Riparare

Pubblicato il 03-11-2021

di Fabio Arduini

Ecco una piccola parola molto comune. Di interessante ne ha da vendere, e per conoscerla meglio riflettiamo sul restringimento di significato in cui si trova oggi confinata.

Fin da bambini è esperienza quotidiana che riparare vuol dire aggiustare qualcosa di rotto. La sorpresa si nasconde nel valore più generale che la nostra parola ha e che forse è stato dimenticato: non un oggetto infatti ma una qualsiasi cosa.
Che cosa di più rotto esiste al mondo se non le relazioni, tra popoli, tra fazioni, tra persone?

La ritroviamo nel lessico scolastico, leggi anche esami di riparazione, non è un caso e non è una coincidenza. Riparare, poi, esprime ulteriori significati carichi di vitalità: proteggere, dare rifugio, correggere, provvedere; le spiegazioni etimologiche che sono state avanzate per dare ragione di tale ricchezza non convincono del tutto, con buona pace delle grammatiche ansie di sistematizzare e di spiegare definitivamente: questa parola non vuol saperne di essere esplicitata fino in fondo.

Forse perché riparare relazioni non è un'azione ma un'arte, e molti stili sono ammessi. Esiste però una regola del riparare?
Esiste un criterio di verifica e sta nell'andare a vedere se nel modo di riparare si formano (o si ricreano) spazi in cui la vita rifiorisca.


Fabio Arduini
NP giugno / luglio 2021

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