Semplicemente cristiani

Pubblicato il 05-11-2019

di Rosanna Tabasso

La nostra Fraternità è sempre in comunione, in profonda amicizia con quegli amici che dopo un tempo di permanenza decidono di vivere la loro vita in forme diverse dalla nostra.

 

 

Pochi giorni fa in trenta tra monache, monaci, sacerdoti, consacrati nel mondo ci siamo ritrovati per tre giorni all’Arsenale della Pace per vivere un’esperienza molto particolare: confrontarci e condividere le nostre esperienze di vita cristiana a servizio dei giovani. Non ci conoscevamo tra noi, avevamo età, provenienze, esperienze diverse, ma si è creata subito sintonia. Ci siamo accolti a vicenda e abbiamo sperimentato la comunione, tanto che alla fine ci siamo sentiti “un cuore solo, un’anima sola”. Non avevamo di fronte a noi decisioni da prendere, cose da fare, non avevamo nulla da dimostrare gli uni agli altri. Eravamo insieme semplicemente come fratelli e sorelle, a cuore aperto, ognuno con le proprie fatiche, con i propri vissuti, a volte anche con qualche dubbio. Ognuno apparteneva ad una congregazione, ad una associazione ecclesiale con un dono specifico da vivere a servizio dei giovani, ma le diversità non hanno ostacolato il dialogo, l’amicizia, la comunione. Una bella esperienza che mi ha fatto pensare ad una pagina della nostra Regola, “Carismi diversi ma un unico Signore”, e dunque tutti “semplicemente cristiani”, come spesso ci ricorda Ernesto. 

 

La diversità di doni che lo Spirito suscita è la ricchezza della Chiesa ed è data a servizio del mondo intero, perché l’annuncio del Regno di Dio arrivi a tutti, nelle forme più adatte ad ogni situazione e ad ogni tempo. Mi fa ricordare la parabola del seminatore del Vangelo. A differenza di un qualunque contadino oculato nei consumi, il seminatore della parabola (Mt 13, 18 ss) non fa economia di seme e lo spande, oltre che sul terreno buono, anche sulla strada, sul terreno sassoso, sui rovi, pur sapendo che difficilmente darà frutto. È come se avesse tanta semente che non ha bisogno di fare economia e la spande così, quasi per creare la possibilità che qualcosa attecchisca. Dio Padre ha un amore così grande per ogni sua creatura che si offre a tutti. Cerca di raggiungerli in ogni modo, anche attraverso i doni particolari dei suoi amici fedeli. È generoso nell’amore, getta doni a piene mani. Chissà che qualcosa non attecchisca anche dove la terra non è arata di fresco! 

Tutti noi ci mettiamo al suo servizio in questa semina e proviamo ad aiutarlo nella forma che risponde meglio alla nostra lettura dei segni dei tempi. Ognuno ha il suo pezzo di campo, ma il battesimo ci ha innestati tutti in Cristo e ci fa la grazia della comunione tra noi. È proprio tempo di tornare a questa comunione, di superare i pregiudizi, le divisioni ed essere felici della “multiforme grazia di Dio” (1 Pt 4,10). Tutti mettiamo a servizio i doni ricevuti, contenti che Dio Padre susciti sempre nuove risposte al grido d’aiuto dei suoi poveri. Il terreno in cui seminare è così vasto e così diversificato che tutti sono utili, eppure nessuno può sentire di bastare a se stesso. C’è bisogno di tutti, ognuno con la sua sfumatura particolare. Soprattutto c’è bisogno di unirci per farci forza insieme. Il tempo che viviamo ci chiama tutti a raccolta, ci chiede di collaborare, di dare segni visibili, di volerci bene come raccomanda San Paolo: «Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. (…) Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile (…) Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti» (Rm 12, 10, 14, 16, 17-18)

 

In questa molteplicità di doni ci siamo inseriti anche noi e, fin dall’inizio della nostra storia, abbiamo cercato fratelli maggiori nella fede, guide spirituali che con la loro esperienza ci aiutassero a riconoscere come il Signore ci stava plasmando per metterci a servizio. Abbiamo una grande riconoscenza per tutti loro e per quegli amici che hanno dato vita al Sermig degli inizi. Molti di loro hanno riconosciuto prima di noi i doni che Dio Padre ci stava facendo e ci hanno aiutato a tirarli fuori. Siamo anche riconoscenti agli amici della prima ora, penso a Maria Elisa, ad Adriana, Lidia, Franca e tanti altri che hanno poi lasciato il Sermig per vivere la loro consacrazione in altre comunità. Ci hanno aiutato a capire chi eravamo e qual era il nostro sogno quando non avevamo ancora idee chiare. Sono tuttora i nostri fratelli maggiori e non lo dimentichiamo mai. Così pure siamo in comunione con gli amici che sono entrati a far parte della nostra Fraternità con l’arrivo dell’Arsenale e che, dopo un tempo di permanenza, hanno deciso di vivere la loro vita in forme diverse dalla nostra. Sono stati disponibili nel servizio, costanti nella preghiera, generosi nel dono di sé, ma poi hanno sentito altre chiamate e si sono sposati. Hanno messo il loro mattone nella costruzione di questa casa di Dio e non smettiamo di essere in comunione, di ricordarli e di pregare per loro. 

 

Infine come Fraternità viviamo una sincera amicizia verso uomini e donne che vivono altre “esperienze di fede nate per portare concordia, giustizia e pace all’interno di altre chiese cristiane, in altre confessioni religiose e nel mondo della buona volontà” (Regola del Sì). L’amicizia fraterna ci unisce e riconosciamo in tutti loro qualcosa di bello che Dio ha donato loro perché lo condividessero, qualcosa di bello che mettono in circolo per il bene comune. Rispettarsi a vicenda, ognuno con la propria identità da mantenere viva, collaborare per un bene più grande è possibile. Importante è non cercare il potere ma il servizio.

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