Saperi in gioco

Pubblicato il 05-12-2017

di Re.Te.

a cura della Re.Te. - Favorire la ricerca per aprire nuove strade di sviluppo è da anni una prerogativa della Re.Te., il gruppo del Sermig responsabile dei progetti di sviluppo: è sufficiente prendere parte ad una delle sue riunioni per rendersi conto dell’impegno a sfruttare la ricchezza tecnologica, intellettiva e di relazioni che possiede il mondo ricco in cui ci troviamo. Troppo spesso quello che è sotto gli occhi di tutti nel mondo “sviluppato” non sempre è percepito come una ricchezza, ma solitamente solo come una consuetudine.

Capita così che scarti industriali, idee, intuizioni, amicizie e sapere possono essere visti con gli occhi annoiati di chi crede che quello che si ha sia un diritto, una consuetudine, il giusto premio della fatica. Però non è merito mio se sono nato in un Paese ricco e salubre, non è merito mio se da quando sono nato posso accedere a cure mediche, istruzione e tutti i benefici di una società ricca. Aprire gli occhi e aiutarci ad aprirceli l’un l’altro aiuta a capire meglio le persone meno fortunate di noi, a sentire quel dovere morale, pre- sente nel profondo dell’anima, di condividere, di cercare di fare del nostro meglio per portare là dove diventa una ricchezza insperata un po’ di quello che qui abbonda. Alla Re.Te. facciamo proprio questo, ci industriamo, speri- mentiamo e favoriamo la ricerca per fare in modo che il nostro sapere venga espresso in gesti concreti, iniziative e dispositivi per poi essere condiviso con quelli che non ce l’hanno.

Si condivide cultura condensata in oggetti e iniziative. Si punta sulla cultura quando si recuperano computer usati. Computer ritenuti obsoleti e inefficienti vengono ripuliti, rimessi in sesto e inviati dove un computer fa la differenza tra la vita e la morte di migliaia di persone. Dove? Ad esempio in un ospedale africano che assiste tantissime persone, ma che senza un computer costringe i medici volontari alla trasmissione delle informazioni sui pazienti mediante carta o mezzi di fortuna. Si punta sulla cultura quando quel computer permette di inviare referti, analisi e foto ai medici in Italia che analizzano, formulano diagnosi e le spiegano al personale dell’ospedale lontano con una email, istruendoli, aiutandoli a crescere, ad aprire nuove strade di sviluppo. 

Grazie alla ricerca, all’ascolto dell’esigenze che ci arrivano da ogni parte del mondo, alla testimonianza di quanti già hanno avviato dei progetti, abbiamo capito l’importanza di riciclare, riutilizzare, condividere il sapere azioni indispensabili per preservare la natura e sviluppare economia, dignità e qualità della vita. 

Per valorizzare quello che c’è in natura sviluppiamo potabilizzatori di acqua già disponibile in superficie. Scavare nuovi pozzi in alcuni luoghi è necessario, ma in molti altri l’acqua c’è già e un potabilizzatore consuma molte meno risorse (in termini energetici e di investimenti) di un pozzo. 

La recente iniziativa di riciclare elettrodomestici usati recupera materiale che avrebbe ingrassato le discariche mentre chi li ripara ne ottiene un reddito.  Anche chi compra un elettrodomestico rigenerato non sta solo risparmiando. Un elettrodomestico non sempre è solo un oggetto che allevia la fatica di una massaia, ma molto spesso è un modo per produrre sostentamento e relazioni sociali (lavatrici, forni e cuci- ne condivise tra più famiglie). 

Si studia da tempo il modo di recuperare un sapere antico e prezioso come l’utilizzo della fibra della canapa per creare nuovi materiali coibentanti per una edilizia più ecologica, umana e salutare.

Si recuperano le vecchie macchine da cucire, i pannelli solari scartati, i led, le batterie delle auto e mille altri oggetti che sono normalmente considerati immondizia. Li convertiamo in qualcosa di utile (e in alcuni casi di essenziale) per poter aprire nuove vie allo sviluppo dell’economia, ma soprattutto della dignità umana là dove è calpestata o peggio. 

Non solo i materiali possono e devono essere recuperati e reinventati nel rispetto della natura. Anche (e specialmente) il sapere può e deve essere messo in gioco. Professionisti ed esperti mettono a disposizione il loro sapere per poter aprire nuove strade allo sviluppo.

Si dà importanza all’uso in loco dei mezzi di comunicazione che permettono la diffusione del sapere, della socialità e consentono la diffusione di tecniche di allevamento e coltivazione di ogni tipo: dai maiali ai pesci, dalle mucche agli insetti, dai pesci alle piante. Alla Re.Te. il “luminare” di una specifica tecnologia si appassiona per fare, con materiali di recupero, quello che per una vita ha fatto con abbondanza di mezzi, come l’esperto di biogas che guida la realizzazione di reattori sperimentali realizzati con materiali poveri.

Detto tra di noi, molto spesso anche l’esperto “rinasce” perché vede valorizzato all’ennesima potenza quel sapere che altrimenti sarebbe invecchiato con lui in una comoda poltrona.  Ma questo è un effetto collaterale... Si crea, si prova, si fallisce e ci si riprova, tentando nuove strategie, affinché si possa dire che se non si è riusciti non è perché non ci abbiamo provato. La Terra è un luogo meraviglioso e mi pia- ce pensare che il Signore non ce lo abbia donato, ma solo affidato in comodato d’uso. Se prestaste a un amico il vostro appartamento e ve lo restituisse distrutto, sporco, freddo e privo di vita, cosa pensereste di lui?

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