Si comincia da 1

Pubblicato il 24-08-2022

di Max Laudadio

Spesso vado nelle scuole, magari in occasione di qualche ricorrenza speciale, con il solo obiettivo di riuscire a essere vero e con la speranza, non tanto celata, che accada lo stesso negli studenti che incontro. Il dialogo lo cerco distante dalla classica relazione adulto-ragazzo, dove il primo si erge a esperto tuttologo, e non lo faccio per farmi riconoscere un ruolo che per età non mi appartiene più, ma perché ho la convinzione che solo riducendo le distanze tra noi si ha la possibilità di raccontarci in verità.

Essere veri però significa essere pronti alle contestazioni, alla diffidenza, ad attacchi più o meno giustificati, come anche lasciarsi andare a emozioni forti, al dialogo sincero, alla possibilità di vedere oltre rischiando di dover aprire ogni tua corazza per permettere loro di sbirciarti dentro.
E non sempre è facile.

Quando oltrepasso la porta che mi conduce ai ragazzi, mi accorgo sempre di indossare un sorriso involontario. Forse è un passe-partout che apre la porta della loro attenzione. So bene che sbagliare l’approccio iniziale rende tutto più complesso e sono anche consapevole che qualche volta l’adolescenza è di per sé un elemento condizionante, ma tutte queste preoccupazioni fortunatamente svaniscono presto, e non sarei capace di spiegare il perché, succede e basta. I giovani stanno attraversando un periodo complesso, fatto di rinunce, paure, incertezze, e provo rabbia quando sento affermazioni che li riducono nel valore e nel sentire, perché basterebbe avere la pazienza di ascoltarli per capire che sono tutt’altro.

Nel libro Il cammino di Santiago di Paulo Coelho, Petrus, la guida spirituale che accompagna il protagonista Paulo nel lungo tragitto, sottolinea che: «Il sogno è il nutrimento dell’anima, come il cibo è quello del corpo». Noi adulti dovremmo tatuarcela sul corpo questa frase, come promemoria, per evitare di diventare esecutori materiali dell’uccisione dei sogni nei giovani, è come trafiggere coscientemente la loro anima.
Alcune settimana fa, dopo due anni di limitazioni date dalla pandemia, sono tornato in una scuola media. Mi avevano chiesto di raccontare la mia vita, passando da temi come la scelta della scuola superiore, i miei sogni e il mio percorso di fede. I ragazzi però sono andati oltre, ponendo domande sulla felicità, sulla sua esistenza e su come raggiungerla, mostrando che la curiosità è la miccia che accende ogni loro pensiero, anche il più profondo.

Un ragazzino molto esile ha fatto l’ultima domanda: «Ma se mi impegno veramente e aiuto gli altri: i miei amici, la mia famiglia, e chi ne ha bisogno... – i 180 adolescenti intorno a lui erano in silenzio ma mostravano interesse, e il loro sguardi sono caduti su di me quando il compagno ha concluso la domanda –… come faccio a capire quando arriva la felicità?».

Nessuno ha in mano il segreto della felicità ma la domanda di Mirko mi ha fatto ricordare un’altra frase detta da Petrus nel libro di Coelho: «Quando si va verso un obiettivo è molto importante prestare attenzione al cammino. È il cammino che ci insegna e ci arricchisce mentre lo percorriamo e, nel piacere della ricerca e dell’avventura, si alimentano i sogni».
Mi sono alzato prima di rispondere.
«Se ti donerai e farai tutto quello che hai detto lo capirai da solo. Io ti chiedo solo di provare». Ci siamo guardati, ed è stato sufficiente.


Max Laudadio
NP aprile 2022

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