contro colpi di stato” (1967, 1968), decenni di repressione politica e una guerra sanguinosa durata undici anni (1991-2002) paragonabile solo al genocidio del Ruanda, la Sierra Leone oggi può vantare il merito di aver condotto una delle migliori elezioni che si siano mai tenute in Africa.

In Sierra Leone è tempo di festeggiare perché Earnest Bai Koroma, candidato dell’opposizione, imprenditore di successo, si è aggiudicato al secondo turno la presidenza del Paese con il 54,6% dei voti sconfiggendo il suo avversario, l’ex vice-presidente e avvocato Solomon Berewa. Questa vittoria ottenuta in modo democratico (lo hanno testimoniato anche gli osservatori internazionali) se certamente è dovuta alla capacità di riscatto del popolo sierraleonese che ha dimostrato la propria determinazione a fare in modo che anni di malgoverno appartassero solo più al passato, è in buona parte anche dovuta alla ristretta ma determinata comunità cristiana rappresentata dallo stesso Capo della Commissione Elettorale, la dott.ssa Christiana Thorpe, e dalle diverse strutture approntate dalla Chiesa per la promozione della dignità della persona umana.Il primo turno elettorale del 2007 si è svolto in un’atmosfera di libertà ed estrema correttezza, nonostante i piccoli incidenti dovuti ai tentativi di alcuni sostenitori dei vari partiti che a volte hanno cercato di assumere personalmente il ruolo di tutori dell’ordine.
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dott.ssa Christiana Thorpe

Le tensioni che si sono create sporadicamente fra i partiti sono sempre state stemperate e risolte grazie ad una grande campagna in favore di elezioni libere e non violente organizzata da gruppi appartenenti alla società civile e dalle istituzioni religiose. Con 2,6 milioni di elettori che si sono iscritti nelle liste si calcola che l’affluenza totale alle urne sia stata del 68,09%.

Il primo turno delle elezioni ha avuto luogo l’11 agosto e ha visto la candidatura dei membri di 7 partiti agli incarichi di rappresentanza parlamentare e alla Presidenza dello Stato. L’All People’s Congress (APC) ha ottenuto 59 seggi, il Sierra Leone People’s Party (SLPP) ne ha ottenuti 43 e 10 sono andati al People’s movement for Democratic Change (PMDC) per un sistema parlamentare unicamerale composto da 124 membri, dei quali i rimanenti 12 sono capi tribali eletti in rappresentanza dei dodici distretti del paese. A questo punto la questione della presidenza era rimasta irrisolta in quanto Earnest Koroma aveva ottenuto solo il 44,3% dei voti, Solomon Berewa del SLPP il 38,3% e Charles Margai del PMDC il 13,9%, non lasciando alcuna possibilità agli altri partiti e rispecchiando quelle che erano state le previsioni elaborate in base ai sondaggi.

Il secondo turno delle elezioni presidenziali che si è tenuto l’8 settembre ha visto concorrere Earnest Bai Koroma dell’APC e Solomon Berewa del SLPP. Charles Margai, che nel primo turno aveva ottenuto il 13,8% dei voti, ha avuto un ruolo decisivo dichiarando apertamente il proprio sostegno a candidato dell’APC. A questo punto le luci della ribalta sono state puntate sui due grandi partiti che hanno dominato la scena politica della Sierra Leone: l’APC, detto anche il Partito Rosso, e il SLPP, il Partito Verde.

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Manifestazione del partito APC a Freetown
L’intervallo fra il primo e il secondo turno è stato movimentato da tre episodi gravi di violenza che hanno suscitato immediata preoccupazione con il timore che il paese potesse scivolare verso l’ennesimo conflitto dopo l’enorme fatica fatta per porre fine alla carneficina della guerra civile. I primi due incidenti si sono verificati il 27 agosto e sono stati scontri violenti fra i sostenitori del SLPP e dell’APC a Waterloo, nelle vicinanze di Freetown e a Koidu, nella parte orientale del paese. Il terzo episodio è avvenuto il 30 agosto nella città di Segbewama ed è stato un attacco al convoglio impiegato dall’APC per la campagna elettorale, al quale i sostenitori dell’APC hanno risposto appiccando il fuoco agli uffici locali del SLPP.

Alla luce di questi sviluppi il presidente uscente, Ahmed Tejan Kabbah, ha minacciato di dichiarare lo stato di emergenza che gli avrebbe conferito il potere di rimanere in carica per tutto il tempo che avrebbe ritenuto necessario per risolvere il conflitto. Questa minaccia del presidente è stata seguita anche da un comunicato stampa della Conferenza Episcopale Sierraleonese nel quale si invitavano i cittadini a comportarsi in modo democratico e a non ripetere gli errori commessi in passato: “La memoria del nostro recente passato impone a noi tutti la responsabilità di rispettare il processo democratico che si sta realizzando in Sierra Leone. Le elezioni sono uno strumento tramite il quale le nazioni civili scelgono coloro che dovranno governare e indirizzare il futuro dei loro paesi. Le elezioni sono il terreno di prova per vedere quanto abbiamo coltivato una cultura di pace, di nonviolenza e di rispetto per la legalità. Le elezioni non sono fatte per fomentare violenza, intimidazione, odio e illegalità…”. Il 3 settembre si è svolta una marcia per la pace organizzata dal presidente uscente con il supporto di varie organizzazioni della società civile e religiosa per preparare tutti i partiti ad affrontare l’esito – qualunque fosse stato – di queste elezioni.

Il giorno del secondo turno elettorale si è rivelato particolarmente pacifico, dando ai cittadini la possibilità di esercitare il loro diritto al voto. Il 17 settembre la dott.ssa Christiana Thorpe, Capo della Commissione Elettorale, ha nominato Earnest Bai Koroma dell’APC vincitore con 950.407 voti contro i 789.651 del suo avversario Solomon Berewa. Lo stesso giorno Koroma ha prestato giuramento dando inizio ufficialmente al proprio mandato.

 

 

 

 

 

 

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