Sicurezza e rieducazione

Pubblicato il 07-12-2021

di Chiara Genisio

La cronaca ci rammenta spesso quanto le strutture penitenziarie siano male organizzate. Tranne alcune eccezioni.
Nell'insieme costano tantissimo, quasi 3 miliardi di euro all'anno, e sono molto lontane dalla loro funzione rieducativa, ma al contrario producono un'elevata recidiva che sfiora il 70%.
Ora per la prima volta in Italia dei docenti e ricercatori di management delle Università Bocconi e Lumsa hanno condotto uno studio che si è posto l'obiettivo di applicare modelli manageriali per migliorare l'organizzazione e l'amministrazione degli istituti di pena.

Dal loro lavoro è nato il libro Il carcere, assetti istituzionali e organizzativi (edito da Egea) scritto da Filippo Giordano, Carlo Salvato e da Edoardo Sangiovanni, con la prefazione della Ministra della Giustizia Marta Cartabia.
Negli anni il settore penitenziario non ha interessato gli studiosi di management, nonostante l'evidenza della difficile gestione per una missione complessa che deve saper coniugare sicurezza e rieducazione.
Il volume offre un punto di osservazione nuovo con l'obiettivo di contribuire al dibattito sul ruolo del carcere nella società contemporanea e l'importanza di creare valore per la comunità perseguendo efficacemente il fine riabilitativo.
Ogni detenuto costa in media 154 euro al giorno, ma la quota che va alla sua rieducazione è di appena 35 centesimi, la parte che va al suo mantenimento è di 6 euro e 37 centesimi. Nonostante un lieve miglioramento nelle opportunità lavorative, solo 4 detenuti su 100 hanno la possibilità di un lavoro non alle dipendenze stesse dell'amministrazione carceraria ma per committenze o cooperative esterne.

Nel testo, Filippo Giordano, evidenzia che una qualche controprova che forse la convenienza sociale (in termini di maggiore sicurezza per la collettività) dovrebbe spingere a modificare il modello di esecuzione della pena c'è, e la si trova guardando ad alcune esperienze straniere, come quelle della Norvegia, Germania o Spagna, esperienze «che dimostrano come sia effettivamente possibile contrastare la recidiva attraverso una maggiore apertura ai programmi riabilitativi e una gestione del sistema penitenziario caratterizzato da un modello di management che consideri i detenuti come fruitori di un servizio» il cui scopo sia «conciliare sicurezza e rieducazione».
Nel raccogliere i risultati di un percorso di 4 anni di ricerca attraverso interviste nelle carceri milanesi di Bollate, Opera e San Vittore, il volume mette quindi a fuoco quanto sia cruciale allineare lo scopo che si vuole raggiungere all'esecuzione della pena (sicurezza e rieducazione), i modelli organizzativi e i comportamenti individuali.


Chiara Genisio
NP agosto / settembre

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