Senza paura

Pubblicato il 30-05-2022

di Gabriella del Pero

Viviamo un tempo per ripensare le nostre abitudini

Scuole aperte, scuole chiuse, classi in presenza, classi in DAD, alunni (e insegnanti) in quarantena, alunni (e insegnanti) in attesa di tampone, alunni vaccinati, alunni positivi… e per finire genitori disorientati e spesso sempre più arrabbiati! In questi giorni, la precarietà e la complessità delle situazioni di vita quotidiana non mancano di certo nelle nostre famiglie. Si naviga a vista. E dire che è invece tipico dell’animo umano il desiderio, anzi il bisogno di vivere nella stabilità e nella chiarezza: tutti – adulti e bambini – avremmo necessità di un solido punto fermo da cui partire per affrontare ogni mattina una nuova giornata di lavoro, di impegno, di fatica. Invece da molti mesi viviamo in una grande incertezza, che sovente si trasforma in paura. In un famoso scritto, Bauman afferma: «Paura è il nome che diamo alla nostra incertezza; alla nostra ignoranza della minaccia, o di ciò che c’è da fare per arrestarne il cammino o, se questo non è in nostro potere, almeno per affrontarla» (Z. Bauman, Paura liquida, Laterza, Roma-Bari, 2008).

La paura è quindi un sentimento che in questo tempo di pandemia viene potentemente alimentato dalla confusione, dall’ansia, dall’informazione scarsa o eccessiva (l’ormai nota infodemia) o distorta, dall’inerzia, dalla solitudine. Tutti fattori di cui siamo più che abbondantemente forniti. In particolare sono l’eccessivo isolamento, la lontananza, la distanza a soffiare sul fuoco della paura. Rimanere in relazione con gli altri è infatti la condizione stessa della nostra esistenza; viverne separati è il preludio della nostra distruzione. Un bambino di sette anni (appassionato di documentari naturalistici), stanco di rimanere in quarantena a casa davanti allo schermo del suo PC, in collegamento con la parte della sua classe che può invece permettersi di andare fisicamente a scuola, mi ha detto: «Quando sono da solo divento come l’aquila, che vola lassù in cielo e vede tutto da lontano… e nessuno la sente… quando a scuola c’è l’intervallo e corriamo in corridoio, siamo come le formiche tutte appiccicate e agitate che vanno da tutte le parti e poi tornano nel formicaio a mangiare…». Come a dire che la socialità innata dei bambini non si esaurisce nell’essere collegati in qualche modo, ma nello stare vicini gli uni agli altri, magari anche ammucchiati in poco spazio e nella baraonda, ma insieme in cammino verso un luogo sicuro, il formicaio, dove il nutrimento non manca.

Un adolescente decisamente spiritoso, che frequenta un istituto superiore che non gli piace, mi ha invece confidato che rimanere a casa in DAD non è per lui un problema, anzi: con la complicità dei compagni (e sapientemente escludendo audio e video nei momenti giusti), è riuscito a trasformare alcune noiosissime lezioni in rilassanti D.A.D. (= Dormite A Domicilio, come le chiama lui)! Lo schermo infatti nasconde, fornisce una visione parziale, intermittente. Così si può essere contemporaneamente “assenti” e “presenti”. Poi ho incontrato insegnanti entusiasti per le tante novità imparate sull’uso delle nuove tecnologie applicate alla didattica e altri assolutamente amareggiati per la perdita del contatto umano con gli studenti, per la mancanza dello “sguardo d’insieme” sulla classe, dei momenti d’incontro con i ragazzi nei corridoi o nei cortili…

Probabilmente, per quanto riguarda il mondo della scuola, il problema più grande che dovremo affrontare è quello della necessità (e della conseguente paura) di un cambiamento, di un vero e radicale cambiamento. Finora abbiamo cercato degli aggiustamenti, dei palliativi, delle strategie che ci permettessero di sopravvivere nell’emergenza conservando le nostre abitudini, le prassi consolidate, i consueti “programmi”, le parole conosciute, le sicurezze di sempre. Ma questa pandemia ha avuto e continua ad avere una portata molto più profonda, che richiede una riflessione altrettanto profonda su chi eravamo e su chi potremmo essere, anche come studenti o come insegnanti.

Gabriella Del Pero

NP Febbraio 2022

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