Sara, seria e coraggiosa

Pubblicato il 13-07-2021

di Anna Maria Del Prete

Siamo nel contesto del libro di Tobia, un piccolo gioiello di letteratura e di fede piena nel Signore. È la storia di una famiglia profon­damente credente nella bontà di Dio, come denuncia lo stesso nome che il padre Tobi dà al figlio: Tobia "il Signore è buono" oppure "Dio è il mio bene". Tobi diventa accidentalmente cieco, la moglie e i suoi amici lo irri­dono criticando la ricompensa del Signore per le sue opere buone. Avvilito, con un'accorata preghiera il vecchio supplica Dio di farlo morire: «Signore ricordati di me e guardami… dà ordine che venga presa la mia vita… per me infatti è meglio morire che vedermi davanti questa grande angoscia e così non sentirmi più insultare» (Tb 3,3-6).

Nello stesso tempo Sara, «una ragazza seria, coraggiosa e molto graziosa» (Tb 6,12) prega di essere liberata dal demonio Asmodeo (colui che devasta e uccide), che le ha ucciso 7 mariti, morti la notte stessa delle nozze, lasciandola vergi­ne e «insultata» perfino dalla serva. Ella ha provato il dolore assoluto (7 nella Bibbia è la completezza) e vive nel terrore di essere portatrice di morte, è disperata e vuole «impiccar­si» (Tb 3,10). Ma con una più approfondita riflessione, capisce che quel gesto avrebbe arrecato grande angoscia ai genitori e che sarebbe stato più giusto chiedere al Signore di mettere fine ai suoi giorni: «Coman­da che io sia tolta dalla terra perché non debba più sentire insulti» (Tb 3,11-13).
Dio risponde alle preghiere dei due afflitti – che abitano in Paesi diversi – inviando l'angelo Raffaele che sotto le spoglie del giovane Azaria accompagnerà Tobia nel viaggio verso i suoi parenti, indicando la strada e suggerendo di volta in volta il comportamento migliore. Arrivati a casa dei parenti di Tobi, nella Media, sono accolti con grande gioia. Lì incontrano Sara, che Tobia dovrà sposare per obbedire alla Legge di Mosè secondo la quale il parente più stretto deve sposare la vedova.

Tobia, avendo «sentito dire che un demonio le uccide i mariti» ha paura. Ma Azaria lo rassicu­ra dandogli un prezioso consi­glio: «Quando sarai sul punto di unirti a lei, alzatevi tutti e due e pregate, supplicate il Signore perché venga su di voi la sua grazia e la sua salvezza. Non te­mere ella ti è stata destinata fin dall'eternità. Sarai tu a salvarla». Quella di Tobia, dunque, è una precisa vocazione di Dio, ogni paura è superata e «l'amò molto senza poter più distogliere il suo cuore da lei» (Tb 6,19). Le nozze furono celebrate tra il timore di tutti, tranne che degli sposi che avevano compiuto il loro passo nella totale fiducia nel Signore. La gioia che esplo­de nella lode del vecchio Tobi: «Benedetto Dio! Benedetto il suo santo nome». È gioia per tutti: «Si festeggiarono le nozze con gioia per sette giorni» (Tb 11,20). L'affidamento a Dio ha trasformato il "dolore assoluto" di Sara in una gioia che si è diffusa su tutti. Quella gioia che è caratteristica dei credenti; di coloro che hanno trovato quel Tutto che non verrà mai tolto.

 

Anna Maria Del Prete
NP marzo 2021

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